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All'ex star del tennis Goran Ivanisevic è stato chiesto quale colpo di un altro tennista gli sarebbe piaciuto avere nel suo bagaglio: il croato non ha avuto dubbi.
Goran Ivanisevic non è certo un tennista qualunque. Il 48enne croato, in carriera, ha vinto il torneo di Wimbledon nel 2001, issandosi fino al numero 2 della classifica del tennis mondiale.
Il colpo più invidiato
In un'intervista concessa all'ATP Tour all'ex tennista è stato chiesto qual'è il colpo che ruberebbe ad un giocatore del circuito internazionale.
Il 48enne non ha avuto esitazioni, come si può vedere nel video sotto, in inglese:
«Prenderei il rovescio di Novak Djokovic».
Perché questa scelta?
Ivanisevic spiega che il rovescio dell'attuale numero 1 al mondo ha tutto ciò che si può desiderare: «Il timing, la profondità, il fatto che può colpire la palla cento volte vincendo lo scambio, anche se non è nella posizione ideale».
Come un dipinto di Picasso
L'ex tennista croato descrive il rovescio di Djokovic usando il termine «perfezione». Usando una similitudine, Ivanisevic dice che il colpo a due mani del tennista serbo è «come un dipinto di Picasso».
Ivanisevic non è comunque il solo grande tennista a vedere nel rovescio di Djokovic un colpo davvero micidiale. Come potete vedere nel video qui sotto, sono diversi i grandi del tennis ad aver tessuto le lodi del colpo franco del numero 1.
L'opinione di Rick Macci
Rick Macci è uno dei coach più titolati di sempre, basti pensare che lo statunitense è stato allenatore dei vari Roddick, Capriati, Sharapova e delle sorelle Williams.
A proposito del rovescio di Djokovic, Macci ha così spiegato la magnitudine del colpo del serbo.
«Inizialmente Djokovic colpisce con anticipo la palla. In secondo luogo ha un'ottima coordinazione occhio-mano. Terzo, ha un grande equilibrio. Quarto, ha una grande tecnica. Grazie ai grandi muscoli delle gambe, dei fianchi e delle spalle può decidere se giocare un cross o lungo-linea, proprio come facevano Connors e Agassi. Come tutti i grandi giocatori che si servono del rovescio a due mani ha un grande ritorno di servizio».
«"Biomeccanicamente" il suo corpo e la racchetta sono collegati. Non si affida al suo polso, non usa troppo le braccia e sa piegare le ginocchia anche per prendere palline molto basse, che di solito sono più semplice da colpire per i giocatori che hanno il rovescio ad una mano sola. In Djokovic tutto sembra collegato, come un unico pezzo», conclude l'esperto americano.