I peggiori scandali del Festival di Cannes
Un tale «delitto» susciterebbe, ancora oggi, molto scontento e provocherebbe l'indignazione dei custodi della virtù statunitensi. Nel 1954, lo spettacolo di un seno femminile «quasi» nudo non ha lasciato nessuno indifferente — neppure in Francia, un paese da sempre considerato molto libero. Una situazione che Simone Silva ha saputo sfruttare per aggiudicarsi il suo quarto d'ora di gloria. Durante un servizio fotografico, …
... l'attrice inglese non ha esitato a mostrarsi a seno nudo, dando vita al primo grande scandalo di Cannes. Questo scatto ha infiammato gli animi, non solo in seguito, ma anche al momento stesso. I fotografi si pentono di non essere riusciti ad immortalare che una gamba o un braccio dell'attrice. Quanto a Simone Silva, dovette fare le valigie e lasciare Cannes poco tempo dopo.
La guerra d'Algeria raggiunse il suo culmine nel 1958. Temendo che il nuovo presidente francese Charles de Gaulle non placasse il conflitto a suo sfavore, il Fronte di liberazione nazionale algerino aveva risposto con una serie di attentati in Francia, obbligando il governo ad ipotizzare l'annullamento del festival. Anche se infine la kermesse si svolse ugualmente, furono molti i giornalisti e le star a dare forfait.
Il bagno di Anita Ekberg nella fontana di Trevi fa parte delle scene di culto della storia del cinema e «La Dolce Vita», figura fra i più grandi vincitori della Palma d'oro a Cannes. Nel 1960, questa scena definita inappropriata attirò la collera del «Giornale del Vaticano», che non esitò ad accusare il regista Federico Fellini di avere attentato alla dignità della città-stato.
Ma non si trattava di certo del primo scandalo suscitato dalla pellicola. Nei loro sermoni i preti lo definirono un'opera del diavolo. Federico Fellini (a destra) fu addirittura accolto da lanci di uova a Milano e il film fu addirittura vietato in Spagna. Un giudizio acerbo che tuttavia non servì a mettere un freno all'avanzata vittoriosa di «La Dolce Vita».
L'anno seguente, Cannes entrò di nuovo in conflitto con il clero. «Viridiana», una produzione ispano-messicana del regista Luis Buñuel, trattava in maniera diretta la differenza fra pietà cattolica e morale, per la gioia della giuria che assegnò a quest'opera la Palma d'oro nel 1961. Il Vaticano, invece, gridò alla blasfemia. Il governo spagnolo di Franco tentò di screditare «Viridiana» e Luis Buñuel fu costretto all'esilio.
Com'è noto, le rivolte studentesche che segnarono gli anni '60 non risparmiarono neppure Parigi. Al contrario. Quando il movimento si scatenò nella metropoli nel 1968, facendo sprofondare la Francia intera in uno stato di sciopero generale, fu impossibile per Cannes organizzare i suoi soliti eventi…
I registi francesi François Truffaut e Jean-Luc Godard si mostrarono solidari con la popolazione in protesta, incoraggiando, con successo, i loro colleghi a boicottare il festival. La giuria e il suo presidente Roman Polanski (in abito bianco) annullarono immediatamente i lavori.
Voluttà, ingordigia e arroganza: la Chiesa cattolica ebbe difficoltà a digerire anche il copione di «La grande abbuffata». Questa satira raffigurante un suicidio collettivo tramite l'assunzione di quantità gigantesche di cibo suscitò soprattutto una sensazione di disgusto in molti spettatori, costringendo addirittura molti di loro a lasciare la sala. Tuttavia, ciò non impedì a Marco Ferreri, protagonista e regista del film in competizione, di vedersi assegnare il premio FIPRESCI nel 1973.
A metà degli anni '80, Jean-Luc Godard non è più un rivoluzionario del movimento studentesco, ma un regista che gode di un enorme successo commerciale. Volutamente troppo commerciale, secondo un critico belga che, nel 1985, espresso chiaramente il proprio scontento lanciandogli un pasticcino alla crema sulla testa. Jean-Luc Godard rimase impassibile, lasciando che la crema gli colasse sul viso e definendo il gesto un «omaggio all'epoca dei film muti».
