«Bötschi domanda» Ezgi Cinar: «Non dirò se Madonna ha pagato il vestito»

Di Bruno Bötschi

23.10.2019

Così la stilista Ezgi Cinar sui colori: «Ci sono colori che su di me non mi piacciono, ma in linea di massima non c’è uno che trovi orribile.»
Così la stilista Ezgi Cinar sui colori: «Ci sono colori che su di me non mi piacciono, ma in linea di massima non c’è uno che trovi orribile.»
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Ha realizzato un abito di pizzo per Madonna. La designer zurighese Ezgi Cinar parla della sua famosa cliente, spiega perché non prende nessuno a modello e pensa che il giornalista sia vestito «terribilmente».

Un pomeriggio all’hotel Park Hyatt di Zurigo: Ezgi Cinar aspetta nel salone. Stiamo per realizzare un’intervista di 45 minuti con un personaggio d’eccezione nel mondo della moda elvetica (radici turche, ha vissuto fino all’età di nove anni in un hotel in Libia e successivamente in Svizzera).

Si tratta di colei che ha progettato un vestito «bespoke» tempestato di cristalli per la popstar Madonna. In Svizzera i suoi abiti vengono indossati dall’attrice Melanie Winiger o dall’influencer Zoe Pastelle.

Ma Ezgi Cinar vuole di più, vuole che i suoi preziosi vestiti vengano indossati da persone molto più famose e per questo ha firmato un contratto con un’agenzia di pubbliche relazioni a Los Angeles.

Iniziamo con un paio di domande a bruciapelo per rompere il ghiaccio.

Signora Cinar, oggi faremo un gioco domanda-risposta: nel corso dei prossimi 45 minuti, le porrò più domande possibili e lei risponderà preferibilmente in modo rapido e spontaneo …

… quindi rispondo solo «sì» o «no». Si preannuncia interessante. (ride)

… e se c’è qualcosa a cui non vuole rispondere, basta che dica «passo».

Okay, sono pronta.

Vivienne Westwood o Victoria Beckham?

Vivienne Westwood.

Marc Jacobs o Tom Ford?

Nessuno dei due.

Yves Saint Laurent o Karl Lagerfeld?

Yves Saint Laurent. Effettivamente possiedo più scarpe e borse Chanel (fino alla sua morte, Lagerfeld è stato direttore creativo e capo designer della Maison Chanel, NdR), ma preferisco lo stile e la sensualità di Yves Saint Laurent. Si addice di più alla mia persona.

È invitata a una festa: come si presenta a una persona che vede per la prima volta?

Dico: «Sono Ezgi». E se a un certo punto salta fuori la domanda: «Cosa fai nella vita?» – a quel punto rispondo: «Vestiti.» È la mia risposta standard. Se la persona mi chiede cosa faccio esattamente, allora dò l’indirizzo del mio sito web. Dopo di che, qualche giorno dopo ricevo messaggi che dicono: «Ehi, questa è roba seria.» Con queste persone vale la pena continuare la conversazione, con tutte le altre no.

Perché gli stilisti di fama mondiale sono più uomini che donne?

Non so.

Il suo modello?

Non ne ho.

«La ricetta del successo della principessa delle fiabe» era il titolo di un suo ritratto su un «giornale della domenica». Le piacerebbe essere una principessa?

Non mi definirei una principessa, anche se a volte potrei sembrarlo nelle foto. Mi sento molto lusingata quando qualcuno me lo dice. Non ho niente in contrario, ma non mi vedo in questo modo. Sono troppo indipendente e lavoro tantissimo.

Ezgi Cinar sui sogni: «Ho sempre fatto tutto quello che volevo e ho realizzato i miei sogni. Solo un sogno che avevo all’età di quattro o cinque anni non si è avverato.»
Ezgi Cinar sui sogni: «Ho sempre fatto tutto quello che volevo e ho realizzato i miei sogni. Solo un sogno che avevo all’età di quattro o cinque anni non si è avverato.»
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Taglia?

Meno di zero.

Numero di scarpe?

37,5.

