«Sono persone deboli» Ecco perché secondo Usyk i russi non vinceranno la guerra

bfi

20.8.2022

Oleksandr Usyk durante un evento di presentazione alla stampa di Jeddah, Arabia Saudita.
Oleksandr Usyk durante un evento di presentazione alla stampa di Jeddah, Arabia Saudita.
KEYSTONE

Anche il campione del mondo è stato in guerra. Pochi mesi dopo, oggi a Jeddah, il 35enne difenderà il suo titolo contro Joshua. L'ucraino racconta cosa lo ha spinto a tornare sul ring e perché il suo Paese vincerà la guerra.

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20.8.2022

È il 25 settembre del 2021. Sul ring del Tottenham Hotspur Stadium di Londra, diversi pugni scagliati dal pugile ucraino Oleksandr Usyk colpiscono il bersaglio, soprattutto un jab sinistro mette sotto pressione il campione in carica, Anthony Joshua. Il britannico si aggrappa alle corde a pochi secondi dalla fine dell'incontro, dimostra di non farcela più.

Usyk si inginocchia e si fa il segno della croce, pochi istanti dopo viene incoronato campione del mondo dei pesi massimi. È all'apice della sua carriera.

Oleksandr Usyk (sinistra) colpisce Anthony Joshua (25 settembre 2021).
Oleksandr Usyk (sinistra) colpisce Anthony Joshua (25 settembre 2021).
KEYSTONE

Quasi cinque mesi dopo, la Russia invade l'Ucraina. Il pugile 35enne, campione del mondo in carica dei pesi massimi viene chiamato alle armi: in tuta mimetica, mitragliatrice in mano, Usyk pattuglia le strade di Kiev con altri suoi commilitoni.

In un'intervista concessa al 'Guardian' dice: «Ogni giorno chiedevo a Dio di tenermi in vita».

Oleksandr Usyk è stato in guerra per un mese, e ne parla come il momento più difficile della sua vita: «Perché non potevo stare con la mia famiglia».

A fine marzo, il 35enne ha deciso di lasciare l'Ucraina con la sua famiglia. Poco dopo, soldati russi fecero irruzione nella sua casa di Worsel, vicino a Kiev, distruggendo parte dell'arredamento e abitandoci per un po'.

«Combatti per il nostro Paese»

Lasciata la famiglia al sicuro in Polonia, il noto pugile, come altri sportivi ucraini, ha visitato degli ospedali militari.

«I soldati feriti mi hanno chiesto di combattere contro Joshua. Per combattere per il nostro Paese». Il 35enne si è convinto a rimettere in gioco la corona conquistata a settembre. «Gli ucraini vogliono che il nostro inno nazionale sia ascoltato in tutto il mondo».

Anche il promotore degli incontri di Usyk, Alex Krassyuk, ha ribadito a Sky quanto detto dal suo protetto: «La gente vuole che combatta, vuole che vinca. Tutti vogliono che la bandiera ucraina venga issata e che l'inno venga ascoltato in tutto il mondo».

Sempre al 'Guardian', il pugile ucraino ha detto: «Ho spiegato ai nostri soldati che i russi sono persone deboli. Ecco perché vogliono ucciderci. Ed è per questo che non vinceranno la guerra. Noi siamo più forti di loro».

Poi, il campione del mondo dei pesi massimi si è permesso una critica al resto del mondo: «Alcuni fanno troppo poco per aiutare l'Ucraina. Molti si nascondono e sperano che la guerra non li colpisca».

«A volte devo costringermi a sorridere»

Ma la guerra ha lasciato il segno anche su un lottatore come Usyk. In passato noto per i suoi modi gioviali, il gigante di Simferopol, in Crimea, è diventato dannatamente serio. «A volte devo costringermi a sorridere».

«Nel primo mese di guerra ho perso cinque chilogrammi», ha raccontato il campione del mondo di quattro federazioni pugilistiche (IBF, IBO, WBA, WBO). Peso che è riuscito a recuperare rapidamente, allenandosi per il secondo incontro contro il britannico Joshua.

L'incontro si svolgerà, oggi a Jeddah in Arabia Saudita, alle 23:00 ora svizzera.

La sfida sarà trasmessa gratuitamente nel paese del campione ucraino. Usyk se ne è assicurato.

«È fantastico e mostrerà il legame tra me e l'Ucraina. Il fatto che tutti possano guardarmi a casa mi ispirerà», ha detto il pugile.

Anthony Joshua, lo sfidante 32enne vice campione del mondo, ha così commentato la situazione del suo sfidante sulle colonne di 'The Mirror': «Se il mio Paese fosse in guerra, ciò avrebbe sicuramente un effetto su di me. Rispetto al 100% quello che sta facendo», ha concluso il britannico.