Questi due uomini non scherzavano di certo quando si sono saltati alla gola. È quanto accadde nel 1992 proprio sul red carpet di Cannes. Dolph Lundgren e Jean-Claude Van Damme si affrontarono sulla Croisette, lanciandosi sguardi inferociti…
... e arrivando perfino al punto di spintonarsi – più di quanto abbiano poi fatto a Madrid, 20 anni dopo, in occasione della presentazione del film «I mercenari 2». In realtà, l'attore belga (a destra) e il collega svedese (a sinstra) non hanno mai avuto intenzione di farsi del male. I loro piccoli scontri non erano che una messa in scena destinata a promuovere il film «Universal Soldier».
Nel ruolo di Harry S. Stamper, Bruce Willis (al centro) ha salvato la Terra dall'impatto di un meteorite. Cosa sarebbe accaduto senza di lui? Quanto a Ben Affleck (quarto da sinistra), che interpretava A.J. Frost, si impose come il nuovo beniamino di Hollywood. Nel 1998, il film catastrofico di Michael Bay «Armageddon» vece furore al botteghino, …
... ma tutti sanno che la «haute société» francese della Croisette disdegna i film «popcorn» americani, infarciti più di bandiere a stelle e strisce che di dialoghi sensati. Il pubblico è spesso scoppiato a ridere, soprattutto nei momenti più lacrimevoli del blockbuster. Presente alla proiezione, Bruce Willis assicurò: è soltanto una versione provvisoria del film.
Il regista Gaspar Noé (a sinistra) non avrebbe voluto che andasse diversamente: nel 2002, il suo film «Irréversible», con la celebre coppia Monica Bellucci/Vincent Cassel nei ruoli principali, scandalizzò gli spettatori. Circa 250 invitati abbandonarono la sala cinematografica alla prima scena, 20 ebbero addirittura bisogno di assistenza medica. Non tutti riuscirono a sopportare la crudezza delle immagini che ritraevano dapprima il brutale stupro di una donna e poi la ricerca di vendetta del marito.
Telecamera traballante, un viaggio senza fine, dialoghi e montaggio incredibili. E quella lunga scena di sesso orale che ha fatto il successo di «The Brown Bunny» nel 2003. Il secondo lungometraggio del regista Vincent Gallo, che nel film riceve la fellatio in questione, è stato ferocemente fischiato. Perfino la stampa si è espressa unanimemente. La leggenda dei critici cinematografici Roger Ebert ha perfino dichiarato che questa pellicola è stata la peggiore che Cannes abbia mai presentato e si è lasciato andare a diversi scontri verbali con il regista.
In ambito politico francesi e americani si trovano raramente d'accordo. Ecco perché la Croisette è spesso ben lieta di ospitare «dissidenti» provenienti dagli Stati Uniti. Non stupisce quindi che nel 2004, Cannes abbia riservato una calorosa accoglienza al documentarista e scrittore Michael Moore, bollato come persona non grata dall'amministrazione George Bush. Dall'altro lato dell'Atlantico, invece, la sua presenza a Cannes è stata fortemente biasimata.
Per il suo documentario «Fahrenheit 9/11», incentrato sull'elezione, il comportamento e l'etica del lavoro dell'ex presidente statunitense, il regista è stato applaudito per più di 20 minuti e ha ricevuto la Palma d'oro dal presidente della giuria Quentin Tarantino. Tuttavia, secondo il comunicato ufficiale, il messaggio politico dell'opera — che Michael Moore ha ripercorso in maniera dettagliata durante il suo discorso di ringraziamento — non è stato il solo elemento che ha spinto la giuria ad attribuirgli il prestigioso premio.
Naturalmente lo scandalo legato al nudo di Sacha Baron Cohen che ha scosso la Croisette nel 2006 non ha fatto tanto rumore come quello del 1954. Nonostante ciò, il bizzarro costume da bagno sfoggiato dall'attore – quasi certamente con intento comico – ha suscitato non poche proteste in tutto il mondo. Il comico inglese ha, infatti, avuto il colpo di genio di presentare «Borat», calcando il tappeto rosso in mankini fluo in mezzo ad una folla di smoking e abiti da sera. Anche se il film è uscito al cinema solo nell'autunno successivo, la scena ha decisamente segnato l'immaginario collettivo.
