Il Southampton ha patito la più pesante sconfitta casalinga della sua storia in Premier. Giocatori e club si scusano offrendo il loro salario in beneficenza.
Verrà ricordato come il «venerdì nero di Southampton».
La formazione di Premier League inglese del Southampton ospitava al St.Mary's Stadium il Leicester, terza in classifica a pari punti (20) con il Chelsea.
Al termine di interminabili 90 minuti di gioco il tabellone segnava 0-9. Si tratta della più grande sconfitta casalinga patita dal Southampton nella sua storia in Premier League.
Sabato e domenica i giocatori di Ralph Hasenhüttl si sono allenati nel Staplewood Campus sotto lo sguardo ancora arrabbiato dei tifosi. Da lì la decisione - storica pure questa - di devolvere il salario di venerdì alla Saints Foundation, associazione che si occupa di aiutare 12'000 giovani e adulti ad uscire da circoli viziosi grazie al gioco del calcio.
Il club ha dato l'annuncio ufficiale sul suo profilo Twitter.
«Il tempo delle parole è passato»
Attraverso lo stesso canale sono pervenute anche le parole del coach austriaco:
«Dopo questo messaggio, non parleremo più di ciò, in quanto il tempo per le parole è passato. La nostra completa attenzione e energia sarà riservata al lavoro in preparazione della sfida contro il Manchester City. Questo è ciò che dobbiamo ai nostri tifosi».
Il Southampton ha davanti a sè due sfide insidiose contro la stessa formazione: martedì i Saints saranno di scena a Manchester in occasione della Carabao Cup e sabato ritorneranno a far visita ai Citizens per l'incontro di Premier League.
Zona relegazione
La sconfitta di venerdì ha sprofondato il Southampton al 18esimo posto in classifica, che significa zona relegazione, con una differenza reti di -16.
Il capitano dei Saints, Pierre-Emile Hojbjerg, si è scusato verso i tifosi con un messaggio davvero sentito.
«Posso solo mettere la mia faccia, come capitano, per dire che l'unica cosa che conta ora è che dobbiamo guardare avanti».
«Non possiamo permettere mai più che accada qualcosa di simile», ha aggiunto Hojbjerg.
«Non voglio più parlare, mi posso solamente scusare», ha concluso il 24enne danese.