(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - Di solitudine si può morire. Esattamente come può succedere a causa di una malattia che affligge la salute del nostro corpo, per esempio il diabete e l’obesità. O persino di più. Lo sostengono i ricercatori della Brigham Young University, nello Utah (USA), dopo aver effettuato due studi: nel primo il team ha analizzato 148 passate ricerche relative alle condizioni di vita di oltre 300mila partecipanti; nel secondo il team ha preso in esame circa 70 esperimenti che, a loro volta, hanno coinvolto 3.4 milioni di individui in Europa, Nord America, Asia e Australia.
«Ci sono delle prove rimarchevoli che la solitudine e l’isolamento sociale incrementino il rischio di una morte prematura: la rilevanza del rischio eccede quella di tanti indicatori di salute primari», ha dichiarato la leader della ricerca Julianne Holt-Lunstad.
Con il primo studio il team della Holt-Lunstad ha scoperto che le connessioni sociali riducono il rischio di morte prematura del 50%; dal secondo studio, invece, è risultato che gli effetti di una condizione di solitudine ed isolamento equivalgono a quelli dell’obesità nell’aumento delle probabilità di morte prematura. Anzi, l’impatto della solitudine è risultato essere persino più negativo.
«Le nazioni più ricche possiedono il tasso più elevato di individui che vivono da soli», ha continuato la dottoressa. «E con l’aumento della popolazione più anziana, l’effetto di questo fenomeno sulla salute pubblica non può che peggiorare».
Oltre ai casi di isolamento sociale sono in aumento anche i divorzi, uno scenario strettamente collegato ad uno stile di vita solitario. Attualmente si calcola che, solo negli USA, circa 42 milioni di adulti soffrano di solitudine, e un quarto delle persone viva per conto proprio. Una cifra che, sempre secondo le statistiche, è destinata ad aumentare di circa 2 milioni entro il 2039.
Nel tentativo di risolvere il problema, i ricercatori propongono di integrare dei corsi di «attitudine sociale» nelle scuole, e di inserire delle domande mirate sulle tendenze all’isolamento nelle discussioni che avvengono tra medico e paziente.
Lo studio è stato presentato alla 125esima conferenza annuale dell’American Psychological Association.
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