Ambiente In ufficio: aria chiusa, cervello offuscato

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17.5.2019 - 16:08

Businesswoman in office with head in hands using laptop

When: 21 Nov 2016
Credit: Rainer Berg/Westend61/Cover Images
Businesswoman in office with head in hands using laptop When: 21 Nov 2016 Credit: Rainer Berg/Westend61/Cover Images
Source: Rainer Berg/Westend61/Cover Imag

La mancanza di ossigeno nell’ambiente può avere un impatto assai negativo sulla nostra performance lavorativa.

Se siamo stati tante ore seduti alla nostra scrivania in ufficio, il nostro cervello inizia a manifestare segni di cedimento e il nostro rendimento cala vertiginosamente, è il momento giusto per alzarci ed aprire una finestra.

Lo dicono gli scienziati dell’Università di Harvard, USA, a seguito di un’analisi dei livelli di anidride carbonica e altre sostanze nocive negli uffici e nelle scuole, che ha coinvolto centinaia di partecipanti tra studenti e impiegati.

Secondo i risultati dello studio, una scarsa ventilazione dell’ambiente può portare ad aumentare i livelli di CO2 nell’aria causando al nostro cervello di smettere di funzionare al meglio.

«Abbiamo visto una netta differenza nelle performance dei partecipanti quando questi respiravano una migliore qualità dell’aria», ha dichiarato dottor Joseph Allen, leader dello studio. «Se è più fresca, e il sistema di ventilazione migliore, i benefici sono palpabili anche nell’ambito delle capacità decisionali degli individui».

Una migliore qualità dell’aria porta da un miglior funzionamento dal punto di vista cognitivo, e negli ambienti di lavoro in cui l’aria è più fresca, anche le assenze sono ridotte rispetto agli altri ambienti, più carichi di anidride carbonica.

«Assicurarci che vi sia un ricambio d’aria fresca proveniente da fuori con un buon sistema di ventilazione e filtri è di cruciale importanza per gli edifici adibiti ad uso commerciale», aggiunge dottor Allen. «Anche la salute generale e la produttività degli impiegati aumenta quando l’aria è migliore».

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul New York Times.

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