Digitale & Lifestyle Vetements: la T-shirt «Don't Shoot» sommersa dalle critiche

CoverMedia

26.6.2019 - 13:11

Paris Fashion Week Men's Spring/Summer 2020 - Vetements - Catwalk

Featuring: Model
Where: Paris, France
When: 20 Jun 2019
Credit: First View/Cover Images

**Not available for publication in USA**
Paris Fashion Week Men's Spring/Summer 2020 - Vetements - Catwalk Featuring: Model Where: Paris, France When: 20 Jun 2019 Credit: First View/Cover Images **Not available for publication in USA**
Source: First View/Cover Images

La maglietta è una replica di quella indossata dai giornalisti in Libano durante l'invasione israeliana del 1982.

La T-shirt «Don't Shoot» di Vetements è stata coperta dalle critiche.

Il marchio di abbigliamento con sede a Zurigo e fondato dal designer georgiano Demna Gvasalia non è estraneo alle polemiche. Nel 2016 era stato oggetto di biasimo grazie a una T-shirt con il logo del corriere DHL, mentre l'anno successivo ha rilasciato una gamma di gioielli ispirati alle droghe più famigerate.

Ora il designer è nell'occhio del ciclone a causa di una T-shirt bianca con la scritta rossa «Don't Shoot» in arabo, francese e inglese sfoggiata la settimana scorsa nella collezione primavera/estate 2020 alla Paris Fashion Week: Men's.

Un utente di nome Sarina ha notato che la maglietta è simile a quella indossata dai giornalisti in Libano durante l'invasione israeliana del 1982, e ha commentato su Twitter: «Questo mi fa odiare Vetements ancora di più. Questa maglietta è stata indossata dai cronisti di guerra a Beirut durante il conflitto del 1982 tra Libano e Israele. Questa guerra è la ragione principale per cui ho dovuto lasciare il Libano e venire negli Stati Uniti, per poi trasferirmi in Canada. E Vetements pensa che sia un pezzo fashion???».

Mentre l'influencer libanese Samar Seraqui de Buttafoco condivide un lungo post su Instagram, affermando che la t-shirt sfoggiata Vetements è ancora peggio dell'appropriazione culturale.

«Questo è attivismo commerciale per deficienti. Spero agirete come consumatori responsabili e che alcuni editori fashion rifletteranno sul gravissimo caso. Ci vuole più rispetto nel settore della moda».

I rappresentanti di Vetements e Gvasalia devono ancora commentare le polemiche.

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