IL CEO dello Zurigo racconta della stagione fallimentare del suo club, della decisione di non prolungare a Arno Del Curto, dell'operato di Sven Leuenberger e della scarsa resa dei suoi giocatori.
I Lions hanno già terminato la stagione da un po' e tra una settimana o poco più si saprà chi prenderà il loro posto sul trono riservato al campione svizzero.
Dalle parti di Zurigo nel frattempo ha fatto molto discutere la notizia del mancato prolungamento del contratto a Arno Del Curto, il coach che aveva preso le redini dei Lions a stagione in corso.
In un'intervista al Tagesanzeiger è il CEO degli zurighesi a rispondere a questa e altre domande riguardanti la stagione fallimentare degli attuali campioni in carica.
«Alcuni credono che sia stata una decisione sbagliata, in specialmodo coloro che seguiva l'hockey già nel 1992. La nostra decisione è stata presa pensando al futuro dello ZSC», così ha iniziato al sua intervista Peter Zahner.
Perché si è presa la decisione di non lasciare più tempo a Arno Del Curto, un coach leggendario e carismatico?
«C'erano motivi che parlavano a favore di Del Curto, e altri che dicevano il contrario. Noi abbiamo discusso la cosa con tutti i diretti interessati e le somme di quest'analisi generale portavano al bisogno di un cambio di allenatore. Non possiamo parlare di singoli fattori, questo non sarebbe corretto».
La stagione dei Lions è stata tutt'altro che buona. C'è la paura di un calo di abbonati per la prossima stagione?
«Credo che un po' ne sentiremo il contraccolpo, certo. Ci sono comunque dei punti che parlano a favore di un rinnovo dell'abbonamento. Tra le altre cose, ai fedeli abbonati daremo la possibilità di scegliere il proprio posto, quando nel 2022 potremo giocare nel nuovo stadio».
Come si spiega Peter Zahner questa stagione fallimentare?
«Io sono contento del titolo di campioni svizzeri conquistato nel 2018. Titolo che però ha in parte oscurato dei problemi. Ricordo ancora quando a Lugano, al termine di gara 7 della finale, dissi che bisognava analizzare accuratamente i video delle 50 partite di Regular Season».
Il titolo vinto la scorsa stagione è stata una sorta di vittoria di Pirro?
«Come detto, non posso rincrescermi per il titolo vinto. Questo ha portato a non cambiare l'atteggiamento poco conseguente della stagione precedente. Miserie iniziate già in Coppa Svizzera, quando abbiamo faticato oltremodo contro il Bülach, formazione di Mysports League. Già allora abbiamo avuto la sensazione che la squadra giocasse solo al 70-80 percento. Le gare di Champions League contro il Frölunda e Oulu sono state un'eccezione».
Come si può arrivare al punto che una formazione di professionisti sia pronta a fornire solo una parte del proprio impegno?
«Forse c'era chi pensava, guardandosi attorno nello spogliatoio, che le cose potessero andar bene in automatico. I giocatori hanno ammesso di aver sottovalutato la situazione. Sono stati molto critici con sé stessi, non hanno spostato le responsabilità su nessuno. Credo che sia un ottimo punto di partenza per il futuro».
Come valuta il lavoro del direttore sportivo Sven Leuenberger, pure lui travolto dalle critiche?
«Un anno fa Leuenberger ha concluso degli ottimi trasferimenti. Lo hanno visto tutti. Nessuno ha pensato che Bodenmann, Hollenstein, Cervenka o Noreau fossero stati degli acquisti sbagliati. Lui stesso aveva delle idee chiare. Purtroppo non siamo riusciti a creare un DNA di squadra. Le analisi dicono che abbiamo perso la stagione nel primo terzo di ogni partita. Qualcuno dirà che i ragazzi non erano pronti. Questo è desolante».
Vacanze e preparazione estiva attendono ora i Lions che partiranno a settembre senza Niklas Schlegel, Roger Karrer, Kevin Klein, Jérôme Bachofner, Fabrice Herzog, Marco Miranda e Dominic Moore, mentre il futuro di Roman Cervenkas è ancora incerto.
Se il nome del nuovo coach non è ancora noto, lo sono quelli di otto nuovi arrivi: Daniel Guntern, Alexander Braun, Yannick Brüschweiler e Justin Sigrist (GKZ Lions), Dario Trutmann e Axel Simic (Losanna), Dominik Diem e Marco Pedretti (Bienne).