Non vi sono dubbi che Carlo Ancelotti è uno degli allenatori di maggior successo nella storia del calcio. In Champions League non ha rivali avendo già conquistato quattro titoli. L'italiano dispone da anni di un'arma segreta.
Ancelotti lo ha dimostrato nella recente semifinale di Champions League. Cosa?
A 10 minuti dalla fine del secondo tempo, il Bayern era in vantaggio per 1-0 al Santiago Bernabeu. Il Real stava per uscire dalla 'sua' competizione. Davide allora, ha chiesto a suo padre, Carlo, di effettuare una particolare sostituzione. Jude Bellingham, che regolarmente entra in area di rigore da centrocampo, si stava stancando. Il Bayern stava concentrando tutte le sue energie sulla difesa, per arginare la potenza e l'estro di Vinicius Jr.
Davide allora si rende conto che la squadra ha bisogno di una maggiore presenza in area, di un giocatore che divida l'attenzione dei difensori. Ha guardato a Joselu, un giocatore con un'ossatura alta e un istinto da attaccante.
Non molti lo avrebbero indicato come il giocatore in grado di fare il miracolo. «Joselu dai», ha detto l'assistente. Il padre si è fidato.
Entrato in campo all'81esimo minuto, Joselu ha prima capitalizzato un errore di Manuel Neuer per pareggiare e poi ha messo a segno la rete della vittoria, sinonimo di qualificazione in finale di Champions League.
Il duo Ancelotti ha fatto la scelta giusta.
La filosofia deve adattarsi alla squadra ... non il contrario
Qualcuno si è chiesto come mai il Real continua a raggiungere le finali nonostante, apparentemente, non abbia una chiara filosofia di calcio?
Davide ha detto chiaramente in molte interviste che le loro squadre hanno successo grazie alla loro flessibilità. Si adattano alle situazioni. Non c'è un'ideologia fissa. Possono iniziare una partita con un 4-3-3, ma cambiare molte volte nel corso di 90 minuti.
In un'intervista al «Corriere dello Sport», anche papà Carlo ha spiegato: «Non credo in ideologie come Guardiolismo, Sarrismo... Credo nell'identità della squadra».
«Un allenatore intelligente è uno che adatta il gioco alle caratteristiche dei suoi giocatori. Sarebbe un idiota se, con un attaccante come Vinicius, che ha una moto sotto i piedi, non puntasse sul contropiede».
Da quando è tornato al Real Madrid, Ancelotti ha puntato più che mai sull'adattamento agli avversari, sulla creazione di caos, sulla forzatura degli errori, sul loro recupero.
Davide, l'arma segreta
Javi Martinez, ex centrocampista del Bayern che ha giocato sia con Ancelotti che con Pep Guardiola, ha così descritto il ruolo del figlio del grande Ancelotti.
«Il processo di evoluzione non si ferma mai e per gli allenatori più anziani è più difficile adattarsi», ha detto. «Davide completa Carlo e lo aiuta a capire l'evoluzione del calcio. Davide è incredibile: preparato, serio, una grande persona, come suo padre».
L'ex calciatore, figlio del coach che anche il Brasile voleva sulla sua panchina, visiona innumerevoli partite in giro per l'Europa, studiando gli avversari e riflettendo sui dati raccolti.
In allenamento si occupa delle routine dei calci piazzati ed elabora determinati schemi di gioco.
Il cambio al momento giusto
Un altro esempio: in una sfida del campionato spagnolo il Real Madrid aveva subito un gol prematuro contro l'Almeria. Ci è voluto fino al 61esimo minuto per trovare il pareggio, ma serviva una vittoria.
Il Real aveva conquistato un calcio d'angolo e Davide è stato visto dare istruzioni dettagliate a David Alaba, in procinto di entrare in campo. L'assistente è allora andato dal padre spiegandogli perché Alaba doveva entrare subito in campo.
Il calcio d'angolo era sulla destra, ideale per uno dei dolci colpi di sinistro dell'austriaco. Il difensore è entrato e ha segnato. Di sinistro. Il Real ha vinto.
Ora non resta che attendere per vedere quale altra magia il giovane Ancelotti riuscirà a cavare dal suo cilindro nella finale di Champions League contro il Borussia. Il Real è alla caccia del suo 15esimo titolo.