Profumo preferito?

Preferisco non dirlo.

Le prime domande non sono state proficue. Ah, questo era solo il riscaldamento. Ora ci serve più fuoco. E colore.

Colore preferito?

Ne ho più di uno: nero, rosso e rosa pallido.

Ci sono colori che odia?

Ci sono colori che su di me non mi piacciono, ma in linea di massima non ce n'è uno che trovo orribile.

Che colore non le piace indossare?

Lilla.

Ha radici turche e ha vissuto in Libia con i suoi genitori.

Esatto.

La sua infanzia com’è stata?

Bella.

Un bell’inizio. Ezgi Cinar attua la sua strategia: non una parola di più.

È vero che attività manuali e pratiche era la sua materia preferita a scuola?

Non era la mia materia preferita ma ero brava. Le mie materie preferite erano aritmetica e storia dell’arte.

Un suo grande desiderio inappagato da 14enne?

Non conosco desideri insoddisfatti.

Non aveva dei sogni da adolescente?

Ho sempre fatto tutto quello che volevo e ho realizzato i miei sogni. Solo un sogno che avevo all’età di quattro o cinque anni non si è avverato.

Quale?

Volevo fare l’agente segreto.

Quando è stata l’ultima volta in cui si è sentita minacciata dal mondo là fuori?

Mai.

È una persona coraggiosa?

Sì.

Di quale difetto del suo carattere si vergogna di più?

Non mi vergogno di nulla.

È vero che sorridere rende felici?

Non so rispondere.

Quando ha scoperto la sua passione per la moda?

Non c’è stato un giorno preciso in cui ho detto o pensato: voglio fare moda. Questo desiderio è sempre stato radicato in me. Ho sempre voluto apparire diversa dagli altri. E sottolineo che ho frequentato una scuola in Libia in cui era obbligatorio indossare l’uniforme. A parte i fermagli per capelli e le calze non c’erano molte possibilità di attirare l’attenzione. A casa non avevamo la TV. Quindi non mi venivano propinate delle immagini, ma le creavo io nella mia testa. Forse questo ha plasmato il mio io ed è il motivo per cui oggi disegno abiti.

Per la prima volta la si percepisce, la passione della stilista, il suo fuoco.

Qual è il primo indumento che ha disegnato?

Tutto è iniziato col fatto che quando compravo i vestiti apportavo loro delle modifiche. Già in passato era difficile trovare dei vestiti della mia taglia, a meno che non andassi nel reparto bambini. Il primo capo che ho cucito era ... una gonna, credo.

Lei è una stilista, ha il suo marchio e fa «alta moda» …

… io stessa non mi definisco solo una stilista. Sono un direttore creativo. Produco molto più che semplici vestiti. Decido l’aspetto del mio sito web. Decido come gestire le mie pubbliche relazioni. Sono responsabile del linguaggio visivo. Scatto tutte le fotografie insieme al mio migliore amico Harun «Shark» Dogan. E progetto io stessa i miei tessuti.

L’unica cosa che sembra non faccia è cucire. Giusto?

Se necessario, cucio pure. Proprio di recente mi trovavo da una cliente a Beirut, quando è stato necessario un cambiamento dell’ultimo minuto. A quel punto ho dovuto farlo io. Ovviamente so cucire ma semplicemente non ho il tempo di farlo – soprattutto per la produzione di un’intera collezione.

Dove fa cucire i suoi abiti?

In Turchia e in Svizzera. In passato li facevo realizzare unicamente in Turchia, poi solo in Svizzera. Voglio crescere, voglio diventare più grande, ma in Svizzera le possibilità sono scarse. Infatti, ho trasferito nuovamente parte della produzione in Turchia.

Ezgi Cinar sui suoi primi anni da stilista: «Tutto è iniziato col fatto che quando compravo i vestiti apportavo loro delle modifiche. Già in passato era difficile trovare dei vestiti della mia taglia, a meno che non andassi nel reparto bambini.»
Ezgi Cinar sui suoi primi anni da stilista: «Tutto è iniziato col fatto che quando compravo i vestiti apportavo loro delle modifiche. Già in passato era difficile trovare dei vestiti della mia taglia, a meno che non andassi nel reparto bambini.»
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Qual è il suo motto?

