Pandemia Cambiano le abitudini: tra mascherine nei distributori e paura del denaro contante

Gil Bieler

5.6.2020

Da diverse settimane, in Svizzera è possibile procurarsi delle mascherine protettive nei distributori automatici. A dire il vero, questi articoli non sembrano ancora essere dei best seller; invece, il nostro comportamento in tema di pagamenti sta chiaramente cambiando.

Tre settimane fa, Selecta ha annunciato che avrebbe proposto mascherine protettive e gel disinfettante in circa la metà dei suoi distributori automatici.

Circa 700 sono già stati riforniti, come indica Yves Käser, portavoce di Selecta, intervistato da «Bluewin». Si tratta principalmente di macchinette installate in luoghi molto frequentati, precisa. Le mascherine commercializzate vengono prodotte in Svizzera.

Con 3'500 distributori automatici nei luoghi pubblici, Selecta regna come leader incontrastato in tutto il Paese. E anche se non può fornire cifre di vendita concrete, Yves Käser osserva che secondo quello che l’azienda rileva, «indossare mascherine di protezione individuale non è ancora un’abitudine davvero diffusa in Svizzera».

Ciò coincide con le osservazioni fatte nei trasporti pubblici. Numerosi passeggeri danno forse ascolto alle parole ripetute a più riprese da Daniel Koch, delegato per il COVID-19 del governo federale oggi in pensione, che affermava che le persone in buona salute non devono indossare la mascherina.

Una regola non ancora assimilata

Tuttavia, i trasporti pubblici hanno ormai quasi tutti ripreso la loro attività normale – e dalle società di trasporti, l’avvertimento è diverso: nei treni e negli autobus, portare la mascherina è obbligatorio in caso di forte concentrazione dei passeggeri. Poiché molte persone non hanno ancora assimilato questa regola, la VBZ (Verkehrsbetriebe der Stadt Zürich) ha recentemente distribuito 50'000 mascherine a passeggeri e a passanti.

Selecta ha tuttavia osservato una conseguenza della pandemia di coronavirus: la gente sta pagando meno in contanti rispetto al solito. Come spiega il suo portavoce Yves Käser, la percentuale di pagamenti «contactless» è salita fino al 60%. Prima dell’emergenza coronavirus, questa cifra era del 44%, aggiunge. Sembra che numerose persone temano di essere contaminate attraverso banconote o monete.

La paura del denaro contante

Tuttavia, questo timore è largamente infondato: l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) spiega nelle sue regole di condotta che «se vengono rispettate le norme di igiene, non si corrono grossi rischi di essere infettati pagando in contanti».

Un’analisi effettuata dalla «Handelszeitung» mostra però che il pagamento senza digitare codici vive una fase di pieno sviluppo. Il settimanale ha passato in rassegna le cifre delle società di carte di credito e dell’operatore di pagamento SIX Group e giunge a una conclusione abbastanza significativa: «Durante l'isolamento, gli Svizzeri hanno imparato ad amare la carta. O a detestare il denaro contante.»

Dopo l’inizio delle misure di isolamento a metà marzo, la frequenza con la quale gli Svizzeri hanno estratto la loro carta di credito o di debito si è abbassata di circa il 30%. Si sono addirittura recati due volte di meno ai distributori automatici di banconote.

Da allora, il numero di pagamenti effettuati attraverso carta di credito è ritornato al suo livello abituale e quelli con carta di debito sono addirittura aumentati del 20%, scrive il settimanale.

Anche la parte dei pagamenti effettuati attraverso carta di credito contactless è aumentata nel territorio nazionale, passando da circa il 57% al 64% negli ultimi tempi. Ma le persone continuano a recarsi meno spesso ai distributori automatici di banconote rispetto a quanto facessero prima della crisi.

Una «nuova normalità»

Le vittime di questo disamore per il denaro contante sono in particolare i venditori del giornale distribuito per strada «Surprise» che, tradizionalmente pagato in contanti, è stato vietato alla vendita per undici settimane.

La scorsa settimana, i venditori precari sono ritornati per le strade, anche se la novità è l’assenza di contatto diretto con i clienti. Gli acquirenti inseriscono il denaro in un contenitore, da cui recuperano il giornale. Durante il divieto di vendita, l’associazione ha registrato un buco negli introiti mensili pari a 250'000 franchi.

Tutti questi cambiamenti riflettono probabilmente quella che i consiglieri federali nelle loro conferenze stampa qualificano come «nuova normalità». Resta ancora da vedere quali sviluppi ci saranno riguardo la quantità di mascherine nei luoghi pubblici o la relazione degli svizzeri con il denaro contante.

Infatti, malgrado l’ammorbidimento delle misure su grande scala, previsto per il 6 giugno, l’UFSP mantiene alta la guardia: «Il nuovo coronavirus è ancora presente. E, sfortunatamente, dobbiamo abituarci all’idea che lo sarà ancora a lungo.»

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