Russia Putin grazia il killer di Politkovskaya dopo il suo servizio in Ucraina

SDA

14.11.2023 - 18:44

Yevgeny Prigozhin girava le carceri del Paese per convincerli ad arruolarsi nella sua Wagner. Moltissimi lo hanno seguito, e tanti altri sono entrati nelle forze armate regolari. Così, combattendo in Ucraina, migliaia di detenuti russi hanno ottenuto la grazia e hanno riacquistato la libertà. Una prassi ormai diventata di routine e che non provoca più scalpore. Ma il caso di Serghei Khadzhikurbanov è diverso. 

Un uomo tiene in mano una foto della giornalista russa Anna Politkovskaya durante una manifestazione per l'anniversario del suo assassinio, a Mosca, in Russia, il 7 ottobre 2014.
Un uomo tiene in mano una foto della giornalista russa Anna Politkovskaya durante una manifestazione per l'anniversario del suo assassinio, a Mosca, in Russia, il 7 ottobre 2014.
KEYSTONE/EPA/MAXIM SHIPENKOV

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  • Serghei Khadzhikurbanov è stato graziato dopo sei mesi di servizio al fronte in Ucraina.
  • Era stato condannato per il suo coinvolgimento nell'uccisione, nel 2006, della giornalista Anna Politkovskaya, una voce critica del presidente Vladimir Putin.
  • In base alla condanna a 20 anni di reclusione che gli era stata inflitta, Khadzhikurbanov sarebbe dovuto rimanere in carcere almeno fino al 2030.

Questo ex agente dei servizi speciali, che è stato graziato dopo sei mesi di servizio al fronte, era stato condannato per il suo coinvolgimento nell'uccisione, nel 2006, della giornalista Anna Politkovskaya, una voce critica del presidente Vladimir Putin e implacabile accusatrice del leader ceceno Ramzan Kadyrov.

La grazia concessa a Khadzhikurbanov è «una mostruosa ingiustizia e arbitrarietà, un oltraggio alla memoria di una persona uccisa per le sue convinzioni e lo svolgimento del suo dovere professionale», hanno reagito i figli della Politkovskaya e il comitato editoriale di Novaya Gazeta, il giornale dell'opposizione per il quale la reporter lavorava e che aveva pubblicato le inchieste in cui denunciava atrocità delle truppe russe, così come dei ribelli, nella guerra in Cecenia.

Il 7 ottobre del 2006 la giornalista, che aveva 48 anni, venne uccisa a colpi d'arma da fuoco nell'ascensore della sua casa a Mosca.

La condanna

Arrestato nel 2007, Khadzhikurbanov era stato assolto nel 2009 in un primo processo per l'uccisione della giornalista. Ma dopo che la Corte Suprema aveva annullato la sentenza, era stato nuovamente processato e condannato nel 2014 con altre quattro persone per la morte della reporter.

Nel 2018 la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo aveva sottolineato che, pur avendo condannato gli esecutori del crimine, la magistratura russa non aveva fatto luce sui mandanti.

Avrebbe dovuto rimanere in carcere almeno fino al 2030

In base alla condanna a 20 anni di reclusione che gli era stata inflitta, Khadzhikurbanov sarebbe dovuto rimanere in carcere almeno fino al 2030.

Ma, ha fatto sapere il suo avvocato, è stato invitato a partecipare a quella che le autorità russe chiamano l'operazione militare speciale in Ucraina, grazie alla sua esperienza passata di agente delle forze speciali contro la criminalità organizzata di cui aveva fatto parte negli anni '90.

L'arruolamento sarebbe avvenuto alla fine del 2022 e, dopo sei mesi, Khadzhikurbanov ha ottenuto la libertà. In questo periodo, afferma una fonte citata dal canale Telegram Baza, ha svolto le funzioni di comandante di una unità di intelligence che ha compiuto diverse «incursioni oltre le linee nemiche» e sarebbe addirittura salito alla carica di comandante di un battaglione.

In seguito, ha detto il suo legale, ha firmato un contratto per rimanere nelle forze armate.

Il caso simile di Vladislav Kanyus

L'attivista per la difesa dei diritti umani Alyona Popova ha denunciato nei giorni scorsi un altro caso simile: quello di Vladislav Kanyus, un uomo condannato a 17 anni di reclusione per avere ucciso brutalmente con decine di coltellate la sua ex fidanzata e che ha ottenuto l'estinzione della pena arruolandosi per andare a combattere in Ucraina.

Richiesto di un commento in proposito, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che i condannati anche per reati gravi che si arruolano «espiano con il sangue il loro crimine sul campo di battaglia», servendo «nelle brigate d'assalto, sotto i proiettili, sotto le granate».