Digitale & LifestyleTurni di notte: il nostro corpo non è «programmato»
CoverMedia
16.5.2018 - 16:10
Secondo un nuovo studio, lavorare la sera può causare una varietà di problemi al nostro orologio biologico.
Se il nostro impiego professionale ci costringe a lavorare di notte, è assai probabile che il nostro corpo ne risenta. I ricercatori dell’istituto Douglas Mental Health University Institute (DMHUI), associato all’Università McGill, Canada, spiegano che il nostro organismo, per via dell’incapacità di adattare le proprie funzioni a questi ritmi non naturali, trova difficoltà di fronte ad un turno straordinario o notturno.
«Ora comprendiamo meglio i cambiamenti molecolari che avvengono nel corpo umano quando dormiamo e quando mangiamo in sincronia con il nostro orologio biologico», ha dichiarato la dottoressa Diane Boivin, una delle autrici dello studio. «Per esempio, abbiamo scoperto che l’espressione dei geni associati al sistema immunitario e ai processi del metabolismo non si adattano facilmente a nuovi ritmi».
Per l’esperimento, otto volontari si sono sottoposti ad una simulazione di turni di lavoro notturno per 5 giorni di seguito. I partecipanti dovevano stare in una stanza isolata, priva di luce e suoni, e senza poter usare aggeggi elettronici.
La prima notte è stato consentito loro di andare a dormire ad un orario normale, mentre nelle notti successive il team di ricerca ha chiesto a tutti i partecipanti di restare svegli e di riposare al mattino. Durante lo studio i ricercatori hanno fatto numerose analisi del sangue ai volontari, al fine di monitorare l’espressione dei geni e stabilire quali fossero causa di una variazione durante il ciclo sonno-veglia.
«Quasi il 25% dei geni aveva perso il proprio ritmo biologico dopo che gli individui erano stati esposti alla simulazione del turno di notte», ha spiegato il dottor Nicolas Cermakian. «Il 73% non si è adattato al nuovo ritmo, ed è rimasto in veglia durante il periodo diurno. Meno del 3% si è adattato a questi ritmi notturni».
La dottoressa Boivin aggiunge che questi cambiamenti a livello molecolare possono contribuire allo sviluppo di una vasta gamma di problemi di salute, in particolare il diabete, l’obesità e le malattie cardiovascolari.
La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences.
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