Locarno 2020 | Moritz Leuenberger
29.07.2020
Momenti magici, film commoventi e ricordi nostalgici di Piazza Grande: alcune personalità svizzere raccontano i loro momenti speciali legati al Locarno Film Festival, che quest'anno ha luogo dal 5 al 15 agosto. Oggi tocca all'ex presidente della Confederazione Moritz Leuenberger.
Durante l'intervista «Bluewin» ha pure scoperto quali sono i tre film che Leuenberger porterebbe su un'isola deserta e con quale personaggio famoso chiacchiererebbe volentieri in Piazza Grande.
Il primo film è come il primo grande amore, indimenticabile. Signor Leuenberger, qual è il suo primo ricordo cinematografico?
Dovevo avere sette o otto anni e mio papà mi portò a Bienne a vedere un film su Martin Luthero. La pellicola era ancore in bianco e nero, ma non solo nei colori. Anche Lutero lo era. Un uomo molto severo. Ma non ho capito bene di cosa si trattasse, ero sopraffatto. Probabilmente fu una continuazione della mia educazione protestante.
Se potesse portare solo tre film sull'ipotetica isola deserta, quali sarebbero?
A dire il vero con le nuove tecnologie potremmo portarcene di più di film, anche 30, non solo tre. Il primo sarebbe di Fritz Lang, «<» (M - Eine Stadt sucht einen Mörder). Sono giurista di formazione e mi ha interessato perché è un giallo che parla anche di mafia e soprattutto del ruolo che deve avere lo Stato. Come va trattato l’assassino? Poi introduce la tematica, che ha toccato anche la Svizzera, dell’assassinio di una ragazzina. A livello di attori, è un film strepitoso.
Non vorrei citare solo film in bianco e nero, quindi dico «Il Gattopardo» di Luchino Visconti, un film che riguardo con piacere ancora oggi, e che per le problematiche che tocca mi ha accompagnato spesso.
Per finire «2001: Odissea nello spazio» di Stanley Kubrick. È semplicemente inconcepibile che un film del 1968, ben 50 anni fa, abbia potuto prevedere quello che oggi sono i viaggi nello spazio. Un film visionario perché c'è il tema dell'umanizzazione dei computer con l’empatia di un robot, che ha una voce, dei sentimenti, che interagisce con i protagonisti, che cerca di difendersi quando viene distrutto dall’astronauta. Poi naturalmente c’è la colonna sonora, in questo film, che mi ha colpito. Mi ricordo che non tanto tempo fa l’ho visto proprio con la musica suonata dal vivo: semplicemente fenomenale.
Qual è il film proiettato al Locarno Film Festival che l'ha colpita in modo particolare?
«Tre colori - Film Rosso» di Krzysztof Kieślowski mi ha colpito perché parla di un problema etico e perché si tratta di un’altra pellicola, per così dire, molto profetica: tratta infatti del naufragio di un traghetto attraverso la Manica che provoca molti morti. All'epoca ci siamo detti: ma non è possibile che in Europa ci sia una simile catastrofe, invece solo un mese dopo è successo, con 800 morti in Scandinavia.
Poi sicuramente «Maïs im Bundeshaus», quasi un film-documentario che mi sta a cuore. Mi è piaciuto tanto, come anche «More than Honey» di Markus Himhof. Ma ci sono altre produzioni che mi hanno colpito e che sono state proiettate in altre sezioni del festival e non in Piazza Grande, come quelle di Otto Premiger con un giovane Frank Sinatra che interpreta un drogato, che cerca di uscire dal tunnel della dipendenza. Una bella scoperta.
Moritz Leuenberger
Keystone
Moritz Leuenberger, nato a Bienne nel 1946, è stato dapprima consigliere nazionale dal 1979 al 1995 per il canton Zurigo, poi consigliere federale dal 1995 al 2010. Membro del partito socialista, ha diretto il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione (DATEC). Avvocato di formazione, è stato presidente della Confederazione nel 2001 e nel 2006.
Qual è il suo «momento magico» legato al Locarno Film Festival?
Un ricordo molto forte in Piazza Grande: stavamo guardando un film e ha iniziato a piovere. Pioveva veramente molto forte. Mi ricordo che ero praticamente rimasto solo lì davanti, con mia moglie. I giornalisti si sono detti: «Se il presidente della Confederazione può rimane sotto la pioggia da solo con la moglie vuol dire che in Svizzera va ancora tutto bene».
Cosa significa per lei il Locarno Film festival?
Soprattutto ai giorni nostri, nei cinema non c’è molta gente con cui discutere di film e spesso si è più occupati a parlare di birra e pizza che della pellicola che si è andati a vedere. Discutere di cinema è un’esperienza sociale, dalla quale possono nascere dei suggerimenti. Poi tutta la Svizzera si riunisce a Locarno, le nostre culture si incontrano, il multilinguismo. È importante, il tutto poi avviene in un'atmosfera molto piacevole, particolare.
In che modo il periodo della pandemia di COVID-19 ha cambiato il suo modo di fruire i film?
Ho guardato improvvisamente molti più film. Lo so, la maggior parte delle persone ha guardato molto Netflix. È una scelta personale. Ho preferito seguire i tradizionali programmi televisivi, registrarne qualcuno e guardarmelo dopo. Ma mi è mancata la discussione che c’è dopo, il vedere come gli altri hanno visto il flim, cosa e come lo hanno capito. In questo senso guardarli in televisione l’ho trovato un po’ unidimensionale.
Se potesse scegliere una persona famosa con cui chiacchierare in Piazza Grande, chi sarebbe?
Sul momento non mi viene in mente nessuna star con la quale vorrei chiacchierare, ma in Piazza Grande la cosa bella è che improvvisamente puoi incontrare qualcuno o conoscere qualcuno di interessante, con qualche sorpresa.
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