Pioggia di critiche dalla stampa CS-UBS, «Una domenica di vergogna per la Svizzera»

SDA / pab

20.3.2023 - 08:25

Il presidente della Confederazione Alain Berset (a destra), la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter (al centro), e Thomas J. Jordan (a sinistra), presidente della Banca Nazionale Svizzera, al momento del loro arrivo alla conferenza stampa straordinaria di domenica sera (19 marzo 2023) a Berna nella quale è stata annunciata la fine di Credit Suisse, che sarà comperata da UBS.
Il presidente della Confederazione Alain Berset (a destra), la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter (al centro), e Thomas J. Jordan (a sinistra), presidente della Banca Nazionale Svizzera, al momento del loro arrivo alla conferenza stampa straordinaria di domenica sera (19 marzo 2023) a Berna nella quale è stata annunciata la fine di Credit Suisse, che sarà comperata da UBS.
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«L'acquisizione della vergogna», «scandalo storico», «giornata disastrosa», «Uno zombie se n'è andato, ma sta emergendo un mostro»: lunedì mattina la stampa non le ha mandate a dire riguardo all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Ecco un'ampia panoramica.

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La fusione non sarà senza conseguenze per la piazza finanziaria elvetica che, dopo troppi errori, subisce un duro colpo al proprio orgoglio, stimano i giornali.

Cosa dicono i due quotidiano ticinesi

Fra i quotidiani ticinesi, il Corriere del Ticino sottolinea che ancora una volta, come in un sequel di un film già visto quindici anni fa, l'intervento decisivo è quello della mano pubblica.

Nell'editoriale, Credit Suisse viene descritto come un «rottame radioattivo» che avrebbe potuto causare danni ancora peggiori se lasciato alle intemperie del mercato.

La Regione, dal canto suo, cita Fabio Concato e parla di «domenica bestiale».

Il quotidiano evidenzia come la stessa banca che finanziò opere ciclopiche, tra le quali la galleria del San Gottardo, un secolo e mezzo dopo si è rovinata trafficando con gestori di hedge found. Dubbi vengono poi sollevati sul fatto che una tale situazione – nonostante tutte le garanzie del caso – non si ripeta.

«I dirigenti sono stati troppo lenti»

«È uno spreco sociale, economico e una vergogna politica per dei dirigenti troppo lenti ad agire», scrive nel suo editoriale il capo della rubrica economica di Tribune de Genève e 24 Heures, Pierre Veya.

Le autorità ci hanno messo troppo, a suo dire, a capire che «gli squali del mondo anglosassone» avrebbero imposto soluzioni radicali.

Troppi errori, tergiversazioni, mezze verità e goffaggine hanno avuto la meglio su un istituto leggendario, che ha perso la sola qualità non negoziabile per una banca: la fiducia, ha proseguito. Risultato: la Svizzera si ritrova oggi più piccola e torna a una sorta di normalità bancaria. «Non è la fine della storia, relativizziamo, ma uno schiaffo al suo orgoglio».

«L'impensabile è accaduto in un lampo»

Secondo Le Temps le autorità, ebbre di fiducia, non hanno dato seguito alle domande di estrazione della parte svizzera dell'attività, chiesta anche dagli azionisti. «L'attendismo» del quale hanno dato prova le autorità ha infine affossato Credit Suisse che «decisamente» non avrebbe dovuto cadere, deplora il quotidiano.

«L'impensabile è accaduto e in un lampo», commenta il quotidiano friburghese «La Liberté». La settimana scorsa il Credit Suisse è stato vittima di una spettacolare crisi di fiducia. Il Consiglio federale non ha avuto scelta. Il giornale si interroga soprattutto sul destino dei dipendenti. Qualunque cosa abbiano detto i dirigenti, il risultato sarà «doloroso» per loro. Anche i contribuenti hanno l'amaro in bocca, poiché la Banca Nazionale Svizzera dovrà anticipare fino a 200 miliardi di franchi.

