Dopo più di 7 stagioni giocate in Svizzera, il 36enne ha firmato per tre anni con il suo club d'origine, il Djurgården. Felice di essere tornato a casa Linus ha raccontato della sua esperienza svizzera, fatta di alcuni alti e tanti bassi.
Linus Klasen è tornato in Svezia dopo aver firmato per il Djurgården. Intervistato da hockeysverige.se, il geniale giocatore ha parlato dei suoi anni trascorsi in Svizzera e del suo attuale club.
Dopo sei stagioni a Lugano, ricordiamo, e una parentesi di una stagione al Lulea (Svezia), il folletto era tornato in Svizzera, in Swiss League, dove ha vestito la maglia del Visp, a partire dalla stagione 2021-2022. Noi lo abbiamo visto giocare nella serie cadetta, e non possiamo che concordare con quanto - lui stesso - ha raccontato ai giornalisti svedesi.
«Visp non era niente per me. Ero semplicemente troppo bravo per giocare lì».
Il ritorno in Svezia è stato in parte forzato dalle condizioni di salute di uno dei suoi figli - da qui la richiesta al Visp di poter sciogliere il contratto anzitempo - e in parte, si evince dalle parole dello stesso Klasen, dal desiderio di voler ancora giocare in una lega importante, nella quale poter mettere a disposizione tutto il suo immenso talento e la sua creatività.
Lugano e la Svizzera
A 36 anni Linus Klasen ha firmato un contratto triennale con il Djurgården, club storico della capitale Stoccolma. Ma dopo sette anni di vita in Ticino, non gli manca la Svizzera?
«La Svizzera come paese? La qualità della vita è buona. Siamo stati bene, ma ogni cosa ha il suo tempo. Il fatto che ci siamo trasferiti a casa ci sembra giusto anche per i bambini» ha commentato l'attaccante, ex Lugano.
Linus ricorda che a Lugano, all'inizio c'era anche il suo connazionale Fredrik Pettersson, con il quale entrò subito in sintonia: i due portarono il Lugano in finale contro il Berna nel 2016. Poi, però Pettersson lasciò i ticinesi proprio al termine di quella stagione, e le cose, secondo Klasen da lì si fecero più difficili. Pettersson tornerà a incrociare la strada dei bianconeri nel 2018, quando giocatore dello Zurigo, abbatterà con un bruttissimo intervento Maxim Lapierre, in gara 6 della finale che vedrà vincenti gli ZSC.
«Ho dovuto giocare con giocatori di livello inferiore e con persone che non avevano la mia stessa velocità di pensiero», ha ammesso colui che ha vestito per 265 volte la maglia del Lugano - mettendo a segno 253 punti.
Visp
Invece, l'esperienza a Visp non è stata tra le più indolori per la famiglia Klasen, con papà Linus a dormire spesso in Vallese, e viaggiare solo. «Vale di più dormire a casa e stare con la famiglia ogni giorno. Aiutare i bambini nelle piccole e grandi cose sarà magico».
La finale del 2016 contro il Berna e i tifosi bianconeri
Ma qual è stato il periodo più importante del suo soggiorno in Svizzera?, Linus Klasen non tentenna: «Quando siamo andati in finale per la prima volta (2016 ndr.)». Il folletto svedese ha raccontato dell'enorme pressione che si sentiva a Lugano, dalle parti della Resega. «È un pubblico molto sofisticato ed esigente», quello dell'HC Lugano, che quando le cose vanno male a volte perde anche la giusta dimensione delle cose. Il 36enne racconta appunto di volte in cui persero, o giocarono male, e vennero bersagliati con sassi e bengala quando si trovavano sul bus.
Personalmente però il geniale giocatore svedese non è mai stato attaccato dai tifosi bianconeri, anzi «ho sempre avuto un grande supporto dai tifosi e non ho nulla di male da dire su di loro».
Svezia e Svizzera, per Linus Klasen due mentalità, due società e due modi d'intendere la vita troppo diversi. Lo svedese ha spiegato che ha sempre trovato diversi gruppi all'interno della squadra, divisi per lingua. «I tedeschi se ne stanno per conto loro, gli italofoni se ne stanno per conto loro, così come i francesi e gli stranieri».
Il ritorno a casa
Il papà di Linus è stato il responsabile del materiale del Djurgården per molti anni, e lui è cresciuto con questi colori, fuori e dentro casa. Dunque tornare a casa è stata un'opportunità da non perdere per il 36enne, l'ultima. «È una sensazione magica vivere con la mia famiglia a Stoccolma e giocare per il Djurgården».
Svezia vs Svizzera
In Svezia, a differenza del massimo campionato svizzero, secondo Klasen c'è molta più unità tra i giocatori. Si tratta quasi esclusivamente di ragazzi svedesi, che dunque parlano la stessa lingua, e molti sono di Stoccolma. «Tutti tirano nella stessa direzione e vogliono fare carriera».
Il neo acquisto del Djurgården ha concluso la lunga intervista mettendo in risalto in fatto che in Svezia l'hockey è visto come una professione, mentre secondo lui, in Svizzera «si gioca troppo».
Lui, che oltre ad essere un serio professionista ha certo dimostrato quanto bello sia il gioco dell'hockey, quello visionario e creativo, ribelle e poetico.