Diversi Defenestrazione di Praga, l'evento scatenante la guerra dei Trent’anni

Ruppert Mayr, dpa

17.5.2018

Quattrocento anni fa scoppiava la guerra dei Trent’anni: una tragedia messa oggi ancora sullo stesso piano delle due guerre mondiali del 20esimo secolo e che ha traumatizzato l’Europa intera.

È mercoledì mattina, precisamente il 23 maggio 1618, e poco dopo le 9, Wilhelm Slavata si trova in una posizione estremamente delicata, sospeso a una finestra del castello di Praga a 17 metri d’altezza. Il 46enne, alto rappresentante degli Stati della corona di Boemia, si aggrappa con tutte le sue forze al parapetto della finestra da dove cinque uomini armati l'hanno gettato a testa in giù, poco dopo il suo omologo Jaroslav Borsita, Martinitz.

Qualche istante dopo, Slavata sente un dolore lancinante. Qualcuno lo ha appena colpito sulle dita con il pomello della spada.

Alla fine, il dolore diventa insopportabile, tanto che l'uomo abbandona la presa e precipita nel vuoto. Secondo quanto riporterà in seguito, Slavata urta la parte posteriore della testa sul parapetto di una finestra del piano inferiore, e la sua testa colpisce un’altra volta una pietra atterrando nel fossato. Dopo che Slavata scompare nel fossato, gli assalitori si concentrano sul suo segretario, Philip Fabricius di Rosenfeld, che verrà a sua volta fatto precipitare dalla finestra.

L’incidente entra nella storia sotto il nome di «defenestrazione di Praga». Questo evento scatenerà la rivolta degli stati di Boemia, per la maggioranza protestanti, e verrà considerato come l’inizio della guerra dei Trent’anni. La guerra cova già da qualche tempo. Dal momento in cui l’arciduca Ferdinando, futuro imperatore Ferdinando II, ha limitato i diritti degli stati protestanti nel 1617, le sommosse si succedono senza sosta. La defenestrazione di Praga è una dichiarazione di guerra dei protestanti di Boemia all’imperatore cattolico. Ma nessuno vuole veramente una guerra, e certamente non una guerra così devastante.

Un terzo degli abitanti del sacro Romano impero perse la vita

La guerra, se davvero si può parlare di una sola guerra, ha radicalmente cambiato la cartina politica e religiosa dell’Europa, con conseguenze che perdurano ancora oggi, come ha scritto lo storico britannico Peter H. Wilson dell’Università di Oxford nella sua opera di riferimento recentemente pubblicata in tedesco. Prima di quel momento l’Europa non aveva mai conosciuto conflitti militari di tale portata.

Il numero esatto delle vittime non è mai stato quantificato. Si suppone che della popolazione del sacro Romano impero germanico, che si attestava tra i 16 e i 18 milioni di abitanti nel 1618, circa un terzo abbia perso la vita direttamente, in seguito ad azioni belliche, o indirettamente, a causa di epidemie o di malattie. Alcuni stimano il numero di vittime in tutta Europa a circa 8 milioni. Il numero di morti, di rifugiati e l’ampiezza delle devastazioni sono ancora oggi paragonabili alle cifre catastrofiche della Prima e della Seconda guerra mondiale.

A lungo, il nucleo dei problemi europei è stato attribuito alle guerre ideologiche e alle guerre di religione. Ma guardando le cose con obiettività, è incontestabile che la frontiera tra religione, confessione, nazionalità e interessi economici e politici fosse molto sottile. Cosa che non è per nulla sorprendente, nella misura in cui, in Europa, lo Stato e la Chiesa, la politica e la religione erano inestricabilmente legati, come è ancora il caso in numerose regioni del mondo. La Francia cattolica, per esempio, si è alleata ai protestanti tedeschi, svedesi o olandesi contro gli Asburgo cattolici. La Francia e la Spagna cattoliche sono d’altronde state nel cuore di una guerra fredda che è scoppiata intorno al 1630, spiega Peter H. Wilson.

Mercenari saccheggiatori: una vera piaga

Senza contare che dei 67 generali e colonnelli dei reggimenti svedesi impegnati vicino Torgau nel giugno 1637, solo 12 erano svedesi. Gli altri erano tedeschi, finlandesi, livoniani, boemi, scozzesi, irlandesi, olandesi e valloni. Al contrario, le truppe imperiali degli Asburgo venivano maggiormente dal sud Europa: Spagna, Portogallo o ancora Italia.

Le armate mercenarie combattevano altre armate mercenarie. La questione decisiva per molti era quella di sapere chi pagava meglio. Le bande di mercenari saccheggiatori costituivano uno dei più grandi flagelli per la popolazione. Non essendo più assoldati dopo aver concluso una campagna o per altre ragioni, i mercenari vivevano alle spalle della popolazione nella maniera più crudele possibile.

Quanto ai tre uomini precipitati nel vuoto, pare che siano sopravvissuti alla defenestrazione di Praga. Secondo la leggenda, i tre cattolici sarebbero caduti su un mucchio di letame che avrebbe ammortizzato la loro caduta. Anche i mantelli moderni che indossavano, il suolo fradicio del fossato e il muro inclinato del castello avrebbero contribuito ad ammortizzare l’impatto. Inoltre poiché le finestre erano piccole, i tre uomini vennero gettati senza slancio e i loro assalitori faticarono non poco a farli uscire.

La presenza della massa di letame è stata probabilmente inventata dargli insorti protestanti solo in seguito. La versione si opponeva a quella dei cattolici, che evocavano un intervento della Vergine Maria, giunta a portare soccorso ai tre sfortunati.

Due degli uomini defenestrati sono riusciti a fuggire immediatamente. Martinitz ha passato la frontiera con la Baviera e Fabricius ha preso la direzione di Vienna, cuore della monarchia degli Asburgo e del Sacro Romano Impero. In quel frangente ha potuto notificare sul campo la «dichiarazione di guerra» dei protestanti all’imperatore. Slavata, ferito, ha dovuto nascondersi per un certo tempo prima di prendere anche lui il largo.

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