Manetti, Diabolik di Marinelli una pantera con un'anima
Registi parlano del film in incontro online a Lucca Changes
ROMA, 01 NOV – Realizzare un film su Diabolik, che sarebbe potuto piacere alle sorelle Giussani (Angela e Luciana, fumettiste ed editrici creatrici nel 1962 dell'iconico personaggio). E' stato il punto di partenza per Antonio e Marco Manetti, nel girare il loro Diabolik, adattamento cinematografico con protagonista Luca Marinelli, Miriam Leone per Eva Kant, brillante e coraggiosa compagna e complice del criminale antieroe, e Valerio Mastandrea per l'Ispettore Ginko. I due cineasti parlano del progetto (l'uscita è ancora prevista, al momento da 01 il 31 dicembre, covid permettendo) nell'incontro online organizzato da Lucca Changes, dal titolo Dietro la maschera di Diabolik, insieme a Roberto Recchioni e a Mario Gomboli, a lungo collaboratore delle sorelle Giussani, e attuale direttore editoriale di Astorina (la casa editrice del fumetto), il cui placet e aiuto è stato fondamentale per il film.
«Abbiamo deciso di mandare a Mario, cinque paginette, sulla nostra visione – spiega Marco Manetti -. E ancora mi emoziono pensandoci, lui ci ha risposto su what's app che aspettava da 30 anni qualcuno che immaginasse così un film su Diabolik». La trasposizione è una storia di 'fondazione' del rapporto fra Diabolik ed Eva Kant («è il passaggio narrativo che dà a Diabolik la sua identità»), l'ambientazione è anni '60, nella città dei fumetti, la 'geometrica' Clerville, per la quale «ci siamo ispirati alla Milano tra gli anni '20 e gli anni '70». Uno dei nodi più difficili è stato la scelta del cast: «Eva è venuta un po' più automatica, perché eravamo da tempo fans di Miriam, ed è una Eva fantastica». Più lungo il lavoro per Diabolik e Ginko: «A Marinelli abbiamo fatto anche un provino, è un attore eccezionale ma non era immediato vederlo Diabolik – dicono -. Luca gli ha dato un'umanità profonda. Senti che quest'uomo freddo, glaciale intelligentissimo e cinico, ha qualcosa dentro che gli ruggisce e anche Luca dice di averlo pensato come se avesse dentro una pantera». Ugualmente, convincente per i Manetti e Gomboli, il Ginko di Mastandrea, che dà al personaggio, «una sorta di disincantata e malinconica ironia». (ANSA).
Tornare alla home page