Lucido e pungente Sacchi: «Ci hanno insegnato che fare i furbi è una bella cosa... »

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3.7.2023

Arrigo Sacchi al funerale di Silvio Berlusconi
Arrigo Sacchi al funerale di Silvio Berlusconi
KEYSTONE

Arrigo Sacchi racconta del difficile momento del calcio italiano e della società italiana. Il mago di Fusignano analizza e dà risposte ai mali che affliggono non solo il calcio, ma tutto un popolo.

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Di tanto in tanto qualcuno lo intervista, chiedendogli di calcio, e lui, il mago di Fusignano, si lancia in discorsi che abbracciano la società tutta.

Mediasetsport ha raggiunto Arrigo Sacchi, oggi 77enne allenatore in pensione, chiedendogli delle tre finali europee perse dalle squadre italiane, dell'uscita prematura della Nazionale italiana dall'Europeo Under 21, di Silvio Berlusconi e del loro Milan stellare, del calcio italiano, di Guardiola e degli allenatori di oggi.

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«Dobbiamo imparare a essere meno presuntuosi. Siamo arrivati in finale, bene, è già molto», ha detto Sacchi, pensando alle sconfitte di Inter, Roma e Fiorentina.

«Ma purtroppo siamo un popolo individualista, furbetto, e così con la nostra furbizia abbiamo rastrellato qualcosa come 2'780 miliardi di debito. Andiamo avanti, e anche il calcio prende molto della cultura e storia di un paese. E qui ci hanno insegnato che fare i furbi è una cosa bella, non è così».

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«Il calcio italiano non ha mai dato uno stile, siamo troppo fantasiosi per dare uno stile pensiamo, oppure siamo troppo tattici. Non avendo dato uno stile diventa anche difficile per la Nazionale perché prendi i ragazzi, li tieni tu 4-5-10 giorni e devono imparare che cosa? Non impara nessuno in 10 giorni», racconta ancora colui che ci mise tre anni prima di portare il Milan sul tetto d'Italia, d'Europa e del Mondo.

Il suo Milan: la squadra più forte del ventesimo secolo

«Il Milan del 1988 non era una squadra che costava moltissimo. Era una squadra che era una squadra, in un paese che non fa squadra. È questo il vero problema dell'Italia. È sempre uno per uno, ma se potenziassimo 1 per 60 milioni quanto saremmo?».

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«Con me lui è stato bravissimo, aveva capito che potevo aiutarlo e lui ha aiutato molto me», ha raccontato Sacchi parlando dello scomparso Belrusconi, suo presidente alla fine degli anni '80.

«Nessuno può avere una grande squadra se non hai un grande club alle spalle e lui aveva creato un grande club, e mi disse subito "dobbiamo diventare la più grande squadra del mondo". Io dissi: "Può essere frustrante anche limitativo» e mi disse "frustrante lo capisco, limitativo no"».

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«Siamo un popolo in un paese che fa fatica a rinnovarsi, non abbiamo il ritmo. Qui noi stiamo vivendo non un'evoluzione ma una vera e propria rivoluzione. Qui se perdi un anno hai perso la conoscenza, lo vogliamo capire o no? Noi siamo retro purtroppo», la severa analisi di Arrigo Sacchi, ex allenatore della Nazionale italiana, che perse la finale di Pasadena (USA '94) ai rigori - anche per l'indimenticato errore dal dischetto di Roberto Baggio.

Allenatori: ce ne sono di due tipi

Sacchi si complimenta con Guardiola per il triplete conquistato sulla panchina del City e poi ricorda che è la prima volta che ci sono 'solo' 5-6 strateghi sulle panchine. «Ma non è solo nel calcio che ci sono pochi strateghi e molti tattici. Il tattico è quello che aspetta l'errore, il momento per spararti, lo stratega è quello che ha un grande progetto e sa come arrivarci».