Impossibile parlare di scandali senza citare Lars von Trier: è stato senza dubbio nel 2011, a Cannes, che il regista danese ha commesso il suo più grande passo falso (o la sua migliore autopromozione). Se il regista riesce sempre a trasformare il suo humour nero, la sua arroganza e il suo modo di fare politicamente scorretto in opere acclamate dalla critica, le dichiarazioni fatte durante una conferenza stampa a Cannes per la presentazione del film «Melancholia» hanno avuto invece gravi conseguenze…
Lars von Trier aveva in particolare dichiarato di nutrire della simpatia per Adolf Hitler, che arrivava ad immaginarlo seduto nel suo bunker all'approssimarsi della sua fine nel 1945 e aggiungendo infine di essere egli stesso probabilmente un nazista. All'epoca il regista era stato immediatamente escluso dal festival. La situazione si era in seguito appianata, ma egli aveva annunciato di non voler partecipare mai più ad una conferenza stampa. In seguito, nello stesso anno, la polizia danese aveva interrogato il regista, accusato di «giustificare dei crimini di guerra». Tali accuse, tuttavia, finirono per essere accantonate.
Quest'anno Lars von Trier fa il suo grande ritorno a Cannes. Sette anni fa il regista danese era stato dichiarato persona non grata in seguito alle sue simpatie naziste. Tuttavia il festival ha deciso di richiamare l'enfant terrible dal suo esilio invitandolo a presentare fuori concorso il suo film «The House that Jack built», incentrato sulla figura di un serial killer.
22 film girati da 22 uomini: è così che è stata presentata la 65a edizione del Festival di Cannes nel 2012. «À Cannes, les femmes montrent leurs bobines, les hommes, leurs films» (in italiano «A Cannes, le donne mostrano i loro filmetti, gli uomini, nel loro opere»), questo era il titolo di un opuscolo scritto dalle registe francesi Coline Serreau (nella foto a sinistra), Virginie Despentes e Fanny Cottençon. Tuttavia, l'evidente squilibrio tra i film «maschili» e «femminili» non fu l'unica cosa, quell'anno, a suscitare la collera delle donne. A indignare era anche il fatto che nel corso dei 64 anni precedenti — ed è ancora così oggi —, soltanto una donna si è vista assegnare il primo premio: nel 1993, la neozelandese Jane Campion vinse la Palma d'oro per il suo film «Lezioni di piano».
Anche nel 2015 un tema simile infiammò gli animi, ma non aveva nulla a che fare con la competizione. Durante la prima mondiale del film «Carol», diverse donne furono pregate di lasciare il tappeto rosso. Motivo: indossavano scarpe basse, e non rispettavano, quindi, l'etichetta di Cannes. Fra queste donne figuravano anche signore di una certa età, che non potevano più indossare tacchi alti per questioni di salute. Quanto alle attrici protagoniste del film, Rooney Mara (a sinistra) e Cate Blanchett, si erano curate di nascondere le proprie scarpe. L'organizzazione del festival si difese in maniera piuttosto maldestra, affermando che tale regola esisteva già da parecchi anni. In ogni caso, lo «Heelgate» fece molto discutere su internet.
Nel 2017 il primo scandalo ha avuto luogo ben prima dell'inizio della kermesse: i direttori del Festival di Cannes hanno dovuto spiegare pubblicamente la loro scelta in merito alla locandina dell'evento. Non perché fosse inappropriata, ma per altre ragioni: la foto tinta di rosso di una Claudia Cardinale danzante, uno scatto risalente al 1959, era perfetta per il 70° anniversario del Festival di Cannes. Tuttavia era più che evidente che la silhouette dell'attrice italiana era stata ritoccata.
Per quanto risulti incomprensibile la scelta di ritoccare una leggenda del cinema osannata per la sua femminilità, solo per farla corrispondere a ideali di bellezza alquanto discutibili. La stessa Claudia Cardinale a battere sul tempo i critici: «Ci sono così tante cose più importanti al mondo. Dopo tutto, è soltanto cinema, non dimentichiamolo.»
Ci si domanda se la locandina di quest'anno darà anch'essa adito a polemiche. Probabilmente no.
Anche quest'anno i dibattiti si sono scatenati prima dell'inizio del festival. Proibendo i selfie e eliminando le proiezioni stampa, il direttore del festival Thierry Frémaux si è inimicato sia il pubblico che gli i media.
Inoltre, in seguito ad un diverbio con Netflix, nessun film del servizio di streaming sarà proiettato sulla Croisette.
