Verità inediteMogol svela tutti i segreti di Lucio Battisti: tra musica, libertà e polemiche
fon
16.10.2025
Mogol, al secolo Giulio Rapetti.
Imago
In un'intervista al «Corriere della Sera», Mogol ripercorre la sua carriera, i segreti della collaborazione con Lucio Battisti e i retroscena della loro amicizia, lanciando il libro uscito il 14 ottobre «Senza Paura. La mia vita».
Mogol, al secolo Giulio Rapetti, si prepara a festeggiare il 90° compleanno il 17 agosto 2026 e, ad alcuni mesi da questo traguardo, ha scelto di raccontare la sua vita in un libro intitolato «Senza Paura. La mia vita», uscito il 14 ottobre per Salani Editore.
Figlio d'arte e cresciuto tra musica e note, Mogol non era un cantante, ma ha scritto testi che hanno segnato la storia della musica italiana, collaborando con alcune delle più grandi voci del panorama nazionale, e diventando indissolubilmente legato a Lucio Battisti, con cui formò la coppia d'oro della canzone leggera italiana.
Prima di conquistare il successo, Mogol iniziò traducendo e adattando in italiano canzoni statunitensi, incluse alcune di Bob Dylan.
La svolta con Battisti
In un'intervista rilasciata al «Corriere della Sera», Mogol ripercorre i primi passi della sua carriera, dall'assunzione alla Radio Record Ricordi, dove la sezione «pop» della casa discografica, inizialmente concentrata sulla musica classica, stava cominciando a crescere.
«All'inizio ero ragioniere, una sorta di computer vivente - racconta - ossia registravo gli incassi di ogni singola canzone e gestivo i pagamenti. Ma sapevo l'inglese, cosa rarissima ai tempi, e tra una fattura e l'altra mi applicai agli adattamenti dei grandi successi internazionali, di cui la Ricordi deteneva i diritti. Controllavo le traduzioni e adattavo le sillabe al ritmo sincopato dell'inglese».
In breve tempo, il suo ruolo divenne centrale: oltre a scrivere testi, Mogol scoprì artisti come Giorgio Gaber e Adriano Celentano. Ma la svolta più importante arrivò con l'incontro con Battisti, che avrebbe cambiato per sempre la sua carriera e la storia della musica italiana.
«Il pop ha un posto immenso nella storia sentimentale della società. I ritornelli, che magari sembrano banali, possono diventare la gioia e la consolazione di milioni di vite. Il pop cancella le distinzioni tra alto e basso»
Mogol
Accuse politiche
Il libro sfata anche alcuni miti sulla figura di Battisti, come quello secondo cui fosse tirchio.
Mogol racconta episodi significativi, come il rifiuto di un tour proposto da Paul McCartney e dal suo staff, per preservare la libertà artistica, o il rifiuto di un concerto offerto da Gianni Agnelli al Regio di Torino, con un compenso di due miliardi: «Lucio rifiutò anche di parlare personalmente con Agnelli, che voleva convincerlo».
La separazione professionale tra i due avvenne nel 1980: l'album «Una giornata uggiosa» segnò l'ultimo progetto comune, seguito da «E già» e dagli album bianchi di Battisti.
Mogol chiarisce che non ci furono litigi, ma divergenze di principio legate alla ripartizione delle quote per una nuova società di edizioni musicali. All'epoca Battisti accettò la divisione a metà, per poi fare retromarcia pochi giorni dopo.
Alcune accuse politiche rivolte a lui e a Battisti
Infine, Mogol affronta alcune accuse politiche rivolte a lui e a Battisti. Per anni, il cantante fu considerato di destra: «Chi non era schierato era ritenuto fascista. Il silenzio era considerato assenso. Insinuarono che Lucio finanziasse Ordine Nuovo, e che le braccia alzate nella copertina di La collina dei ciliegi fossero saluti romani, mentre per noi quelle braccia tese al cielo avevano un senso mistico».
L'89enne ricorda come entrambi erano in realtà guidati da una cultura musicale e da principi personali differenti: Battisti concentrato sulla musica e Mogol da sempre impegnato in un orientamento socialista e pacifista.
Secondo l’autore, molte delle critiche derivavano da fraintendimenti, come nel caso della copertina de «La collina dei ciliegi», dove le braccia alzate avevano un significato mistico e non politico.