Una pagina buia Propaganda comunista nei film? 75 anni fa vedeva la luce la lista nera di Hollywood

SDA

22.4.2023 - 14:50

In un momento in cui la tensione tra Studios e sceneggiatori è al massimo, Hollywood riflette sulla pagina più buia del suo passato.

In questa foto d'archivio in bianco e nero del 1951, un uomo non identificato tiene dei cartelli anticomunisti davanti a un cinema che proietta il film «Davide e Betsabea». Lo sceneggiatore del film, Philip Dunne, e una delle sue star, Gregory Peck, furono presi di mira.
In questa foto d'archivio in bianco e nero del 1951, un uomo non identificato tiene dei cartelli anticomunisti davanti a un cinema che proietta il film «Davide e Betsabea». Lo sceneggiatore del film, Philip Dunne, e una delle sue star, Gregory Peck, furono presi di mira.
KEYSTONE//AP Photo/Courtesy of Academy of Motion Picture Arts and Sciences

22.4.2023 - 14:50

Con lo spauracchio del primo sciopero degli scrittori dopo 15 anni, due importanti istituzioni culturali di Los Angeles esplorano il periodo della caccia alle streghe tra i lavoratori dell'industria dello spettacolo più potente del mondo, quando gli studi di produzione bandirono i sospetti comunisti.

Era l'autunno del 1947. La commissione parlamentare per le attività anti-americane chiamò a Washington dieci sceneggiatori e registi. Dovevano difendersi dall'accusa di fare propaganda comunista nei propri film.

Nonostante il comitato non avesse presentato alcuna prova, il presidente della Motion Picture Association of America (che rappresenta gli Studios) impose di licenziarli e di non farli lavorare finché non fossero cadute le accuse.

L'epurazione durò fino al 1960

Nell'aprile del 1948, esattamente 75 anni fa, Alvah Bessie, Herbert Biberman, Lester Cole, Edward Dmytryk, Ring Lardner, Jr., John Howard Lawson, Albert Maltz, Samuel Ornitz, Adrian Scott e Dalton Trumbo furono condannati a un anno di prigione.

Proprio a loro, l'Academy Museum di Los Angeles dedica in questi giorni la retrospettiva «The Hollywood Ten at 75», una serie di proiezioni e tavole rotonde curate dallo storico del cinema Ed Rampell.

«Interrogarsi su quell'isteria anticomunista può darci strumenti per reagire all'ondata reazionaria di oggi, che mette all'indice libri, revisiona programmi scolastici, censura e nega la storia», riflette Rampell.

Nancy Escher, nuora di Dalton Trumbo, presenterà Spartacus, il film che nel 1960 segnò la fine dell'epurazione: Stanley Kubrick inserì il nome dello sceneggiatore nei titoli di testa.

Hollywood modella ancora il dibattito negli USA

«Il costo umano di quegli anni fu altissimo. Non solo per i dieci più famosi. Molti altri creativi persero lavoro e libertà. In alcuni casi, come per gli attori John Garfield e Philip Loeb, lo stress ha portato a una morte prematura», dice all'ANSA Cate Thurston, curatrice della mostra «Blacklist: The Hollywood Red Scare.»

L'esposizione, in programma allo Skirball Cultural Center dal 4 maggio al 3 settembre, raccoglie filmati, documenti, foto ed effetti personali che «ci mettono davanti a domande ancora attuali dice Thurston: fino a dove può spingersi il governo per bilanciare sicurezza e libertà civili? Si può licenziare qualcuno per le sue idee politiche?»

Poi termina: «Allora come oggi, Hollywood modella e interpreta il dibattito dell'intero paese».

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