Si chiama Alice Tai, ha 26 anni e nel 2019 ha vinto sei ori mondiali. Un anno fa si è fatta amputare una gamba e ora lo racconta in un documentario davvero edificante e struggente.
Quando Alice Tai ha saputo la data del suo intervento di amputazione all'inizio del 2022, ha organizzato una festa «bye, bye leg (ciao, ciao gamba)» per amici e familiari.
La campionessa paralimpica di nuoto è nata con il piede torto e un dolore cronico che col tempo si è esteso a tutto il suo corpo.
Per questo la ragazza inglese, dotata di una positività quasi infinita, si è decisa a farsi asportare l'arto inferiore destro.
Il documentario
La nuotatrice ha raccontato la sua storia in un'edificante e straziante documentario su «Channel 4» dove ripercorre il suo intervento e la sua guarigione: «La decisione di tagliarmi la gamba è stata la migliore della mia vita».
In vista dei campionati britannici della prossima settimana, dove parteciperà a cinque gare che fungono da prova per le Paralimpiadi, la venticinquenne dice che ci sono ancora giorni difficili, ma vuole far passare il messaggio che la disabilità non deve necessariamente definire la qualità della vita di una persona.
«Ho vissuto con il dolore cronico da quando ho memoria. Ho subito il primo intervento a 20 settimane». E da allora ne sono seguiti più di 20.
«Lo scenario peggiore per l'amputazione sarebbe stato quello di dover usare le stampelle per il resto della mia vita. Ma quella era già situazione in cui mi trovavo prima dell'amputazione, quindi ho pensato: "Non ho nulla da perdere"».
La capacità di ridere di sé stessa
Il documentario è contraddistinto da diverse battute della stessa Tai.
«Sono andata in ospedale e sono tornata senza gambe». Questo riassume bene il suo approccio schietto e umoristico a una realtà che la maggior parte delle persone troverebbe traumatica.
L'inglese è una ragazza invasa di positività e schiettezza, anche quando racconta di non essere più performante come una volta.
Rimparare a nuotare
Già, perché a 25 anni ha dovuto rimparare a nuotare e per abituarsi a girarsi verso il muro tra una bracciata e l'altra c'è voluto un po' di tempo. «Se calciavo con il piede destro, a causa dell'angolazione, andavo all'indietro - aggiunge - quindi era un peso morto nell'acqua. Ma il fatto di non averlo ha causato uno squilibrio».
L'atleta ammette anche che le sue uscite dai blocchi di partenza oggi «sono piuttosto brutte. Non sono al punto in cui ero nel 2019 (quando ha vinto sei ori mondiali ndr.), ma sto imparando a essere più efficiente invece di affidarmi alla forma fisica. È bello».
La ragazza però è fiduciosa in vista dei primi campionati britannici che vedranno i para-atleti integrati nella competizione principale.