Salvatores, un viaggio nella diversità
Autismo e essere padri in Tutto il mio folle amore
VENEZIA, 6 SET – «Visto da vicino, nessuno è normale. E si può scoprire che è possibile riuscire ad amare anche chi è diverso da noi. A patto di non aver paura di questa diversità» dice Gabriele Salvatore parlando di Tutto il mio folle amore, fuori concorso a Venezia 76 e in sala con 01 dal 24 ottobre. Tratto liberamente dal romanzo di Fulvio Ervas «Se ti abbraccio non aver paura» (Marcos Y Marcos), il film, sceneggiato con Umberto Contarello e Sara Mosetti, racconta di Vincent (il talentuoso esordiente Giulio Pranno), un ragazzo affetto da autismo, e del padre che non vede da 16 anni e non sa della sua condizione.
Sono passati 16 anni non facili per nessuno: né per Vincent, immerso in un mondo tutto suo, né per sua madre Elena (Valeria Golino) e per il suo compagno Mario (Diego Abatantuono), che lo ha adottato. Willi (Claudio Santamaria), che voleva fare il cantante, è il padre naturale del ragazzo e trova finalmente il coraggio di andare a conoscere quel figlio e scopre che non è proprio come se lo immaginava.
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