Il mondo del lavoro in evoluzione Le nostre future professioni: cosa scompare, cosa rimane, le novità

Meret Meier, blog sostenibilità

16.5.2018

Anche se in Svizzera sono già stati testati i treni senza guida, continueremo ad aver bisogno di macchinisti.
Anche se in Svizzera sono già stati testati i treni senza guida, continueremo ad aver bisogno di macchinisti.
Keystone/Christian Merz

La vostra professione esisterà ancora tra cinque anni? Non vogliamo di certo diffondere il panico, ma la digitalizzazione sta rivoluzionando il mondo del lavoro. Il blog sulla sostenibilità si è interrogato sull’impatto della digitalizzazione sulla formazione delle prossime generazioni.

Esperti e persone interessate alla digitalizzazione nel mondo del lavoro si sono riuniti il 9 aprile a Zurigo in occasione del Lifefair Forum, per dedicarsi a una tematica che comporta al tempo stesso opportunità e rischi. In tale ottica le aziende sottolineano spesso il potenziale economico della digitalizzazione, mentre i lavoratori e i sindacati stigmatizzano la potenziale scomparsa di posti di lavoro.

«I treni vengono guidati da persone?»

Il mondo del lavoro sta in realtà cambiando a grande velocità e non è solo un’impressione. La relatrice Yvonne Bettkober, della direzione di Microsoft Svizzera, cita nel suo intervento un’indagine che si basa su un drastico cambiamento del mercato del lavoro. «Già entro il 2020 la digitalizzazione provocherà la scomparsa di circa 5 milioni di posti di lavoro nel mondo intero o comunque li modificherà in modo sostanziale», spiega Bettkober e illustra la sua tesi tramite un dialogo con il proprio figlioletto. «Mentre guardavamo il notiziario e gli spiegavo che attualmente i macchinisti in Francia stanno scioperando, mi ha chiesto stupito: 'I treni sono guidati da persone?'» Il figlio di Bettkober pensava infatti che il traffico ferroviario fosse già completamente automatizzato: alla luce della velocità con cui evolve la tecnica, potrebbe ben presto aver visto giusto.

In bilico: le professioni ripetitive

Cosa fa in realtà un macchinista da un punto di vista un po’ semplificato: viaggia alla velocità imposta, frena alle stazioni con una precisione al metro esatto, apre le porte, le richiude e prosegue secondo l’orario. È con tali parole che il secondo relatore descrive una professione ripetitiva, ossia fatta di procedure ricorrenti. E per tali professioni il futuro non è roseo: «Simili professioni, che si riscontrano nell’industria e nell’agricoltura, in futuro potrebbero essere assunte da computer e da robot», afferma Marc Vontobel, co-cofondatore di Starmind International AG. Ma non sarebbero solo le professioni manuali ad essere in bilico. Anche alcune professioni cognitive, per le quali occorre una formazione superiore, sarebbero in pericolo. «Pensiamo agli interpreti» prosegue Vontobel, «già oggi i robot danno risultati sorprendenti. E la tecnologia sarà ben presto in vantaggio anche sugli arbitri. E pure l’analisi delle radiografie sarà ben presto automatizzata, anche se i medici continueranno a essere necessari».

Maggior formazione della personalità

Di fronte a simili scenari la domanda sull’impatto della digitalizzazione sul nostro sistema formativo è ineluttabile. Come dobbiamo formare le prossime generazioni, affinché le loro conoscenze non siano obsolete già dopo la metà della loro vita professionale? Marc Vontobel spiega la differenza tra una persona e un computer. «Continuiamo a formare le giovani generazioni in modo tale che al termine della scuola tutti debbano avere le stesse conoscenze, lo stello livello di formazione. Dovremmo invece maggiormente concentrarci sulla formazione della personalità per differenziarci appunto dai computer» afferma Vontobel.

L’economia esige una formazione globale

Formazione della personalità anziché programmi di studio? L’organizzazione mantello Economiesuisse diffida da un cambiamento del sistema formativo, imperniato troppo rigidamente sulle professioni del futuro. La scuola deve invece dare un’ampia formazione globale e stimolare i giovani, affinché acquisiscano le migliori competenze professionali, operative, personali e sociali possibili. L’organizzazione mantello attribuisce molto peso anche alla matematica e all’informatica, nonché all’impiego massiccio di strumenti didattici digitali per lo sviluppo personale.