Quando il Festival di Cannes suscita scandalo
I peggiori scandali del Festival di Cannes
Un tale «delitto» susciterebbe, ancora oggi, molto scontento e provocherebbe l'indignazione dei custodi della virtù statunitensi. Nel 1954, lo spettacolo di un seno femminile «quasi» nudo non ha lasciato nessuno indifferente — neppure in Francia, un paese da sempre considerato molto libero. Una situazione che Simone Silva ha saputo sfruttare per aggiudicarsi il suo quarto d'ora di gloria. Durante un servizio fotografico, …
... l'attrice inglese non ha esitato a mostrarsi a seno nudo, dando vita al primo grande scandalo di Cannes. Questo scatto ha infiammato gli animi, non solo in seguito, ma anche al momento stesso. I fotografi si pentono di non essere riusciti ad immortalare che una gamba o un braccio dell'attrice. Quanto a Simone Silva, dovette fare le valigie e lasciare Cannes poco tempo dopo.
La guerra d'Algeria raggiunse il suo culmine nel 1958. Temendo che il nuovo presidente francese Charles de Gaulle non placasse il conflitto a suo sfavore, il Fronte di liberazione nazionale algerino aveva risposto con una serie di attentati in Francia, obbligando il governo ad ipotizzare l'annullamento del festival. Anche se infine la kermesse si svolse ugualmente, furono molti i giornalisti e le star a dare forfait.
Il bagno di Anita Ekberg nella fontana di Trevi fa parte delle scene di culto della storia del cinema e «La Dolce Vita», figura fra i più grandi vincitori della Palma d'oro a Cannes. Nel 1960, questa scena definita inappropriata attirò la collera del «Giornale del Vaticano», che non esitò ad accusare il regista Federico Fellini di avere attentato alla dignità della città-stato.
Ma non si trattava di certo del primo scandalo suscitato dalla pellicola. Nei loro sermoni i preti lo definirono un'opera del diavolo. Federico Fellini (a destra) fu addirittura accolto da lanci di uova a Milano e il film fu addirittura vietato in Spagna. Un giudizio acerbo che tuttavia non servì a mettere un freno all'avanzata vittoriosa di «La Dolce Vita».
L'anno seguente, Cannes entrò di nuovo in conflitto con il clero. «Viridiana», una produzione ispano-messicana del regista Luis Buñuel, trattava in maniera diretta la differenza fra pietà cattolica e morale, per la gioia della giuria che assegnò a quest'opera la Palma d'oro nel 1961. Il Vaticano, invece, gridò alla blasfemia. Il governo spagnolo di Franco tentò di screditare «Viridiana» e Luis Buñuel fu costretto all'esilio.
Com'è noto, le rivolte studentesche che segnarono gli anni '60 non risparmiarono neppure Parigi. Al contrario. Quando il movimento si scatenò nella metropoli nel 1968, facendo sprofondare la Francia intera in uno stato di sciopero generale, fu impossibile per Cannes organizzare i suoi soliti eventi…
I registi francesi François Truffaut e Jean-Luc Godard si mostrarono solidari con la popolazione in protesta, incoraggiando, con successo, i loro colleghi a boicottare il festival. La giuria e il suo presidente Roman Polanski (in abito bianco) annullarono immediatamente i lavori.
Voluttà, ingordigia e arroganza: la Chiesa cattolica ebbe difficoltà a digerire anche il copione di «La grande abbuffata». Questa satira raffigurante un suicidio collettivo tramite l'assunzione di quantità gigantesche di cibo suscitò soprattutto una sensazione di disgusto in molti spettatori, costringendo addirittura molti di loro a lasciare la sala. Tuttavia, ciò non impedì a Marco Ferreri, protagonista e regista del film in competizione, di vedersi assegnare il premio FIPRESCI nel 1973.
A metà degli anni '80, Jean-Luc Godard non è più un rivoluzionario del movimento studentesco, ma un regista che gode di un enorme successo commerciale. Volutamente troppo commerciale, secondo un critico belga che, nel 1985, espresso chiaramente il proprio scontento lanciandogli un pasticcino alla crema sulla testa. Jean-Luc Godard rimase impassibile, lasciando che la crema gli colasse sul viso e definendo il gesto un «omaggio all'epoca dei film muti».
Questi due uomini non scherzavano di certo quando si sono saltati alla gola. È quanto accadde nel 1992 proprio sul red carpet di Cannes. Dolph Lundgren e Jean-Claude Van Damme si affrontarono sulla Croisette, lanciandosi sguardi inferociti…
... e arrivando perfino al punto di spintonarsi – più di quanto abbiano poi fatto a Madrid, 20 anni dopo, in occasione della presentazione del film «I mercenari 2». In realtà, l'attore belga (a destra) e il collega svedese (a sinstra) non hanno mai avuto intenzione di farsi del male. I loro piccoli scontri non erano che una messa in scena destinata a promuovere il film «Universal Soldier».
