A Greg Ireland è stata affidata la guida dell'HC Lugano a gennaio del 2017. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per voi.
Due chiacchiere con Greg Ireland, un gentiluomo con la passione dell’hockey.
La scorsa stagione è finita in maniera splendida, nonostante sia mancata la classica ciliegina sulla torta. Quali sono le aspettative per questa stagione, -iniziata con alcuni problemi di continuità?
Credo bisogna essere prudenti con le aspettative, il focus deve rimanere sul processo di costruzione che abbiamo iniziato a suo tempo. Dobbiamo prenderci cura del modo in cui operiamo giornalmente e continuare a costruire le nostre fondamenta e la nostra identità.
Nel corso della scorsa stagione e in questo inizio, nei confronti dei giornalisti, degli spettatori e dei collaboratori del club lei ha mostrato molto rispetto e una gentilezza umana rara in questo ambiente...
Sono stato cresciuto così. Tratto le persone nel modo in cui vorrei essere trattato. Il rispetto e la gentilezza sono cose semplici, mentre l’arroganza e la bruttezza richiedono molto lavoro.
La difesa senza Furrer, secondo alcuni, è un reparto meno autorevole e meno sicuro, nonostante l’arrivo di Loeffel, Jecker e Chorney...
Furrer, Sanguinetti e Johnston hanno giocato molto, a tratti. Per esperienza so che i giocatori cambiano e le squadre si adattano, inoltre i nuovi crescono dentro il ruolo lasciato vacante dai predecessori. Non manchiamo certo d’esperienza con i vari Vauclair, Chiesa, Chorney e Ulmer. Wellinger è in crescita e poi è arrivato Loeffel, che sarà una pedina importante in questa stagione e lo sta dimostrando. Poi abbiamo i giovani come Riva, Jecker, Ronchetti e Sartori che stanno crescendo e migliorando. Ci vuole pazienza e sviluppo per arrivare dove si vuole.
Linus Klasen, purtroppo ancora alle prese con problemi fisici, è un indubbio artista dell’hockey, e come tale non sempre trova spazio in un gioco sempre più veloce e fisico. Per quali ragioni lei apprezza un giocatore con queste particolari caratteristiche?
La cosa importante è ora recuperare Linus al 100% e poi permettergli di trovare il suo gioco all’interno dei meccanismi della squadra. Sono curioso e eccitato di vedere cosa ci riserverà. Lui porta un elemento di cui noi abbiamo bisogno, che pochi giocatori hanno: la con la sua immensa tecnica e visione ha l’abilità di aprire una partita e di chiuderla.
Il Lugano soffre troppo in difesa. Concorda?
No. Noi siamo una squadra che gioca un hockey moderno, stile NHL. Un gioco che parte dal concetto che una buona difesa innesca una pungente offensiva. Vogliamo rimanere compatti nelle tre zone. Di base, meglio giochi in difesa meno tempo ci giochi.
Quali sono i ricordi migliori e peggiori di Greg Ireland coach?
È difficile da dire. In tanti anni ha avuto diversi alti e bassi. Ho imparato però da entrambe le condizioni e a volte, credo che i momenti difficili ti possano insegnare di più di altri. Essenzialmente è un processo di crescita mentale.
Se Greg Ireland dovesse essere spedito su di un isola deserta e potesse portare solo tre cose, cosa porterebbe?
Il mio IPOD - e gli speaker -, un buon libro e la mia famiglia.
Maxim Lapierre mi ha raccontato di essersi divertito molto l’anno scorso, specialmente durante i playoff. Come si crea questo divertimento?
Si inizia con con il lavoro duro e onesto, con un giorno di onesto lavoro in ufficio. Quando ti metti a letto la sera e pensi alla giornata, non puoi mentire a te stesso: se sai di aver fatto del tuo meglio, allora puoi essere contento. Non bisogna però dimenticare che la sconfitta non è mai definitiva, c’è sempre una possibilità per combattere e difendere il nostro onore. Cerchiamo così di lavorare giorno dopo giorno e dare del nostro meglio. Rilassarsi, essere rispettosi e gioire di ciò che si ha deve essere parte della nostra pratica quotidiana.
Qual’è la virtù maggiore di Greg Ireland? E la sua massima debolezza?
Semplice. La mi intensità… è la mia forza e la mia debolezza allo stesso tempo.