La pressione nel calcio Wayne Rooney ammette: «Bevevo quasi fino a perdere i sensi»

fon

12.11.2023

Sir Alex Ferguson con un giovane Wayne Rooney.
Sir Alex Ferguson con un giovane Wayne Rooney.
Imago

Wayne Rooney ha parlato del suo passato con l'alcool e le sfide di una vita sotto i riflettori. L'ex stella del Manchester United si è aperto anche sulla solitudine e il peso che può avere il successo.

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  • Wayne Rooney ha rivelato la sua lotta contro l'alcolismo nei primi anni di carriera, dovuta alla pressione proveniente dalla fama e dal mondo del calcio.
  • L'ex stella del Manchester United e della Nazionale inglese racconta di giornate passate a bere in solitudine «fino a quasi svenire».
  • Rooney, ora allenatore del Birmingham, ha inoltre parlato apertamente delle sue difficoltà passate e dell'importanza di accettare aiuto, superando la paura di condividere i propri problemi.

«Quando avevo una ventina d'anni, l'alcool è stato una valvola di sfogo», ha confessato Wayne Rooney durante un'intervista su un Podcast della «BBC».

L'ex capitano della Nazionale inglese si è trovato giovanissimo a dover fare i conti con una vita da celebrità, ma soprattutto con la pressione costante per essere un calciatore di primo piano.

«Tornavo a casa e passavo alcuni giorni rinchiuso, non uscivo mai. Bevevo quasi fino a svenire», ha dichiarato l'ex "enfant prodige" del calcio inglese, recentemente nominato allenatore del Birmingham in seconda divisione.

Wayne Rooney era stato lanciato nel calcio professionistico a soli 16 anni dall'Everton. Un anno dopo aveva vestito per la prima volta la maglia della Nazionale dei tre leoni e a 18 anni si era trasferito nel grande Manchester United.

Con i Red Devils ha disputato 13 stagioni, diventando il miglior marcatore di tutti i tempi del club.

«Non volevo stare in mezzo agli altri perché a volte ci si sente in imbarazzo. A volte senti di aver deluso qualcuno e, alla fine, non sapevo come affrontare queste situazioni», ha confidato Rooney nel podcast lanciato da Rob Burrow, ex giocatore di rugby e ora affetto dalla malattia di Charcot.

«Quando non si accetta l'aiuto e i consigli dagli altri, si può finire molto in basso, ed è proprio quello che è successo a me per alcuni anni. Per fortuna oggi, non ho più paura di parlare dei miei problemi con le persone», ha spiegato l'ex attaccante di 38 anni.