Nel ruolo di Harry S. Stamper, Bruce Willis (al centro) ha salvato la Terra dall'impatto di un meteorite. Cosa sarebbe accaduto senza di lui? Quanto a Ben Affleck (quarto da sinistra), che interpretava A.J. Frost, si impose come il nuovo beniamino di Hollywood. Nel 1998, il film catastrofico di Michael Bay «Armageddon» vece furore al botteghino, …
... ma tutti sanno che la «haute société» francese della Croisette disdegna i film «popcorn» americani, infarciti più di bandiere a stelle e strisce che di dialoghi sensati. Il pubblico è spesso scoppiato a ridere, soprattutto nei momenti più lacrimevoli del blockbuster. Presente alla proiezione, Bruce Willis assicurò: è soltanto una versione provvisoria del film.
Il regista Gaspar Noé (a sinistra) non avrebbe voluto che andasse diversamente: nel 2002, il suo film «Irréversible», con la celebre coppia Monica Bellucci/Vincent Cassel nei ruoli principali, scandalizzò gli spettatori. Circa 250 invitati abbandonarono la sala cinematografica alla prima scena, 20 ebbero addirittura bisogno di assistenza medica. Non tutti riuscirono a sopportare la crudezza delle immagini che ritraevano dapprima il brutale stupro di una donna e poi la ricerca di vendetta del marito.
Telecamera traballante, un viaggio senza fine, dialoghi e montaggio incredibili. E quella lunga scena di sesso orale che ha fatto il successo di «The Brown Bunny» nel 2003. Il secondo lungometraggio del regista Vincent Gallo, che nel film riceve la fellatio in questione, è stato ferocemente fischiato. Perfino la stampa si è espressa unanimemente. La leggenda dei critici cinematografici Roger Ebert ha perfino dichiarato che questa pellicola è stata la peggiore che Cannes abbia mai presentato e si è lasciato andare a diversi scontri verbali con il regista.
In ambito politico francesi e americani si trovano raramente d'accordo. Ecco perché la Croisette è spesso ben lieta di ospitare «dissidenti» provenienti dagli Stati Uniti. Non stupisce quindi che nel 2004, Cannes abbia riservato una calorosa accoglienza al documentarista e scrittore Michael Moore, bollato come persona non grata dall'amministrazione George Bush. Dall'altro lato dell'Atlantico, invece, la sua presenza a Cannes è stata fortemente biasimata.
Per il suo documentario «Fahrenheit 9/11», incentrato sull'elezione, il comportamento e l'etica del lavoro dell'ex presidente statunitense, il regista è stato applaudito per più di 20 minuti e ha ricevuto la Palma d'oro dal presidente della giuria Quentin Tarantino. Tuttavia, secondo il comunicato ufficiale, il messaggio politico dell'opera — che Michael Moore ha ripercorso in maniera dettagliata durante il suo discorso di ringraziamento — non è stato il solo elemento che ha spinto la giuria ad attribuirgli il prestigioso premio.
Naturalmente lo scandalo legato al nudo di Sacha Baron Cohen che ha scosso la Croisette nel 2006 non ha fatto tanto rumore come quello del 1954. Nonostante ciò, il bizzarro costume da bagno sfoggiato dall'attore – quasi certamente con intento comico – ha suscitato non poche proteste in tutto il mondo. Il comico inglese ha, infatti, avuto il colpo di genio di presentare «Borat», calcando il tappeto rosso in mankini fluo in mezzo ad una folla di smoking e abiti da sera. Anche se il film è uscito al cinema solo nell'autunno successivo, la scena ha decisamente segnato l'immaginario collettivo.
Impossibile parlare di scandali senza citare Lars von Trier: è stato senza dubbio nel 2011, a Cannes, che il regista danese ha commesso il suo più grande passo falso (o la sua migliore autopromozione). Se il regista riesce sempre a trasformare il suo humour nero, la sua arroganza e il suo modo di fare politicamente scorretto in opere acclamate dalla critica, le dichiarazioni fatte durante una conferenza stampa a Cannes per la presentazione del film «Melancholia» hanno avuto invece gravi conseguenze…
Lars von Trier aveva in particolare dichiarato di nutrire della simpatia per Adolf Hitler, che arrivava ad immaginarlo seduto nel suo bunker all'approssimarsi della sua fine nel 1945 e aggiungendo infine di essere egli stesso probabilmente un nazista. All'epoca il regista era stato immediatamente escluso dal festival. La situazione si era in seguito appianata, ma egli aveva annunciato di non voler partecipare mai più ad una conferenza stampa. In seguito, nello stesso anno, la polizia danese aveva interrogato il regista, accusato di «giustificare dei crimini di guerra». Tali accuse, tuttavia, finirono per essere accantonate.
