Digitale&Lifestyle Mirtilli: le proprietà per il cervello dei bambini

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2.11.2017 - 12:22

Blueberries fruits on a wooden board table background.

When: 22 Mar 2016

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**Only for use by WENN CPS**
Blueberries fruits on a wooden board table background. When: 22 Mar 2016 When: 22 Mar 2016 **Only for use by WENN CPS**
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(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - I bambini che mangiano mirtilli hanno il cervello (temporaneamente) più «acceso» degli altri. Lo riportano i ricercatori dell’Università di Reading, nel Regno Unito, che hanno monitorato un campione di bambini di un’età compresa tra i 7 e i 10 anni. A metà di essi hanno offerto una bevanda contenente i flavonoidi dei mirtilli, all’altra metà un drink placebo.

Tutti i bimbi, poi, hanno effettuato un test al computer per valutare la velocità e la precisione delle funzioni cerebrali durante il compito svolto. Secondo i risultati, il gruppo che aveva consumato la bibita ai flavonoidi ha avuto un miglior tempo di reazione (del 9% più veloce) senza tuttavia dimostrare un eccessivo sforzo a livello cerebrale, e tali effetti divenivano più visibili man mano che la difficoltà del test accresceva.

«Questa è la prima volta che osserviamo l’impatto dei flavonoidi sul cervello dei bambini», ha spiegato la professoressa Claire Williams in uno statement. «Abbiamo creato un test specifico per capire il modo in cui i flavonoidi influenzano il livello di attenzione nelle persone più giovani, in quanto si tratta di un’area della performance cognitiva che fino ad ora non era stata esplorata».

I flavonoidi sono delle sostanze benefiche che si trovano naturalmente nella frutta e nel suo succo, nelle verdure e nel tè. Ricerche passate hanno già associato le loro proprietà a molteplici benefici per la salute degli esseri umani, grazie all’elevato contenuto di qualità antiossidanti e antinfiammatorie.

«I nostri risultati dimostrano che i benefici avvengono anche a livello cognitivo, quando consumiamo frutta, verdura, tè, caffè e cioccolato fondente, tutti contenenti flavonoidi», ha aggiunto l’esperta.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica la Food & Function.

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