Qual è l'impatto diretto della digitalizzazione sulla formazione professionale? Lo abbiamo chiesto a Marc Marthaler, Head of Next Generation in Swisscom.

Marc Marthaler, diamo uno sguardo al futuro: come sarà tra dieci anni un apprendistato in Swisscom?

Mi auguro che sarà altamente personalizzato, modulare e flessibile!

Cosa significa esattamente?

Le scolare e gli scolari iniziano un apprendistato in Swisscom, senza avere (dover) già scelto un profilo professionale preciso. Sviluppano le loro competenze in funzione dei loro interessi e del loro potenziale tramite progetti pratici reali. Le conoscenze basilari necessarie le acquisiscono in modo individualizzato in diversi posti di apprendimento (azienda, scuola, corsi sovraziendali, a casa, altri operatori, ecc.) e in formati su misura delle loro esigenze (classe, gruppi peer, webinar, e-learning, MOOC, studio personale e altro ancora). Una volta raggiunto il profilo di competenze auspicato, l’apprendistato è concluso. La durata può e deve essere diversa. Durante l’intera formazione gli apprendisti sono accompagnati da un coach per lo sviluppo della personalità.

Cosa deve cambiare a livello legislativo, formativo o sul mercato del lavoro affinché questo scenario si verifichi?

Molto! (ride) Da una prospettiva globale già la scuola elementare, e in particolare la scuola media, dovrebbero essere rese più flessibili e individualizzate. Concretamente mi immagino che negli ultimi anni della scuola dell’obbligo si insegni e si lavori in modo nettamente più marcato sul potenziale, sui punti forti e sugli interessi degli scolari e che si adottino modalità progettuali. E con ciò non penso a lavori settimanali o progetti di classe, bensì a curriculi di apprendimento realmente individuali. Ovviamente il ruolo del personale docente andrebbe radicalmente ripensato. Sono modalità di lavoro e di accompagnamento che devono poi proseguire anche nell’apprendistato. A mio parere è inoltre necessario ripensare anche la collaborazione tra i diversi luoghi di formazione. Oggigiorno il sapere è vieppiù disponibile sempre e ovunque. «Learning on the job» oppure «learning by doing» sono le nuove parole d’ordine e non la persuasione imposta da terzi su cosa, quando e in quali luoghi di formazione si deve imparare.

Marc Marthaler è Head of Next Generation in Swisscom.
Marc Marthaler è Head of Next Generation in Swisscom.
Swisscom

Quali profili professionali del futuro forma già oggi Swisscom?

Penso che dobbiamo progressivamente liberarci dai «profili professionali rigidi» del presente. Sono inoltre convinto che in futuro le competenze e i profili di competenze assumeranno una grande importanza e che lavoreremo vieppiù in ruoli diversi. Alla luce della preconizzata mancanza di specialisti ci focalizziamo e sosteniamo naturalmente anche noi la formazione di ulteriori specialisti ICT, ad esempio nelle professioni informatico, mediamatico o Interactive Media Design. Ciò che mi sembra più essenziale ancora è il fatto che già oggi attribuiamo una grande importanza allo sviluppo delle competenze personali, sociali e metodologiche di tutti gli apprendisti. Il nostro obiettivo principale è senz’altro quello di far diventare i nostri apprendisti delle persone con grande senso di responsabilità, capaci di adattarsi e adattare autonomamente il mondo del lavoro – oggi e in futuro!

Ma simili scenari si conciliano anche con i desideri professionali delle giovani generazioni?

Nel modo più assoluto! Sono fermamente convinto che gli apprendisti vogliono in linea di principio assumersi responsabilità e sono desiderosi di contribuire alla configurazione del lavoro. È proprio dalla generazione Y, che in Swisscom rappresenta già oggi il 35 per cento dei dipendenti, che emerge una forte consapevolezza di sé, una grande flessibilità e una distanza ridotta dal potere. È una mentalità che si addice perfettamente all’impostazione insegnamento-apprendimento abbozzata in precedenza, abbinata a un sistema di mercato trasversale e agile.

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Meret Meier è esperta di responsabilità sociale, protezione dei giovani dai media e comunicazione nel team Corporate Responsibility di Swisscom.
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