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Ambiente Come vengono riciclate le batterie delle auto elettriche?
dj/pal
24.9.2018
Come dobbiamo comportarci con le vecchie batterie delle auto elettriche? Finora, i produttori non hanno fornito una risposta, anche per via della longevità delle stesse, che si è rivelata maggiore del previsto. Ma la domanda che occorre porsi è: meglio il riciclo o il riuso?
Le automobili buone per lo sfasciacarrozze sono sottoposte da decenni ad un processo ben definito di smaltimento: il compattamento delle vetture è semplice e costa poco, così come la fusione a favore dell’industria metallurgica. Ne consegue che, per quasi tutti i veicoli che vengono rottamati, il valore dei materiali supera quello dei costi di trattamento.
Ma le automobili tradizionali non dispongono di quello che è un componente essenziale per le auto elettriche: la batteria. Che non si può semplicemente schiacciare. Ecco perché le modalità di trattamento di queste ultime, una volta arrivate alla fine della loro vita, rappresenta una delle principali problematiche che deve affrontare la mobilità elettrica.
Le garanzie sono lunghe: significa che non c’è fretta
Va detto che è da poco tempo che le auto elettriche sono disponibili in grandi quantità sul mercato. Di conseguenza, quasi tutte le batterie con le quali sono state commercializzate funzionano ancora.
Ma qual è la vera durata di vita di queste componenti? Sul tema, disponiamo per ora di dati insufficienti: volumi statisticamente significativi sono stati prodotti soltanto dalla Tesla, che ha venduto circa 300.000 modelli in tutto il mondo, e dalla Nissan, che produce la celebre Leaf.
Le batterie Tesla sono più durature
A tal proposito c'è un divario fra la durata delle batterie delle due aziende produttrici:
Alcuni dei primi modelli di Tesla S in circolazione hanno già superato i 500.000 o gli 800.000 chilometri sul contatore; ciò nonostante, le loro batterie hanno mantenuto una capacità pari all’80%. E chi ha limitato l’utilizzo parla di un valore ancora al 94% dopo 5 anni di vita del veicolo.
I proprietari del modello Leaf di Nissan devono accontentarsi invece di performance meno brillanti, in particolare per le loro batterie - più ingombranti - da 30 kWh di potenza. Dopo due anni di utilizzo, infatti, la capacità rimanente è dell’80%. Una differenza che si può spiegare attraverso le differenti tecnologie utilizzate. Si tratta di scelte dei produttori, che possono decidere di aumentare la capacità o predisporre sistemi di ricarica più efficienti, grazie ai quali le batterie vengono preservate più a lungo.
Un modo per comprendere le stime delle aziende sulla durata è quello di consultare le garanzie. Tesla assicura infatti che sulla Model 3, dopo otto anni di utilizzo, si avrà ancora a disposizione il 70% della capacità della batteria. Se così, non fosse, la casa si impegna a sostituirla gratuitamente. Nissan parla invece di un valore non inferiore al 79% alla soglia dei 160.000 chilometri, percorsi sempre in un periodo di otto anni.
La batteria di una macchina non è come quella di uno smartphone
Attenzione però: se voleste paragonare la batteria di un’automobile a quella di uno smartphone, commettereste un errore. Le tecnologie sulle quali si basano sono profondamente diverse e i metodi di ricarica, allo stesso modo, sono decisamente differenti. È per questo che sulle auto la longevità è di gran lunga superiore.
Tuttavia, nel momento in cui le batterie di questa prima «generazione tecnologica» di veicoli elettrici avranno esaurito la loro operatività, occorrerà avere a disposizione soluzioni adatte.
Le batterie delle auto elettriche sono riciclabili?
È evidente che un riciclo totale delle batterie è qualcosa di molto complicato e raro: basta pensare agli smartphone o ai computer per rendersene conto. Una decomposizione basata su un processo chimico è teoricamente fattibile, ma nella pratica viene effettuata in pochi casi.
Estrarre da una miniera la stessa quantità di litio presente in una batteria esaurita, infatti, è cinque volte meno caro (soltanto gli accumulatori al nichel o al cobalto presentano uno scarto meno importante). È per questo che sono pochissime le batterie agli ioni di litio che vengono riciclate. In Australia, si tratta soltanto del 2% del totale: il resto finisce nelle discariche. Ma la realtà è che nelle batterie delle automobili sono presenti molte altre materie prime, il che dovrebbe rendere senza dubbio interessante il tentativo di recuperarle.
Le case automobilistiche si interessano al riciclo
La maggior parte delle case automobilistiche ha sviluppato procedure per la dismissione o il riciclo delle vecchie batterie. A tale scopo, per ora, Tesla si avvale di partner esterni, ma in futuro conta di farlo direttamente all’interno di una delle sue «mega fabbriche». Per quanto riguarda Nissan, si è scelto di smontare le batterie vecchie e di sostituire ciascuna delle celle che ha perso più del 20% di capacità. In questo modo, è possibile garantire loro una seconda vita (o quasi).
Tuttavia, non è certo che il riciclo delle batterie agli ioni di litio rimarrà sempre economicamente vantaggioso (nonostante la costante crescita dei prezzi delle materie prime). È per questa ragione che in futuro saranno introdotte probabilmente delle normative, al fine di imporre tali processi ai produttori.
In Cina, Paese che vive un boom del mercato automobilistico, il ministero dell’Industria ha annunciato ad esempio di voler adottare disposizioni ad hoc. Che saranno imposte all’intero settore. Nell’Unione europea, poi, la «direttiva batterie» del 2006 dovrebbe essere rivista al fine di adattarla ai nuovi standard della mobilità elettrica.
Riuso piuttosto che riciclo
Una possibile soluzione, anziché procedere ad un costoso riciclo, potrebbe passare per la conversione delle batterie in sistemi di stoccaggio, senza che sia necessario apportare grandi cambiamenti. I nuovi strumenti potrebbero essere infatti utilizzati, ad esempio, nei sistemi fotovoltaici: a tale scopo, il fatto che una batteria abbia una capacità ridotta ormai al 50% non rappresenta un problema, poiché lo spazio a disposizione è ovviamente ben più ampio di quello presente nelle automobili.
Alcune case automobilistiche si stanno già lanciando in questo senso con dei progetti pilota. Renault utilizza le vecchie batterie delle sue Zoe per un sistema pensato per le abitazioni, battezzato «Powervault». Nissan ha deciso di riconvertire gli accumulatori montati un tempo sulle Leaf per alimentare lampioni situati in luoghi isolati.
Non si sa ancora se questi progetti si riveleranno redditizi in termini finanziari. Ciò che è chiaro, è che nessuno ha ancora trovato la soluzione perfetta. Anche Tesla, azienda pioniera in materia di auto elettriche, non può vantare procedure eco-responsabili per quanto riguarda il riciclo. Le batterie che produce per il progetto dedicato alle abitazioni, chiamato «Powerwall», sono infatti nuove. Per lo meno, però, esistono tecnici particolarmente ingegnosi che hanno dimostrato come sia possibile garantire una seconda vita alle batterie delle automobili, sfruttandole a casa per risparmiare sulla bolletta.
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