«Spare» Le confessioni di Harry: i lamenti di un ingenuo?

Di Fabian Tschamper

13.1.2023

In «Spare», Harry lava i panni reali davanti agli occhi del mondo. Il principe rompe con le tradizioni e le sue rivelazioni non sono di certo positive per la monarchia britannica. 

Di Fabian Tschamper

13.1.2023

«Non leggere i giornali, mio caro ragazzo», diceva Carlo al figlio Harry. Ma per tutta la vita, o almeno dalla morte della madre, la stampa scandalistica non ha lasciato in pace il principe. Anche se, in parte, è stato Harry stesso a impedirlo, attirando più volte l'attenzione.

Quello di Carlo non è stato un cattivo consiglio, ma come si fa a evitare di leggere i giornali quando la tua famiglia ogni giorno è l'argomento numero uno? Harry non solo non ha ignorato la stampa: l'ha ingenuamente alimentata. Ad esempio quando è stato beccato a farsi di coca, quando è stato coinvolto a giocare a strip-pool (una versione del biliardo in cui se perdi devi toglierti i vestiti) o quando si è presentato a una festa di Halloween vestito da nazista.

Mi chiedo: quanto puoi essere ingenuo, Harry?

Non voglio difendere i paparazzi che aspettano le loro «prede» nascosti nelle siepi o dietro gli angoli delle case. Ma questa ingenuità reale mi lascia perplesso.

Il ruolo di «riserva» come vantaggio

A Buckingham Palace il motto «basta non leggere i giornali» va di pari passo con il divieto di esprimersi. Tutto ciò che conta è l'immagine del palazzo reale, del re, dell'erede. Chiunque non sia al servizio dell'istituzione viene emarginato.

Nessuno è interessato all'«erede di riserva»: questa idea attraversa tutta la biografia di Harry, ovviamente. Tuttavia, sembra proprio che il principe spesso abbia dovuto fare da capro espiatorio per proteggere il re e l'erede.

Il principe però, secondo me, non sembra aver capito che nella sua «terribile» esistenza privilegiata il suo ruolo di «riserva» gli abbia dato anche dei vantaggi. Soprattutto con la nonna.

Harry era il preferito della regina Elisabetta II, un nipote che probabilmente non sarà mai re, ma che comunque porta con sé il sangue blu. Un rampollo privilegiato da cui, a parte alcuni doveri da «reale», non ci si aspetta nulla.

Poca libertà per William

William era ed è colui che ha avuto a che fare con le tradizioni, l'immagine, una vita prescritta fin dalla nascita. Perché pensate che si sia arrabbiato quando Harry ha chiesto alla Regina, alle sue spalle, di poter sposare Meghan? O per quale altro motivo avrebbe cercato di costringere il fratello a tagliarsi la barba?

Mentre William doveva attenersi all'etichetta, Harry godeva di più libertà. La regina ha obbligato personalmente William a radersi dopo il servizio militare. Harry invece ha avuto persino il permesso di sposarsi con la barba.

Capite cosa intendo? È una triste ironia, in un certo senso: puoi fare quello che vuoi solo perché il Palazzo non si preoccupa abbastanza di ciò che accade alla tua immagine.

Nessuno abbraccia la Regina

In generale, sono affascinato dalle dinamiche familiari che il principe Harry descrive nel libro. E mi ritrovo a pensare: questa istituzione, il concetto di regno, avrebbe dovuto essere sepolto con la regina Elisabetta II. Forse sarebbe diverso, però, se William fosse già sul trono.

Nel libro, Harry descrive le lettere - o note - che il padre Carlo era solito depositare sul suo cuscino durante la sua infanzia. In esse ha lodato, rimproverato, amato suo figlio. Non hanno mai parlato di sentimenti. Ecco come l'ha vissuta a sua volta Carlo: «Immaginate che vostra madre parta per un viaggio di lavoro di un mese e che quando voi, adolescenti, finalmente la rivedete, vi dia semplicemente una stretta di mano decisa».

La distanza fisica che per secoli è stata coltivata tra i reali si è trasformata in distanza emotiva. Nessuno abbraccia la Regina. Nemmeno il suo stesso figlio. Diana ci provò una volta e dovette quasi scusarsi in ginocchio, scrive Harry.

Conversazioni in famiglia

Nel libro, oltre alle forti rivelazioni e accuse, ci sono anche scorci più semplici della vita del principe. Le sue conversazioni con la Regina, con suo padre, con William o Kate. Gli episodi sono raccontati dalla prospettiva di Harry, ma ci si può fare un'idea di quanto sia difficile essere un personaggio pubblico nell'era di Internet, degli smartphone e delle telecamere.

A mio avviso «Spare» - il titolo originale del libro - in alcuni passaggi suscita sicuramente simpatia, ma per lunghi tratti è frustrante, stranamente irresistibile e indubbiamente assurdo. Mi sembra una faida tra un privilegiato, un ingenuo piagnucolone e un'istituzione che sta perdendo la sua ragion d'essere.

E sì: chi non ha mai avuto alcun controllo su tutto questo un giorno si ribellerà. Se sarà abbastanza ingenuo.


Bibliografia: Spare, Prince Harry, 521 pagine, Penguin, circa 32 franchi (in italiano «Spare. Il minore», pubblicato da Mondadori).