Digitale & Lifestyle Selettivi a tavola? La questione è genetica

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21.11.2019 - 16:09

Italian broccoli, sprouting broccoli (Brassica oleraceae var. italica), close up, USA, California, Salinas

When: 03 Jun 2017
Italian broccoli, sprouting broccoli (Brassica oleraceae var. italica), close up, USA, California, Salinas When: 03 Jun 2017
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Le persone che hanno gusti particolari in fatto di cibo sono geneticamente più sensibili all’amaro.

Se i sapori amari non sono di nostro gradimento, può dipendere da un fatto genetico. Così dicono gli scienziati dell’American Heart Association, secondo cui tutti gli esseri umani nascono con due tipi diversi dello stesso gene del gusto chiamato TAS2R38: la variante AVI e la variante PAV. Coloro che hanno ereditato solo la variante AVI non sono particolarmente sensibili ai gusti amari di certi alimenti, come le verdure verdi e i broccoli. Quelli nati solo con la variante PAV, invece, percepiscono un gusto molto amaro negli stessi cibi, mentre le persone che hanno ereditato entrambe le alterazioni del gene,

sono in grado di riconoscere un sapore amarognolo, ma non troppo forte.

Il team di ricerca, capitanato dalla dottoressa Jennifer L. Smith, ha preso come campione 175 individui: quelli con la variante PAV avevano consumato la minor quantità di verdure rispetto ai partecipanti negli altri due gruppi.

«Stiamo parlando di un livello di amaro che può rovinare il sapore dei cibi», spiega la dottoressa. «Queste persone possono trovare l’amaro anche nei broccoli, nei cavoletti di Bruxelles e nel cavolo, ed è un sapore estremamente spiacevole. Le stesse persone possono reagire negativamente anche al cioccolato fondente, al caffè e, a volte, alla birra».

Sempre secondo i risultati, i partecipanti con il gene PAV consumavano lo stesso livello di sale e grassi degli altri partecipanti.

«Noi credevamo che questi individui consumassero più zuccheri e sale per neutralizzare il sapore amaro degli altri cibi, ma non è così», continua l’esperta. «Speriamo che in futuro queste informazioni genetiche possano essere utilizzate per capire quali verdure siano più facilmente accettabili per queste persone, e quali siano le loro spezie preferite, in modo da migliorare il loro apporto di verdure».

La presentazione della ricerca è in programma nei meeting di scienza dell’American Heart Association, Scientific Sessions.

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