Ne ho più di uno, ma il più importante è: cerca di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Ma io stessa non sempre ci riesco.

La sua filosofia di stilista?

Non voglio creare solo bei vestiti. Il mio obiettivo è: una donna è più bella se indossa uno dei miei abiti.

Sembra che abbiamo rotto il ghiaccio. Scorrono frasi che dimostrano umorismo, presa di posizione e originalità. Finalmente.

In un’intervista ha affermato: «Il mio marchio è il mio diario. Rielaboro le mie esperienze attraverso i vestiti.»

Sul mio sito web sono elencate tutte le mie collezioni precedenti. Ho iniziato nel 2016 con il tema «Hero», seguito da «Home Far Away From Home», poi è stata la volta di «Legends». Come ho già detto, sono cresciuta senza televisione e invece ho letto molti libri e fumetti. Questi eroi dei fumetti erano i protagonisti della mia giovinezza - ecco perché ho chiamato la mia collezione «Heros». Riprendo sempre un pezzo della mia vita e lo utilizzo nelle mie collezioni.

Dove trova l’ispirazione?

A dire il vero, la creatività è la parte più piccola del mio lavoro. È forse il cinque per cento del tempo che investo in una linea di vestiti. Sono una persona creativa ma allo stesso tempo anche una donna d’affari. Una collezione deve anche potersi vendere.

Che cosa preferisce tenere in mano mentre lavora?

Tessuti.

È fiera della sua calligrafia?

Sì.

Qual è il minimo che una donna deve spendere per poter comprare un abito d’alta moda di Ezgi Cinar?

Per un mio abito demi-couture dai 500 ai 1500 franchi. Per gli ordini privati si parte da un minimo di 3’000 franchi e non c’è un limite massimo.

Qual è la parte più impegnativa del suo lavoro?

Che i fornitori consegnino puntualmente e che possa rispettare le mie scadenze.

Ascolta musica durante la creazione di nuovi modelli?

Musica malinconica … no, no, scherzo. La maggior parte delle volte ascolto qualsiasi genere musicale. Stranamente per ogni mia collezione c’è però una canzone che ascolto dalla mattina alla sera mentre creo i miei abiti, fino a far andare quasi fuori di testa chi mi circonda.

Come si intitola la canzone che ascolta per creare la collezione attuale?

Non lo voglio dire ma posso dirle quale canzone ho ascoltato quando ho creato la mia ultima collezione «Icon» ... Ehm, un attimo devo cercarla sullo smartphone ... eccola: «Thousand Eyes» di Of Monsters And Men.

Ezgi Cinar sulla creatività: «A dire il vero, la creatività è la parte più piccola del mio lavoro. È forse il cinque per cento del tempo che investo in una linea di vestiti. Sono una persona creativa ma allo stesso tempo anche una donna d’affari. Una collezione deve anche potersi vendere.»
Ezgi Cinar sulla creatività: «A dire il vero, la creatività è la parte più piccola del mio lavoro. È forse il cinque per cento del tempo che investo in una linea di vestiti. Sono una persona creativa ma allo stesso tempo anche una donna d’affari. Una collezione deve anche potersi vendere.»
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Le piace la musica di Madonna?

Oggi non ascolto più tutte le sue canzoni, ma da ragazza ascoltavo sempre la sua musica.

Conosce Madonna personalmente?

No.

È vero che la scorsa primavera ha ricevuto un SMS da Madonna con l’incarico di realizzare un abito per lei che avrebbe dovuto indossare ai Billboard Music Awards?

L’SMS era del suo stilista …

… e poi ha riso e ha pensato: bella battuta.

No, non l’ho pensato. Ho preso il lavoro seriamente. Sapevo che probabilmente quell’SMS sarebbe arrivato. La mia agenzia di pubbliche relazioni a Los Angeles mi aveva informato in anticipo e chiesto se fossi disposta a realizzare una singola creazione e ho risposto: «Yes, give it to me, baby.»

