Morto a soli 59 anni nella sua Sicilia, Schillaci ha toccato il cuore di molti. Tra loro il suo ex allenatore ai tempi della Juventus Dino Zoff.
Hai fretta? blue News riassume per te
- Salvatore Schillaci è morto mercoledì all'età di 59 anni.
- L'ex calciatore è stato stroncato da un tumore.
- 'Totò' fu il grande mattatore di Italia '90, grazie alle sue sei reti che gli valsero il premio di 'Miglior giocatore' del torneo.
- Dino Zoff, suo allenatore alla Juventus, lo ha ricordato con tenerezza: «La sua umiltà conquistò tutti nello spogliatoio».
Salvatore Schillaci è morto mercoledì 18 settembre, dopo aver perso la sua battaglia con un tumore che lo aveva colpito alcuni anni fa.
Molti sono coloro che lo hanno omaggiato e ricordato, oltre che esprimere parole di cordoglio.
Uno di questi è Dino Zoff, suo allenatore alla Juventus, quando il siciliano lasciò il Messina e la Serie B per il grande calcio.
Al termine della stagione 1989, con la maglia del Messina, aveva messo a referto 23 reti. La chiamata della Vecchia Signora arrivò sulla scorta di questi numeri. Schillaci aveva già 25 anni.
«Riuscì subito a farsi voler bene da tutti»
«All’inizio era molto timoroso, ma la sua umiltà conquistò tutti nello spogliatoio: riuscì subito a farsi voler bene da tutti, giocatori affermati compresi», ha raccontato l'ex portiere e allenatore al quotidiano «Tuttosport».
C'erano infatti gli stranieri Zavarov e Rui Barros, gli italiani già leggendari Pasquale Bruno e Sergio Brio, oltre al portiere della Nazionale Stefano Tacconi.
«Ho dovuto lavorare molto per trasmettergli serenità e tranquillità: arrivava da un contesto completamente diverso ed era quasi intimidito dal fatto di stare in una grande squadra, in mezzo a personaggi importanti in campo e anche fuori.»
«Io gli suggerii solo di restare se stesso e di pensare a far bene sul rettangolo di gioco, che al resto ci avrei pensato io».
Quei 21 gol con la Juve e la chiamata della Nazionale
Al termine della stagione 1999-2000 la Juventus conquistò la Coppa Uefa, mentre il suo nuovo attaccante venuto dal Sud mise a segno 21 reti, che gli spalancarono le porta della Nazionale, e poi, dell'immortalità.
«La sua fu davvero un’annata magica, ci aiutò tantissimo e conquistò un posto in Nazionale. Era timido, ma al tempo stesso verace. E di gran cuore. Entrò subito nelle mie grazie, a livello umano ancor più che a livello tecnico».
«In quella Juventus avevo a disposizione grandi attaccanti, ma lo schierai fin da subito titolare: lo reputavo importante e tale si dimostrò lui in campo, soprattutto dopo essersi sciolto nel corso dei mesi», ha aggiunto l'oggi 82enne, portiere di quell'Italia che vinse il Mondiale nel 1982.
Il Mondiale che lo rese immortale
Poi, arrivò il Mondiale casalingo, Italia '90. Il ct degli Azzurri Azeglio Vicini lo lanciò nella mischia a partita in corso con l'Austria.
Il resto è storia del calcio.
Totò Schillaci siglò sei gol in sette partite e l'Italia perse in semifinale contro l'Argentina di Maradona e Caniggia, prima di vincere la finalina, a Bari contro l'Inghilterra, grazie ad una sua rete.
Venne incoronato capocannoniere e miglior giocatore del Mondiale.
«Era davvero un ragazzo squisito, avrò sempre un ricordo bellissimo di lui. Come persona e come calciatore».