L'Aargauer Zeitung: «Soluzione catastrofica»

Alla fine non c'era altra scelta, commenta ldall'altra parte della Sarine l'«Aargauer Zeitung». Bisognava trovare una soluzione entro domenica sera, prima ancora dell'apertura delle prime borse in Asia. Altrimenti il Credit Suisse sarebbe crollato lunedì, il sistema finanziario svizzero sarebbe stato scosso e con esso il sistema finanziario globale. Si sarebbe potuta scatenare una crisi bancaria internazionale. Nessuno in Svizzera voleva correre questo rischio.

«Non è possibile trovare soluzioni valide sotto una pressione così forte, e ciò che è stato comunicato ieri sera a Berna non è solo negativo, è catastrofico», scrive il giornale. Il Credit Suisse viene sacrificato per obiettivi più grandi, per la stabilità del sistema finanziario.

UBS e i mercati soli vincitori

«La Svizzera ha dormito ben troppo a lungo mentre Credit Suisse scivolava occhi aperti verso la rovina», rincara la dose il Blick. Il quotidiano si sorprende che le autorità, ma anche le altre banche, non abbiano reagito prima, forzando i protagonisti di questa débâcle a inventarsi una soluzione d'emergenza.

Per le testate di lingua tedesca del gruppo Tamedia si tratta semplicemente di uno «scandalo storico». Confederazione, Finma e BNS si sono fatti schiacciare i piedi da UBS. Quest'ultima raccoglie tutti i benefici mentre clienti e collaboratori pagano il prezzo, si legge. Le misure prese dalla Confederazione gravano poi con un rischio di 9 miliardi sulle spalle dei contribuenti.

Le testate di Tamedia terminano con un'amara constatazione: «L'immagine della Svizzera come centro finanziario stabile è stata definitivamente danneggiata dalla scomparsa del Credit Suisse. »

Südostschweiz: «Tragica fine di una tragedia»

Il commento della «Südostschweiz» descrive la fine del Credit Suisse come tragica e triste. È tragica perché la banca era in realtà ben posizionata in termini di capitale e il consiglio di amministrazione e il top management avevano un'idea di come il CS avrebbe potuto tornare su una base stabile in due o tre anni.

Tuttavia, le incertezze innescate dai fallimenti bancari negli Stati Uniti, poi alimentate da dichiarazioni molto maldestre della Saudi National Bank, il principale azionista di CS, hanno strappato al Credit Suisse questa opportunità. 

Sarebbe però troppo facile attribuire la responsabilità del suo fallimento a circostanze esterne. Piuttosto, la fine di CS è stata anche la fine di una tragedia di anni di fallimenti gestionali e scandali che hanno portato la banca in questa situazione, dalla quale non poteva più uscire con le proprie forze. 

«Uno zombie se n'è andato, ma sta emergendo un mostro»

Bisogna attendersi «effetti collaterali», conferma la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), che descrive un giorno nero per la piazza finanziaria elvetica e i suoi numerosi impiegati.

«La Svizzera si è certamente sbarazzata di una banca zombie – prosegue il giornale – ma si risveglia oggi con una banca mostro». Mostro perché il bilancio totale di UBS è ormai quasi due volte più importante delle prestazioni economiche raggiunte in Svizzera.

Nessuno avrebbe pensato che il fallimento del Credit Suisse fosse possibile solo pochi mesi fa, commenta ancora la «Neue Zürcher Zeitung». Tuttavia, non è stato un caso. Nel 2007, la banca svizzera aveva un valore di borsa di 100 miliardi di franchi svizzeri, ma venerdì scorso ne erano rimasti solo 7 miliardi, lo stesso della Banca cantonale di Vaud.

Si era quindi verificata un'enorme distruzione di valore, causata da dirigenti che avevano negligentemente sottovalutato i rischi e da consiglieri di amministrazione impotenti che avevano troppo spesso fallito nel loro controllo.