Il Tribunale arbitrale dello sport ha respinto il ricorso dell'atleta Caster Semenya: l'atleta sudafricana dovrà sottoporsi a delle cure ormonali, seguendo le nuove direttive della Federazione Internazionale di Atletica.
Non c'è pace per l'atleta sudafricana Caster Semenya. Alla vincitrice delle medaglie d'oro sugli 800 metri alle Olimpiadi di Londra 2012 e ai campionati del mondo di atletica del 2017, il Tribunale Arbitrale dello Sport ha richiesto di assumere farmaci che abbassino il livello di testosterone.
Il Tas ha infatti convalidato le nuove regole della Federazione Internazionale di Atletica Leggera, che richiede agli atleti con iperandrogenismo, respingendo il ricorso della 28enne atleta africana che non vorrebbe sottoporsi a delle cure.
L'atleta sudafricana sta combattendo da quasi un decennio, dapprima con dei test che miravano a provare la sua femminilità biologica, e ora, dopo essere tornata alle competizioni, con delle nuove regole imposte dalla Federazione Internazionale di Atletica. Regole che però, come ha dichiarato il portavoce del Tribunale Arbitrale dello Sport con sede a Losanna, pongono preoccupazioni sulla messa in pratica delle stesse.
La Semenya, sposata da anni con la compagna storica Violet Raseboya, non ha certo deciso di accettare la decisione del TAS senza battere ciglio.
"La Iaaf mi ha sempre preso di mira, - ha commentato l'atleta sudafricana in seguito alla decisione del TAS che ha respinto il ricorso della stessa Semenya - da dieci anni la federazione cerca di rallentarmi; queste lotte mi hanno solamente resa più forte. Non mi fermerò certo qui."
La Semenya, diventata nel frattempo la maggiore portavoce di persone colpite da iperandrogenismo, ai microfoni della BBC ha infatti commentato di voler continuare a ispirare giovani donne e atleti, in Africa e nel resto del pianeta.