Sami Kapanen è il nuovo allenatore del Lugano. Il finlandese, 45 anni, ha alle spalle una lunga carriera di successo come giocatore, mentre da giovane coach ha già vinto la Coppa Spengler nel 2018. Conosciamolo meglio.
Sami Kapanen ha deciso di lasciare il KalPa, squadra di cui è anche co-proprietario, per raccogliere il testimone lasciato vacante da Greg Ireland. Il Lugano si affiderà a lui per provare a vincere quel titolo che da troppi anni manca sulle rive del Ceresio, dopo due finali perse nelle ultime quattro stagioni.
Prima di tutto bisogna iniziare dicendo che nella famiglia di Sami Kapanen l'hockey è diventato parte del DNA: il 22enne figlio Kasperi gioca in NHL con la maglia dei Toronto Maple Leafs, papà Hannu è stato un grandissimo giocatore del Jokipojat, la quale società ne ha ritirato la maglia quando a 34 anni Hannu smise di giocare. Lo zio di Sami, Jari, fu anch'egli giocatore della nazionale finlandese nonchè rimane una delle leggende dello Jokerit Helsinki. Rimane da elencare Kimmo, fratello di Sami, che seppur non avendo avuto la brillante carriera del fratello ha comunque giocato da professionista per i maggiori club di Finlandia e Svezia.
Sami Kapanen a 22 anni lasciò la Finlandia per il Nordamerica dove ha giocato più di 800 partite in NHL dove ha vestito le maglie di Hartford Whalers, Carolina Hurricanes e Philadelphia Flyers confezionando 458 punti. Tornato in patria a 35 anni, ha poi giocato fino a 41 anni nella massima divisione del suo Paese con la squadra del KalPa, della quale è diventato co-proprietario. Con la squadra Nazionale Kapanen può vantare 1 medaglia d'oro e 3 d'argento vinte ai Campionati del Mondo, oltre che due bronzi conquistati alle Olimpiadi. Nel 2002 si laureò 'Fastest Man on ice' completando il giro della pista in 12.7 secondi.
Dopo aver appeso i guantoni al chiodo Kapanen ha da subito iniziato la sua carriera di allenatore, sempre per il suo KalPa. Nella stagione 2016-2017 si laureò vice-campione di Finlandia perdendo la serie finale contro Tappara per 4-2. Nel 2018 conquistò la vittoria alla Coppa Spengler di Davos.
Kapanen è cresciuto con il padre quale idolo, fino a quando venne a conoscere Wayne Gretzkj. Ma, racconta lo stesso Kapanen, ancor più del 'Number One' canadese, il giovane Sami aveva una profonda ammirazione per il terzetto d'attacco che formava la celebre - e inarrivabile - Red Line dell'allora CSKA Mosca e della nazionale dell'Unione Sovietica: Larionov, Krutov e Makarov. In specialmodo di Makarov amava la sua tecnica sopraffina e la capacità di pattinare con tanta grazia, «come se stesse danzando». Ripensando alla finale della Stanley Cup con Carolina al finlandese vengono ancora oggi i brividi: la folla, l'inno nazionale statunitense, l'amore della gente per il gioco. Indimenticabile.
Un aspetto poco conosciuto di Sami Kapanen è il suo piacere per la storia: i maya, gli incas, i greci, la seconda guerra mondiale e in specialemodo la guerra tra la sua Finlandia e la grande Russia del 1939 vinta dai suoi progenitori, i quali poterono mantenere la propria indipendendenza senza essere facogitati dal grande impero russo.
Il nuovo coach del Lugano dice di amare il gioco dell'hockey, in quanto è un gioco molto duro, che deve combinare la capacità di vedere avanti, l'abilità con le mani e con i pattini; tutto questo ad una velocità pazzesca. «È uno sport così divertente ed eccitante che non ti stanchi mai di giocarlo o guardarlo».
Un avvincente biglietto da visita per gli amanti dell'hockey, ma soprattutto per i tifosi bianconeri.