Quanto ha pagato Madonna per il vestito?

All’inizio non abbiamo proprio parlato di prezzo. Con i vestiti delle star funziona così ... cioè non ho mai pagato una celebrità per indossare uno dei miei abiti. So che però succede spesso. Se pagassi le star, potrei far diventare famosa la mia etichetta di moda molto più velocemente. Grazie a Dio però non ho mai dovuto farlo. Ma ammetto che, se avessi la possibilità di far indossare a una star un mio abito alla Cerimonia degli Oscar, forse lo farei anch’io.

Qual è stato esattamente l’incarico per Madonna?

Lo stilista mi ha comunicato le misure di Madonna e mi ha detto che avrebbe dovuto essere qualcosa in stile latino-americano. Non ho ricevuto altre informazioni.

E poi cosa è successo?

Avevo solo 24 ore di tempo per consegnare una proposta. Prima ho disegnato uno schizzo e poi sono andata dalla mia illustratrice Lynn Valance. Dopo aver inviato il disegno via e-mail, sono passati cinque minuti e poi ho ricevuto l’incarico definitivo.

E poi apparentemente c’era un problema …

… sì, in Svizzera non c’era nessuno che nel fine settimana di Pasqua potesse consegnarmi subito 6'000 Swarovski per un abito di pizzo tempestato di cristalli. Quindi sono dovuta andare in Turchia. Lì per fortuna una sarta mi ha aiutato a realizzare il vestito. Non ho praticamente chiuso occhio per due giorni. Poi ho dovuto anche giocare al corriere perché Madonna ha voluto l’abito con due giorni di anticipo rispetto agli accordi. Quindi ho portato io stessa il vestito a Londra.

A Londra ha incontrato Madonna?

No, ma a Londra ho realizzato per la prima volta: cavolo, il vestito è proprio per Madonna.

E ora glielo chiedo di nuovo: Madonna ha pagato il vestito o no?

Non lo dirò.

È vero che trascorre più della metà della sua vita in aeroporto?

È vero, il luogo che compare di più nelle mie storie di Instagram è l’aeroporto di Zurigo. (ride)

In seguito, sull’account Instagram di Madonna è stato possibile ammirare più volte il suo vestito «bespoke» tempestato di cristalli. Come si è sentita?

È stata una bella sensazione e mi ha reso orgogliosa.

Cosa è successo dopo la vicenda dell’abito di Madonna? Riceve costantemente telefonate da donne famose che vogliono comprare i suoi abiti?

Ho approfittato del vestito di Madonna, su tutti i canali. Il mio account Instagram è abbastanza seguito e quindi era chiaro che la notizia si sarebbe sparsa in fretta. Nei primi due giorni ho ricevuto dieci richieste di intervista.

Hanno anche ordinato degli abiti?

Sì. Il primo giorno, quando si è saputo che avevo creato un vestito per Madonna, ho ricevuto dieci incarichi da parte di clienti privati. Dal punto di vista finanziario è sicuramente valsa la pena realizzare l’abito e inoltre l’incarico mi ha fatto guadagnare un sacco di prestigio.

Capita che colleghi stilisti di grosso calibro come Dolce & Gabbana oppure top model come Eva Herzigova mettono “mi piace" ai suoi post su Instagram. Quanto vantaggio ne trae?

In passato è stato molto utile quando un designer famoso faceva repost dei miei post: il mattino successivo avevo un sacco di nuovi follower. Oggi è diverso. Proprio di recente, due grossi account hanno ripostato dei miei post – il giorno dopo avevo forse dieci, venti nuovi follower. Oggi il tasto “segui” non viene premuto così velocemente.

Quale star è stata la prima a indossare un suo vestito a un evento pubblico?

Sibel Kekilli. L’attrice tedesca ha indossato un abito della mia collezione «Heros» allo Zurigo Film Festival.

Questo successo è ciò che vuole?

Sì. È uno dei motivi per cui realizzo vestiti. Ho bisogno delle persone famose perché il mio marchio possa avere successo.

