Batistuta, indimenticato centravanti dell'Argentina e della Fiorentina, racconta alcuni aneddoti, parla di Messi e di quanto si sente fortunato di poter ancora camminare.
Forte, diretto e spietato davanti alla porta avversaria, questo era Gabriel Batistuta da giocatore, uno dei centravanti più micidiali della storia del calcio, il più prolifico fino all'arrivo di Lionel Messi.
In occasione delle riprese di un film-documentario sulla sua vita, l'ex calciatore argentino ha concesso un'intervista alla Domenica Sportiva, in cui ha raccontato aneddoti della sua carriera, ha parlato di Lionel Messi e della sua lotta contro l'amputazione del piede.
Gabriel Batistuta è stato una bandiera della nazionale albiceleste oltre che un idolo indimenticato dalle parti di Firenze, dove ha giocato 333 partite mettendo a segno 207 reti. Una macchina da gol insomma, e chi lo ha visto giocare ricorda il nome Batigol come una garanzia.
Batistuta ha trascorso gran parte della sua carriera alla Fiorentina, non certo una super-potenza del calcio europeo. «Ho ricevuto tante offerte e questo dalle squadre più importanti - racconta l'argentino - ma a me piaceva partire in svantaggio. Può sembrare anche un ragionamento stupido, ma a me piacevano le sfide. Il gol che mi lega maggiormente alla Fiorentina e ai suoi tifosi è quello che ho segnato a Wembley contro l’Arsenal. Tutti ci davano per spacciati invece vincemmo a Londra e passammo nel girone di Champions».
Batigol è stato recordman di segnature con la maglia della nazionale argentina fino a due anni fa, quando è stato sorpassato da Lionel Messi, che fino ad oggi di reti in Nazionale ne ha siglate 65 in 128 incontri. Batistuta si è fermato a 58 giocando però solamente 77 incontri; un coefficiente da far sbiancare chiunque, ancora oggi.
Proprio a proposito di Messi l'ex numero 9 dice: «Non è Diego Armando Maradona nemmeno come carattere. Se uno non è leader, non può diventarlo. Ronaldo è leader, influisce di più nell’ambiente, meno nella partita. In campo Messi è il migliore al mondo, Ronaldo supplisce col carattere».
Infine due parole a proposito della sua lotta con il dolore di quelle caviglie che in carriera non ha mai risparmiato.
«Volevo farmi amputare il piede destro tanto il dolore era continuo e forte, ma il mio dottore si rifiutò. Mi disse che ero pazzo, mi operò alle caviglia destra ma la situazione non migliorò. Il mio problema - prosegue Batigol - è che non ho più né cartilagini né tantomeno tendini: i miei 86 chili poggiano sulle ossa e questo mi faceva morire dal male. Poi piano piano la situazione è migliorata. Adesso sto meglio, ho ricominciato a camminare ma c’è voluto molto tempo».