«Il talento serve per fare qualcosa di speciale, ma è ovvio che non basta se non ci sono dietro ore e ore di sacrificio, che poi non è sacrificio quando fai una cosa che ti piace». Sono le parole di Pep Guardiola, ospite a Cuneo per l'evento dal titolo «Dialoghi sul Talento».
L'allenatore del Manchester City, uno dei più in vista a livello mondiale, ha sempre mantenuto un rapporto di amicizia con l'Italia da quando giocò a Brescia e a Roma, all'inizio del millennio.
Contattato dalla Fondazione Vialli e Mauro, lo spagnolo ha parlato a 3'500 studenti, sul tema del talento nello sport.
Prima di darsi ai giovani Pep ha concesso una conferenza stampa, come riportato da Cuneodice.it.
«Il talento non si sviluppa a casa con Instagram o Twitter, questo è impossibile. Il talento si sviluppa esercitandolo, anche sbagliando. Ti piace giocare a calcio? Allora gioca molto», ha detto il tecnico spagnolo.
Il talento deve essere subordinato alla tattica
«Undici giocatori liberi, che fanno quello che vogliono, è un caos. Le qualità del singolo restano, è il giocatore che decide la giocata in frazioni di secondo», ha detto il 52enne.
Ma la qualità del singolo deve essere al servizio della squadra, e non il contrario.
«L'ossessione per il risultato» uccide il talento
Sull'argomento è intervenuto anche un altro ex calciatore, Massimo Mauro, che in carriera ha vestito le maglie di Juventus, Napoli, Udinese e Catanzaro. A 17 anni, il giovane Mauro fu portato in ritiro da Carlo Mazzone - iconico allenatore italiano.
«In allenamento non c'era volta che prendessi la palla e Mazzone non mi dicesse di puntare l'uomo e provare il dribbling. Questo mi faceva sentire sicuro, anche nell'errore. Ora nei settori giovanili si insegna a giocare a due tocchi, a passare la palla appena possibile: per questo il talento c’è, ma non viene fuori. Qui l’ossessione per il risultato è molto più importante di un dribbling o un tiro in porta».
Anche Guardiola ritiene che «il talento c’è ovunque», ma forse in Italia, aggiunge Mauro, «nei settori giovanili bisogna riprendere a insegnare i fondamentali, a lasciare esprimere i bambini».
«Tutti gli allenatori vogliono vincere e giocare bene»
Tutti concordi poi sul fatto che l'obiettivo finale è quello di vincere, aldilà del proprio credo tattico.
«Tutti gli allenatori vogliono vincere. Non ho mai conosciuto un allenatore o un giocatore che non vuole vincere, né uno che non vuole giocare bene», ha aggiunto ancora il tecnico del City.
Il valore fondamentale della sconfitta
Un tema importante che sta a cuore a Pep Guardiola, riguarda il valore educativo della sconfitta.
«Dalla sconfitta si impara di più, ma con la vittoria si vive meglio. Nella vita però si vince e si perde, non possiamo cambiarlo, se accettiamo questo viviamo molto meglio».
Il più grande talento? «Sicuramente Baggio»
Infine, a colui che al termine della scorsa stagione è riuscito l'incredibile Triplete, è stato chiesto qual è stato il più grande talento con il quale ha avuto il piacere e l'onore di giocare.
Nessun tentennamento. «Sicuramente Roberto Baggio».
Importante ricordare che Guardiola ha giocato con i vari Ronaldo (il Fenomeno), Rivaldo, Stoichkov, Xavi, Iniesta, Kluivert, Romario e Totti, per citarne alcuni.