URC 2022 Per la ricostruzione di Kiev servono 750 miliardi di dollari

SDA

4.7.2022 - 21:58

La ricostruzione dell'Ucraina passa da Lugano, che ospita la Ukraine Recovery Conference con l'obiettivo di stilare le regole per ciò che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha definito, nel corso del suo intervento, "un compito colossale".
La ricostruzione dell'Ucraina passa da Lugano, che ospita la Ukraine Recovery Conference con l'obiettivo di stilare le regole per ciò che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha definito, nel corso del suo intervento, "un compito colossale".
Keystone

La ricostruzione dell'Ucraina passa da Lugano, che ospita la Ukraine Recovery Conference con l'obiettivo di stilare le regole per ciò che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha definito, nel corso del suo intervento, «un compito colossale».

4.7.2022 - 21:58

I soldi servono e ne servono tanti: già 750 miliardi di dollari ha detto il premier ucraino Denys Shmyhal. Ma ancor di più è necessario coniugare «gli investimenti alle riforme».

Volodymyr Zelensky, come al solito, ha suonato la carica: ricostruire l'Ucraina deve essere «la missione del mondo democratico». Bene. Lugano è chiamata a stilare una roadmap credibile.

«La conferenza – spiegano gli organizzatori – affronterà le attuali proposte per la ricostruzione dell'Ucraina e il contributo che può essere dato dai partner internazionali: l'agenda comprende in particolare le priorità, i metodi e i principi della ricostruzione e benché non sia una conferenza di donatori mira a sottolineare l'ampio sostegno dei partner internazionali al processo di ricostruzione in Ucraina».

«La dichiarazione di Lugano»

L'evento, a cui prendono parte delegazioni provenienti da circa 40 paesi e 20 organizzazioni internazionali, si concluderà domani con «la dichiarazione di Lugano». «Si tratta di un passaggio cruciale», ha sottolineato von der Leyen. Perché la sfida ormai si gioca sul lungo periodo e l'Europa, in Ucraina, si gioca un pezzo importante del suo futuro.

La presidente della Commissione UE l'ha sintetizzata così: «L'obiettivo del Cremlino è minare l'esistenza stessa dell'Ucraina come Stato e noi dobbiamo assicurarci che non solo vinca la guerra ma anche la pace».

Zelensky, collegato in videoconferenza, ha ribadito che quella in corso non è una guerra localizzata nel tempo e nello spazio, ma «una sfida al sistema europeo». «Putin – ha ammonito il presidente ucraino – vuole provare che l'Europa è debole e che non può difendere i propri valori».

Un Paese «più verde, più resiliente»

Modi diversi per arrivare allo stesso punto. L'Ucraina al termine del viaggio deve diventare un Paese moderno, ben amministrato, bonificato dalla corruzione endemica e dallo strapotere degli oligarchi, governato dallo stato di diritto. Solo così il Cremlino avrà perso davvero e l'Ue potrà dire di aver guadagnato punti geostrategici dall'ingresso di Kiev nel club.

Shmyhal ha illustrato alcuni passaggi chiave del piano messo a punto dal governo per portare a termine la missione – compresa la creazione di una mappa digitale aggiornata in tempo reale di tutte le infrastrutture danneggiate dai russi nel corso dell'invasione.

E ha rilanciato l'idea che a pagare il grosso della ricostruzione sia proprio Mosca, grazie al sequestro degli asset congelati in Occidente. Ma non basteranno, neppure nella più rosea delle prospettive. Kiev dovrà dunque essere in grado di attirare capitali e il governo intende presentare progetti d'investimento concreti, per arrivare alla fine a un Paese «più verde, più resiliente, a misura dei sogni delle nuove generazioni».

«Sono convinto che anche l'Europa uscirà da questa crisi più forte e più sicura»

Ecco, sembra incredibile parlarne ora che le bombe cadono ancora ma l'Ucraina del futuro viene già presentata come «un'opportunità» per l'Europa (e le sue imprese) e il prossimo settembre, a Praga, ci sarà una nuova conferenza per la ricostruzione.

«Sono convinto che anche l'Europa uscirà da questa crisi più forte e più sicura», ha detto Petr Fiala, il primo ministro della Repubblica Ceca (neopresidente del semestre di presidenza europea).

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