«Dialoghi sul Talento» Pep Guardiola parla di qualità tecniche, del valore della sconfitta e... di Baggio

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10.10.2023

Pep Guardiola 
Pep Guardiola 
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«Il talento serve per fare qualcosa di speciale, ma è ovvio che non basta se non ci sono dietro ore e ore di sacrificio, che poi non è sacrificio quando fai una cosa che ti piace». Sono le parole di Pep Guardiola, ospite a Cuneo per l'evento dal titolo «Dialoghi sul Talento».

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L'allenatore del Manchester City, uno dei più in vista a livello mondiale, ha sempre mantenuto un rapporto di amicizia con l'Italia da quando giocò a Brescia e a Roma, all'inizio del millennio.

Contattato dalla Fondazione Vialli e Mauro, lo spagnolo ha parlato a 3'500 studenti, sul tema del talento nello sport.

Prima di darsi ai giovani Pep ha concesso una conferenza stampa, come riportato da Cuneodice.it.

«Il talento non si sviluppa a casa con Instagram o Twitter, questo è impossibile. Il talento si sviluppa esercitandolo, anche sbagliando. Ti piace giocare a calcio? Allora gioca molto», ha detto il tecnico spagnolo.

Il talento deve essere subordinato alla tattica

«Undici giocatori liberi, che fanno quello che vogliono, è un caos. Le qualità del singolo restano, è il giocatore che decide la giocata in frazioni di secondo», ha detto il 52enne.

Ma la qualità del singolo deve essere al servizio della squadra, e non il contrario.

«L'ossessione per il risultato» uccide il talento

Sull'argomento è intervenuto anche un altro ex calciatore, Massimo Mauro, che in carriera ha vestito le maglie di Juventus, Napoli, Udinese e Catanzaro. A 17 anni, il giovane Mauro fu portato in ritiro da Carlo Mazzone - iconico allenatore italiano.

«In allenamento non c'era volta che prendessi la palla e Mazzone non mi dicesse di puntare l'uomo e provare il dribbling. Questo mi faceva sentire sicuro, anche nell'errore. Ora nei settori giovanili si insegna a giocare a due tocchi, a passare la palla appena possibile: per questo il talento c’è, ma non viene fuori. Qui l’ossessione per il risultato è molto più importante di un dribbling o un tiro in porta».

Anche Guardiola ritiene che «il talento c’è ovunque», ma forse in Italia, aggiunge Mauro, «nei settori giovanili bisogna riprendere a insegnare i fondamentali, a lasciare esprimere i bambini».

«Tutti gli allenatori vogliono vincere e giocare bene»

Tutti concordi poi sul fatto che l'obiettivo finale è quello di vincere, aldilà del proprio credo tattico.

«Tutti gli allenatori vogliono vincere. Non ho mai conosciuto un allenatore o un giocatore che non vuole vincere, né uno che non vuole giocare bene», ha aggiunto ancora il tecnico del City.

Il valore fondamentale della sconfitta 

Un tema importante che sta a cuore a Pep Guardiola, riguarda il valore educativo della sconfitta.

«Dalla sconfitta si impara di più, ma con la vittoria si vive meglio. Nella vita però si vince e si perde, non possiamo cambiarlo, se accettiamo questo viviamo molto meglio».

Il più grande talento? «Sicuramente Baggio»

Infine, a colui che al termine della scorsa stagione è riuscito l'incredibile Triplete, è stato chiesto qual è stato il più grande talento con il quale ha avuto il piacere e l'onore di giocare.

Nessun tentennamento. «Sicuramente Roberto Baggio».

Importante ricordare che Guardiola ha giocato con i vari Ronaldo (il Fenomeno), Rivaldo, Stoichkov, Xavi, Iniesta, Kluivert, Romario e Totti, per citarne alcuni.