In un'intervistaHarry: «La battaglia contro i tabloid mi ha alienato dalla famiglia»
SDA
25.7.2024 - 20:43
La crociata legale intrapresa dal principe Harry contro il sensazionalismo e le intrusioni illegali imputate alla stampa popolare britannica hanno contribuito ad approfondire la crepa apertasi negli ultimi anni fra lui e il resto della Royal Family.
Keystone-SDA
25.07.2024, 20:43
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Lo ha detto egli stesso, in una rara intervista concessa a un media del Regno, lTV, dalla residenza californiana in cui si è trasferito con la consorte Meghan Markle fin dallo strappo da casa Windsor del 2020 e in cui la coppia vive con i due figlioletti Archie e Lilibet.
Nell'intervista il secondogenito di re Carlo III, e fratello minore dell'erede al trono William, ha tuttavia rivendicato la battaglia contro i giornali scandalistici come una «missione pubblica» necessaria e ha ribadito di voler andare avanti dopo le vittorie parziali finora strappate di fronte alla giustizia d'oltre Manica.
Dove, con altre personalità pubbliche, ha fatto causa ai gruppi editoriali di tutti e tre i maggiori tabloid dell'isola, il «Sun» di Rupert Murdoch, il «Daily Mail» e il Daily Mirror: giornali che da sempre considera, fra l'altro, corresponsabili della morte prematura di sua madre, Lady Diana, nell'incidente del tunnel dell'Alma dell'agosto 1997.
Un primo successo lo scorso dicembre
Il primo successo ottenuto in tribunale nel dicembre scorso sul caso delle intercettazioni telefoniche storiche contestate al «Mirror», è stato qualcosa di «enorme ovviamente», una «vittoria monumentale» sotto il profilo simbolico, ha argomentato il 39enne, intervistato da ITV per un documentario d'inchiesta sul giornalismo scandalistico intitolato «Tabloids On Trial», tabloid a processo. Non senza sottolineare come il giudice abbia riconosciuto colpe ai vertici editoriali e giornalistici della testata, non solo a singoli individui.
Detto questo, il principe cadetto – il quale fin dal 2020 è entrato ripetutamente in dissidio con altri Windsor, incluso il padre Carlo e soprattutto il fratello William (criticato apertamente con vigore nella sua autobiografia bestseller intitolata «Spare»), oltre che che con le loro consorti – si è detto rammaricato del fatto che i familiari non lo abbiano sostenuto nella sfida ai tabloid. E, anzi, si siano allontanati maggiormente da lui di fronte alla sua determinazione.
Una battaglia «per il bene comune»
«Sarebbe stato bello se l'avessimo affrontata insieme, come una famiglia», ha spiegato, aggiungendo di credere che «da un punto di vista del servizio» al Paese e del «ruolo pubblico» della dinastia sarebbe stato giusto condurre questa battaglia.
Una battaglia «per il bene comune», ai suoi occhi, che per lui resta comunque «una missione che continua». Anche in onore della memoria di sua madre, la quale – ha ribadito – «non era paranoica, ma ebbe assolutamente ragione a denunciare quanto le stava capitando. E purtroppo oggi non è più qui per far emergere la verità».