Il serbo ha vissuto una stagione turbolenta: dal putiferio e l'allontanamento dall'Australia a causa del mancato vaccino, al trionfo al torneo di Wimbledon in estate. Djoko ha analizzato il suo 2022.
La stagione che sta per concludersi assomiglia a un giro sulle montagne russe per Novak Djokovic. Quest'ultimo anno è stato segnato dalla domanda: «Posso giocare o no?». Il 35enne ha dovuto saltare diversi tornei importanti a causa della decisione di non vaccinarsi contro il coronavirus.
In una recente intervista rilasciata al quotidiano serbo «Sportal», l'attuale numero sette del ranking ATP ha parlato apertamente di come ha vissuto il 2022.
«Ciò che è successo ha lasciato delle tracce nella mia psiche»
Il serbo ha iniziato l'anno da numero uno del mondo. Ma subito a gennaio è incappato nei primi conflitti. A causa delle severe misure adottate dall'Australia per combattere il coronavirus, il serbo è costretto a saltare il primo torneo del Grande Slam stagionale, al termine di una folle settimana ricca di colpi di scena. «Quello che è successo all'inizio del 2022 ha lasciato tracce nella mia psiche. Ho cercato di affrontarlo in un certo modo e pensavo di averlo superato completamente, ma non è stato così».
Dopo giorni di controversie legali sul suo permesso di entrata, Djokovic è infatti stato costretto a lasciare Melbourne, ricevendo pure un divieto di entrare nel paese in futuro. «Sono di nuovo in attesa di un permesso. È una buona cosa che abbiano aperto le frontiere per le persone non vaccinate. Adesso ho questo divieto di accesso, ma spero che venga revocato. Si tratta di qualcosa fuori dal mio controllo. Spero che le persone del governo australiano mi diano una risposta positiva», ha raccontato Nole.
Lo stessa sorte gli è stata riservata agli US Open. Anche le autorità statunitensi si sono rifiutate di consentirgli l'ingresso senza la vaccinazione. «Non voglio entrare nel merito, ma spero che le cose tornino alla normalità per l'Australia e l'America, così che sia permesso a tutti di giocare di nuovo in queste nazioni».
«Non ho rimpianti»
Nonostante tutto, il 35enne ha detto di non avere alcun rimorso. «Rispetto il fatto che ognuno abbia un modo diverso di pensare alla mia situazione e a queste circostanze. Dopo tutto, non ho mai insultato nessuno o cercato di mancare di rispetto in alcun modo. Ho sempre voluto dimostrare che è importante che tutti abbiano il diritto e la libertà di scegliere. Per le scelte che ho fatto, sapevo che ci sarebbero state delle conseguenze».
Anche se Djokovic ha dovuto rinunciare a due dei quattro tornei più prestigiosi della stagione tennistica è comunque soddisfatto dei risultati ottenuti. «Ho vinto a Roma e ho giocato abbastanza bene al Roland Garros. In seguito ho vinto a Wimbledon e poi altri due tornei; quindi ho continuato la mia striscia di vittorie», ha infatti ribadito il 35enne.
«Un anno che mi ha insegnato molto»
Questa laboriosa stagione, che per altro sta volgendo al termine, ha dato al serbo una nuova prospettiva sul mondo, sulla vita e sul tennis. «So che tutto quello che mi è successo quest'anno, soprattutto in l'Australia, e tutto quello che ne è seguito mi ha insegnato alcune importanti lezioni di vita».
«Tutto ciò mi ha fatto capire in che mondo vivo, soprattutto in questo ecosistema tennistico. Sono cadute molte maschere, per così dire, ed è molto interessante per me osservare come sono stato trattato da alcune persone», ha concluso Djokovic, che proprio in quest'annata travagliata ha superato Roger Federer - fermo a quota 20 - nella classifica dei vincitori dei tornei del Grande Slam con il 21esimo sigillo proprio a Wimbledon. Rafael Nadal rimane in testa con i suoi 22 titoli.