La migliore cena a cui sia mai stata invitata?

Non lo so.

Come ci si trova realmente con le celebrità?

Più i personaggi sono famosi, meno si danno arie. O almeno, grazie a Dio questa è stata la mia esperienza finora.

Ezgi Cinar sul vestito per Madonna: «Il primo giorno, quando si è saputo che avevo creato un vestito per Madonna, ho ricevuto dieci incarichi da parte di clienti privati. Dal punto di vista finanziario è sicuramente valsa la pena realizzare l’abito e inoltre l’incarico mi ha fatto guadagnare un sacco di prestigio.»
Ezgi Cinar sul vestito per Madonna: «Il primo giorno, quando si è saputo che avevo creato un vestito per Madonna, ho ricevuto dieci incarichi da parte di clienti privati. Dal punto di vista finanziario è sicuramente valsa la pena realizzare l’abito e inoltre l’incarico mi ha fatto guadagnare un sacco di prestigio.»
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Cosa significa lusso privato per lei?

Mi piace il lusso, ne ho bisogno. Dalle foto che posto su Instagram potrebbe sembrare forse che io faccia sempre la bella vita, ma ovviamente non è così. Mostro solo ciò che voglio mostrare. Ad esempio non faccio vedere come, dopo due giorni di lavoro ininterrotto in un atelier in Turchia, vado in giro come uno zombie ...

… o quando va a fare shopping con sua figlia 17enne?

Non voglio parlare di mia figlia in questa intervista.

Cosa differenzia lo stile dalla moda?

La moda si può comprare. Puoi comprare lo stile solo se hai abbastanza soldi per assumere un bravo stilista. Ammiro le persone che hanno stile e sanno esattamente ciò che fa per loro. È fantastico quando qualcuno dice: «Questo sono io, questo è il mio stile». Oggi molte donne indossano l’uniforme. Pensano di essere super originali perché hanno una borsa Céline – ma questo non c’entra niente con lo stile.

Ci spieghi.

È uno stile imposto dalle riviste di moda. Mi piace però chi sfoggia il proprio stile, a prescindere che sia di mio gusto o meno. Lo ammiro molto.

Come sono vestito?

Terribilmente.

L’onesta Ezgi Cinar. Il giornalista cerca di far finta di nulla. Fa un sorriso a denti stretti.

La vedo oggi per la prima volta e non l’ho nemmeno cercata su Google prima di incontrarla, quindi non so cosa indossi normalmente.

Cosa trova di così terribile nel mio abbigliamento?

Non mi piace il tessuto della sua maglietta. E non mi piacciono nemmeno le nappe della sua giacca a righe.

La mia maglietta bianca è stata prodotta in Bangladesh. La confezione doppia costa 24,90 franchi. Mi chiedo come si possa produrre e vendere a un prezzo così basso.

A quanto pare si può. Ma ho capito dove vuole arrivare ... Avviene a discapito di molta gente povera. Quanto ci guadagna la sarta del Bangladesh che ha cucito la maglietta? Qui in Svizzera non tollereremmo simili condizioni di lavoro.

Fino a 14 collezioni all’anno dovrebbero invogliare i clienti ad acquistare ad esempio da Mango e Zara: si chiama «Fast Fashion». È questo il futuro della moda?

Non mi convince affatto. Sono assolutamente contro la moda usa e getta. L’industria dell’abbigliamento ha un enorme impatto sull’ambiente. Trovo terribile che compriamo sempre più vestiti ma che allo stesso tempo la vita utile media di un capo di abbigliamento sia diminuita drasticamente. Quei capi che vengono buttati già dopo una stagione sono davvero orribili. Mi arrabbio moltissimo quando delle colleghe che hanno abbastanza denaro comprano capi economici, li indossano solo due, tre volte e poi li buttano.

Quindi discute spesso con le sue amiche?

In passato di più, oggi meno – questo perché i miei amici intimi sono tutti sensibili a questo tema.

