Ballottaggio Marco Chiesa e Fabio Regazzi al Consiglio degli Stati per il Ticino

ATS / red

19.11.2023 - 14:38

Marco Chiesa (UDC) e Fabio Regazzi (Centro)
Marco Chiesa (UDC) e Fabio Regazzi (Centro)
Foto Keystone

Marco Chiesa (UDC) e Fabio Regazzi (Centro) hanno vinto in Ticino l'elezione per il Consiglio degli Stati. Per il primo si tratta di una conferma, per il secondo invece di una riconquista del seggio perso nel 2019 da Filippo Lombardi (all'epoca PPD) a beneficio della socialista Marina Carobbio.

Keystone-SDA, ATS / red

Pur rimanendo lontani dalla necessaria maggioranza assoluto Marco Chiesa e Fabio Regazzi erano già giunti in testa al primo turno, il 22 ottobre, e al ballottaggio non vi sono state sorprese: stando ai dati diffusi su internet dalla Cancelleria cantonale il presidente dell'UDC nazionale ha raccolto 40'549 voti, mentre il volto più noto dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) ha totalizzato 31'962 preferenze.

Più staccati hanno terminato la corsa Alex Farinelli (PLR), che ha ricevuto il sostegno di 29'556 elettori, e Greta Gysin (Verdi), ferma a 27'606. La quinta partecipante all'elezione, Amalia Mirante (Avanti con Ticino e Lavoro), non è andata oltre 19'527 voti.

Percentualmente, Chiesa è al 40%, Regazzi al 32%, Farinelli al 29%, Gysin al 27% e Mirante al 19%. La partecipazione al voto si è attestata al 45,5%.

I voti ricevuti dai cinque candidati
I voti ricevuti dai cinque candidati
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Ticket sì o ticket no?

«C’era un ticket (fra Chiesa e Regazzi, ndr) e ha vinto», ha dichiarato ai microfoni della RSI Alex Farinelli, mentre per Fabio Regazzi la discussione sul ticket «è più un aspetto giornalistico», per quanto «un’affinità sia innegabile» con il presidente dell’UDC.

Certamente, la rappresentanza ticinese alla Camera dei cantoni rispetto alla scorsa legislatura si è spostata a destra e «sicuramente», ha detto ancora Regazzi all'emittente di Comano, «non succederà più che in 6 votazioni su 10 i due voti ticinesi si annullino».

Quattro indicazioni politiche uscite dalle urne

Quattro le indicazioni politiche che possono essere sintetizzate dalla giornata odierna.

In primo luogo il Centro torna alla Camera dei cantoni, dopo un'assenza che – per il Ticino – durava da quattro anni.

Secondo, la sinistra – rappresentata da Gysin, considerato che il consigliere nazionale Bruno Storni si era ritirato in vista del ballottaggio in ossequio a precedenti accordi, avendo ottenuto meno voti della candidata ecologista – non riesce invece a difendere il posto lasciato libero da Carobbio, che in aprile è stata eletta in Consiglio di Stato.

Terzo, il PLR vedrà la sua assenza dagli Stati allungarsi ad almeno otto anni (l'ultimo esponente è stato Fabio Abate), se non vi saranno elezioni intermedie.

Quarto, il presidente UDC Chiesa può essere molto contento per il risultato personale in Ticino, mentre negli altri cantoni la domenica non è stata per nulla favorevole ai democentristi: il quadro che si delinea al Consiglio degli Stati rischia così di dare una nota amara alla vittoria ottenuta al Nazionale, dove l'UDC aveva ottenuto il 27,9% dei voti e 62 seggi (9 in più di quattro anni prima).