Afghanistan Il caos allo scalo di Kabul provoca diversi morti, martedì il G7

SDA

22.8.2021 - 21:51

La situazione esplosiva in Afghanistan dopo il ritorno al potere dei talebani ha fatto rompere gli indugi all'Occidente: martedì i leader del G7 si riuniranno per fare il punto della crisi. Caos e morti all'aeroporto di Kabul.

In questa immagine fornita dal Corpo dei Marines degli Stati Uniti, le forze della coalizione britannica e turca, insieme ai marines, assistono un bimbo durante un'evacuazione all'aeroporto internazionale di Hamid Karzai a Kabul, in Afghanistan, venerdì 20 agosto 2021.
In questa immagine fornita dal Corpo dei Marines degli Stati Uniti, le forze della coalizione britannica e turca, insieme ai marines, assistono un bimbo durante un'evacuazione all'aeroporto internazionale di Hamid Karzai a Kabul, in Afghanistan, venerdì 20 agosto 2021.
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22.8.2021 - 21:51

L' epicentro della crisi è all'aeroporto di Kabul, dove in una settimana sono morti venti afghani, schiacciati tra le migliaia di persone ammassate ogni giorno fuori dallo scalo per tentare di fuggire.

Un caos di cui sono responsabili gli statunitensi, sostengono gli studenti coranici, pronti nel frattempo a chiudere i conti con gli ultimi ribelli del Panjshir.

Si lavora per coinvolgere Cina, Russia e India

Il summit straordinario dei 7 Grandi è convocato per il 24 agosto da Boris Johnson, che detiene la presidenza annuale del formato. «È fondamentale – ha sottolineato il premier britannico – che la comunità internazionale collabori per garantire evacuazioni sicure, prevenire una crisi umanitaria e sostenere il popolo afghano per preservare i risultati degli ultimi 20 anni».

Una chiamata a fare fronte comune e a non abbandonare l'Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato. Si è al lavoro pure un G20 straordinario, per coinvolgere Russia, Cina e India, attori «cruciali» nella partita afghana.

«Impossibile sfollarli tutti entro fine mese»

La posizione più scomoda al G7 di martedì  sarà quella di Biden, che per accelerare lo sfollamento ha mobilitato anche le compagnie civili. Mentre tra i partner cresce la pressione perché Washington prolunghi il suo impegno finché necessario.

«Sfollare 60.000 persone entro fine mese è matematicamente impossibile», ha detto il capo della politica estera dell'Unione europea Joseph Borrell. Anche altre cancellerie, come Parigi e Londra, premono sugli americani perché agevolino il più possibile la fuga dei civili in pericolo.

Al giorno in 20.000 cercano di entrare all'aeroporto

Sul terreno rimane incandescente la situazione all'aeroporto di Kabul. Nell'ultima settimana, da quanto i talebani hanno preso la capitale, venti afghani sono morti nella calca fuori dai cancelli. Sono ormai 20.000 i civili che ogni giorno tentano di accaparrarsi un posto su un aereo destinato alle evacuazioni degli stranieri e dei loro collaboratori.

Un gruppo di occidentali ha raccontato di persone aggrappate ai loro autobus mentre entravano in aeroporto. «Una disgrazia», ha sottolineato un funzionario della Nato, puntualizzando che quanto accade fuori dalle piste è responsabilità dei talebani.

Immediata la replica: «L'America, con tutta la sua potenza e le sue strutture, non è riuscita a portare l'ordine all'aeroporto. C'è pace e calma in tutto il Paese, ma c'è caos solo all'aeroporto», ha affermato un esponente degli studenti coranici, mentre un altro alto funzionario si è detto «dispiaciuto che le persone si precipitino all'aeroporto». Il suo movimento ha promesso «un'amnistia generale», quindi «questa paura è infondata».

Si combatte nella valle del Panjshir

Sul fronte della resistenza Ahmad Massud ha tenuto aperta la porta ad un esecutivo «inclusivo con i talebani», purché rifiutino «l'estremismo».

Ma gli studenti coranici hanno deciso di inviare centinaia di combattenti nella valle del Panjshir, la roccaforte del figlio del Leone, sostenendo che i capi locali si sono «rifiutati di consegnare pacificamente» la provincia.

Mentre le forze ostili ai fondamentalisti si stanno preparando a un «conflitto prolungato», ha spiegato un portavoce.

I resistenti sarebbero meno di 10.000

Finora migliaia di afghani si sono uniti alla resistenza per combattere o per trovare un rifugio sicuro.

Gli uomini armati sono novemila e si sono ripresi alcuni distretti del nord. «I talebani non possono essere ovunque contemporaneamente. Le loro risorse sono limitate. E non hanno il sostegno della maggioranza della popolazione», è il mantra dei nuovi ribelli.

Che tengono viva la speranza di chi non vuole la rinascita di un emirato islamico.

SDA