AtmosferaIl buco dell’ozono da record sopra l’Artico è scomparso
tafi/dpa
11.5.2020
L’inverno scorso, lo strato di ozono al di sopra del Polo nord si era ridotto in maniera superiore alla media. Oggi, per fortuna, si è completamente ricostituito. Alcuni ricercatori spiegano l'accaduto.
All’inizio di marzo, i ricercatori avevano segnalato un impoverimento insolito e importante dello strato di ozono al di sopra dell’Artico.
A un’altezza di circa 18 chilometri, la fascia di ozono si era ridimensionata considerevolmente, secondo alcune misurazioni effettuate dal programma di osservazione della Terra Copernicus dell’Unione europea. Stando agli scienziati, il buco si sarebbe però richiuso, come indica la CNN.
«Nelle zone in cui lo spessore dello strato di ozono è massimo, la perdita è di circa il 90%», aveva dichiarato a marzo Markus Rex, capo del dipartimento di fisica atmosferica dell’Istituto Alfred Wegener di Bremerhaven.
Il fenomeno aveva interessato una superficie di circa tre volte la grandezza della Groenlandia (poco più di 2 milioni di km quadrati) , precisava l'esperto. In totale, il buco nello strato di ozono – anche se la perdita del gas era in certi punti più debole – copriva una superficie di 20 milioni di chilometri quadrati, ovvero circa dieci volte quella della Groenlandia (più di 520 volte la superficie della Svizzera ndt.).
Markus Rex ha spiegato che l’inverno scorso tutto ciò sarebbe stato causato da un vortice polare particolarmente forte e dalle temperature basse nella stratosfera, dove si trova lo strato d’ozono. Nell’Artico non si osservava un tale impoverimento dello strato d’ozono da circa dieci anni.
Le misure di isolamento legate al coronavirus non hanno avuto alcun effetto
Il fatto che il buco nello strato d’ozono al di sopra del Polo nord si sia ora richiuso non è probabilmente dovuto a un miglioramento della qualità dell’aria in seguito alle restrizioni in vigore nel mondo intero a causa del coronavirus.
«Il COVID-19 e le misure di isolamento adottate non hanno probabilmente nulla a che vedere con questo», hanno scritto i ricercatori del programma di osservazione della Terra Copernicus su Twitter. «Questo fenomeno è stato causato da un vortice polare eccezionalmente forte e persistente e non è in alcun caso legato a un cambio della qualità dell’aria.»
The unprecedented 2020 northern hemisphere #OzoneHole has come to an end. The #PolarVortex split, allowing #ozone-rich air into the Arctic, closely matching last week's forecast from the #CopernicusAtmosphere Monitoring Service.
La dissipazione del vortice polare, che ha permesso che nell’Artico fluisse aria con maggiori quantità di ozono, sarebbe piuttosto un fenomeno stagionale, cosa che i ricercatori sostengono tra l'altro di aver preannunciato.
Gli scienziati avevano già osservato occasionalmente dei piccoli buchi nello strato di ozono al di sopra del Polo nord, ma mai su così vasta scala. Questa fascia di ozono è composta di gas naturale che protegge la terra dai raggi ultravioletti del sole.
Il buco nello strato di ozono al di sopra dell’Antartico è stato scoperto nel 1985 e ha causato il divieto progressivo dei CFC (clorofluorocarburi). Da allora, si sta chiudendo lentamente. Nell’autunno 2019, il buco nello strato di ozono ha raggiunto uno dei livelli più bassi degli ultimi 35 anni.
«Se gli insetti dovessero scomparire, tutto l’ecosistema crollerà», assicura l’entomologo Doug Tallamy. «Il mondo comincerebbe allora a decomporsi.»
Immagine: Getty Images/Peter Macdiarmid
È sempre più raro ritrovare il proprio parabrezza pieno di insetti morti dopo un lungo viaggio. Questa constatazione di per sé non è una prova scientifica, ma se accumulate, tali osservazioni suggeriscono che l’equilibrio ecologico è in pieno sconvolgimento.
Immagine: Getty Images
Secondo uno studio, in Canada e negli Stati Uniti il numero di coccinelle è diminuito del 14 per cento tra il 1987 e il 2006.
Immagine: Keystone/John Don Ryan
Per il momento, tutto indica che le cause di questa ecatombe sono molteplici: perdita degli habitat naturali, monocultura, utilizzo generalizzato di insetticidi per eliminare gli insetti nocivi.
Anche l’inquinamento luminoso sarebbe all’origine dell’abbassamento del numero di insetti.
Immagine: Keystone/John Minchillo
L'ecologista Toke Thomas Høye, dell'Università danese di Aarhus, ha studiato la proliferazione delle mosche in Groenlandia, a 500 kilometri di distanza dalla civiltà. Ha ugualmente osservato un’importante diminuzione del loro numero in loco – meno 30 per cento dal 1996. In uno studio, lo scienziato associa il fenomeno all’incremento delle temperature.
Immagine: Keystone
Considerando la mancanza di dati relativi a periodi precedenti, «non sappiamo esattamente in quale misura viviamo un’"antropocalisse"», ha dichiarato May Berenbaum dell'Università dell'Illinois. Gli studi isolati sono poco significativi, ma alcuni segni non mentono e suggeriscono che c’è un problema.
Immagine: Getty Images
L'entomologo David Wagner, originario del Connecticut, osserva ugualmente questo cambiamento in occasione dei campi estivi per ragazzi ai quali partecipa. Per i giovani, diventa sempre più difficile osservare diverse specie di insetti sul posto, spiega. La giovane generazione alla quale insegna oggi considererà dunque presto quest’abbassamento del numero di insetti come assolutamente normale. «Non si rendono conto che rischiamo di andare incontro a una vera e propria catastrofe ecologica.»
Immagine: Getty Images
L'adozione di misure come la costruzione di hotel per insetti può aiutare alla preservazione nel mondo degli insetti, specialmente nelle grandi città.
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