Gran ConsiglioLa Lega lascia l'aula: «Finché non sarà condannata la violenza dei teppisti dello CSOA»
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1.6.2021 - 17:21
L'autogestione, rimandata in commissione lunedì, è tornata a fare capolino martedì in apertura di seduta in Gran Consiglio, cosa che ha condotto il gruppo leghista a lasciare l'aula. Intanto il MPS chiede una Commissione parlamentare d’inchiesta.
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01.06.2021, 17:21
01.06.2021, 18:37
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«A nome dell'Ufficio presidenziale voglio condannare ogni forma di violenza, sia fisica che simbolica, ed esprimere assoluta solidarietà a chi ha subito violenze e minacce, non da ultimo ieri sera, e soprattutto per riaffermare con decisione l'importanza di un dialogo schietto e duro negli argomenti, ma sempre corretto e civile (...) il rispetto delle persone, delle istituzioni e di tutte le parti coinvolte in una discussione, sia in quest'aula che nel paese», ha detto il presidente Nicola Pini, come riporta la RSI, rivolgendosi ai colleghi.
Una dichiarazione che non ha soddisfatto la Lega dei Ticinesi, che avrebbe auspicato un'esplicita presa di posizione a favore del sindaco Marco Borradori, sotto la cui casa i molinari hanno manifestato lunedì sera, e dell'intero Municipio di Lugano.
Quelli di lunedì sera sono «fatti di una gravità inaudita», secondo il capogruppo Boris Bignasca, che ha preso la parola dopo aver chiesto una pausa per discutere con i suoi e ha ricordato anche la richiesta al Parlamento di «condannare la violenza dei teppisti dello CSOA». Fino a quando questa condanna non verrà formulata dal Gran Consiglio, ha quindi concluso Bignasca, «il gruppo della Lega non parteciperà alle sedute».
Il MPS chiede una Commissione parlamentare d’inchiesta
Intanto il gruppo Movimento per il socialismo-POP-Indipendenti ha richiesto, su raccomandata, la creazione di una Commissione parlamentare d’inchiesta per far luce su quanto accaduto nel weekend a Lugano, ossia lo sgombero e la demolizione del centro autogestito CSOA all’Ex Macello.
A suo avviso, quanto messo in atto da settori degli apparati statali (comunali, rispettivamente cantonali) e di polizia sollevano importanti e gravi interrogativi.
La lettera, firmata da Simona Arigoni, Angelica Lepori e Matteo Pronzini, afferma che «per diverse ore, il famigerato stato di diritto è stato sospeso lasciando mano libera alla polizia cantonale per procedere ad una montagna di infrazioni a diverse leggi culminate con la demolizione nottetempo del Macello, sede del Centro Sociale Il Molino».
Gli scriventi rilevano inoltre tra i diversi poteri esecutivi della città e del Cantone uno scaricabarile sulle responsabilità politiche dell’accaduto.
«Il Legislativo cantonale non può rimanere spettatore di questa penosa e grave pagina autoritaria. Deve, sulla base delle sue competenze e del suo ruolo, istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta alfine d’accertare i fatti e chiarire le responsabilità politiche di quanto successo e proporre i necessari correttivi legislativi affinché tali situazioni non possano più ripetersi», conclude la nota.
Ex Macello sotto sequestro dopo la denuncia dei Verdi
Ricordiamo infine che l'area dell'ex Macello è stata messa sotto sequestro dal Ministero pubblico che ha poi comunicato di aver «avviato una serie di verifiche, aprendo un procedimento penale».
Le ipotesi di reato, «al momento contro ignoti, sono quelle di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell'arte edilizia e infrazione alla Legge federale sulla protezione dell'ambiente».