Quest'anno Lars von Trier fa il suo grande ritorno a Cannes. Sette anni fa il regista danese era stato dichiarato persona non grata in seguito alle sue simpatie naziste. Tuttavia il festival ha deciso di richiamare l'enfant terrible dal suo esilio invitandolo a presentare fuori concorso il suo film «The House that Jack built», incentrato sulla figura di un serial killer.
22 film girati da 22 uomini: è così che è stata presentata la 65a edizione del Festival di Cannes nel 2012. «À Cannes, les femmes montrent leurs bobines, les hommes, leurs films» (in italiano «A Cannes, le donne mostrano i loro filmetti, gli uomini, nel loro opere»), questo era il titolo di un opuscolo scritto dalle registe francesi Coline Serreau (nella foto a sinistra), Virginie Despentes e Fanny Cottençon. Tuttavia, l'evidente squilibrio tra i film «maschili» e «femminili» non fu l'unica cosa, quell'anno, a suscitare la collera delle donne. A indignare era anche il fatto che nel corso dei 64 anni precedenti — ed è ancora così oggi —, soltanto una donna si è vista assegnare il primo premio: nel 1993, la neozelandese Jane Campion vinse la Palma d'oro per il suo film «Lezioni di piano».
Anche nel 2015 un tema simile infiammò gli animi, ma non aveva nulla a che fare con la competizione. Durante la prima mondiale del film «Carol», diverse donne furono pregate di lasciare il tappeto rosso. Motivo: indossavano scarpe basse, e non rispettavano, quindi, l'etichetta di Cannes. Fra queste donne figuravano anche signore di una certa età, che non potevano più indossare tacchi alti per questioni di salute. Quanto alle attrici protagoniste del film, Rooney Mara (a sinistra) e Cate Blanchett, si erano curate di nascondere le proprie scarpe. L'organizzazione del festival si difese in maniera piuttosto maldestra, affermando che tale regola esisteva già da parecchi anni. In ogni caso, lo «Heelgate» fece molto discutere su internet.
Nel 2017 il primo scandalo ha avuto luogo ben prima dell'inizio della kermesse: i direttori del Festival di Cannes hanno dovuto spiegare pubblicamente la loro scelta in merito alla locandina dell'evento. Non perché fosse inappropriata, ma per altre ragioni: la foto tinta di rosso di una Claudia Cardinale danzante, uno scatto risalente al 1959, era perfetta per il 70° anniversario del Festival di Cannes. Tuttavia era più che evidente che la silhouette dell'attrice italiana era stata ritoccata.
Per quanto risulti incomprensibile la scelta di ritoccare una leggenda del cinema osannata per la sua femminilità, solo per farla corrispondere a ideali di bellezza alquanto discutibili. La stessa Claudia Cardinale a battere sul tempo i critici: «Ci sono così tante cose più importanti al mondo. Dopo tutto, è soltanto cinema, non dimentichiamolo.»
Ci si domanda se la locandina di quest'anno darà anch'essa adito a polemiche. Probabilmente no.
Anche quest'anno i dibattiti si sono scatenati prima dell'inizio del festival. Proibendo i selfie e eliminando le proiezioni stampa, il direttore del festival Thierry Frémaux si è inimicato sia il pubblico che gli i media.
Inoltre, in seguito ad un diverbio con Netflix, nessun film del servizio di streaming sarà proiettato sulla Croisette.
La settimana scorsa ha avuto inizio la 71a edizione del Festival di Cannes. Passiamo in rassegna i più grandi scandali che hanno sconvolto la Croisette.
Quest'anno saranno 21 i film a contendersi la Palma d'oro a Cannes. Tuttavia ciò che accade ai margini del festival è talvolta più interessante della cerimoni di premiazione in sé stessa. Sfogliate la nostra galleria di immagini per scoprire i più grandi scandali che hanno segnato il festival in 71 anni di vita.
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