Anche io per mia figlia sono un esempio vivente di un approccio attento alla moda …

… pensavo che non volesse parlare di sua figlia in questa intervista.
Ma sì, questo può scriverlo.

Cosa pensa sua figlia del suo lavoro?

Pensa che lavori troppo. Allo stesso tempo pensa che sia fantastico che io sappia esattamente cosa voglio.

Cos’altro fa contro la moda usa e getta?

Con il mio marchio cerco di trovare delle alternative – anche se a volte è difficile. Ad esempio, non faccio realizzare una preproduzione delle mie collezioni, produco solo ciò che è stato effettivamente ordinato.

Bene, nonostante il rifiuto iniziale, ora abbiamo discusso e capito molte cose. Passiamo alla fase finale!

Quale capo alla moda è assolutamente indispensabile per una donna?

Una camicia bianca.

E per un uomo?

Una giacca che cade perfettamente.

Ezgi Cinar sul lusso: «Mi piace il lusso, ne ho bisogno. Dalle foto che posto su Instagram potrebbe sembrare forse che io faccia sempre la bella vita, ma ovviamente non è così. Mostro solo ciò che voglio mostrare.»
Ezgi Cinar sul lusso: «Mi piace il lusso, ne ho bisogno. Dalle foto che posto su Instagram potrebbe sembrare forse che io faccia sempre la bella vita, ma ovviamente non è così. Mostro solo ciò che voglio mostrare.»
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Quale tendenza della moda non le piace affatto?

Non mi piace la moda spazzatura che viene venduta a un prezzo altissimo.

Di quali marchi parla?

Non voglio fare il nome di un marchio specifico ma ce ne sono alcuni che prendono i clienti per scemi. Vendono robaccia prodotta a basso costo a un prezzo estremamente alto.

Quale animale è più bello dell’uomo?

Fenicotteri, pavoni e pantere – in generale penso che gli animali siano più eleganti delle persone.

Il suo momento più imbarazzante in fatto di moda?

Oh, ce ne sono stati alcuni. Il peggiore è stato quando ero adolescente: a un party techno ho indossato un reggiseno arancio neon abbinandolo a degli hot pants e dei guanti bianchi. Grazie a Dio, allora Instagram non esisteva ancora.

Ma è vero che le donne parlano del sedere degli uomini?

Sì.

Qual è una forma di sedere particolarmente apprezzata dalle donne?

Deve essere bello sodo.

Un culetto d’oro?

Credo che se il sedere è tonico, allora è anche sodo. (ride)

Esaminiamo infine quattro invenzioni della moda e lei mi dice brevemente che ne pensa: minigonna.

I love it. Io stessa indosso solo minigonne.

Leggins …

… vanno bene, ma solo se si ha un certo fisico.

Completo da uomo.

Love it too. Per gli uomini mi piace il look «culo sodo». E molto importante: scarpe pulite.

Cravatta.

Non ho niente in contrario ma non è obbligatoria.

Diverse etichette di moda stanno lanciando la cravatta da donna.

Io no.

Il redattore di «Bluewin» Bruno Bötschi intervista regolarmente personalità famose con il gioco domanda-risposta «Bötschi fragt». Bötschi vanta notevole esperienza nelle interviste. Per la rivista «Schweizer Familie», ha seguito per molti anni la serie «Traumfänger». A tal proposito, ha posto a oltre 200 persone la domanda: Da bambini si hanno tanti sogni – se ne ricorda? Il libro della serie «Traumfänger» è uscito presso la casa editrice Applaus Verlag, Zurigo. È disponibile in libreria.
Il redattore di «Bluewin» Bruno Bötschi intervista regolarmente personalità famose con il gioco domanda-risposta «Bötschi fragt». Bötschi vanta notevole esperienza nelle interviste. Per la rivista «Schweizer Familie», ha seguito per molti anni la serie «Traumfänger». A tal proposito, ha posto a oltre 200 persone la domanda: Da bambini si hanno tanti sogni – se ne ricorda? Il libro della serie «Traumfänger» è uscito presso la casa editrice Applaus Verlag, Zurigo. È disponibile in libreria.
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