RespiratoriCOVID-19: un produttore svizzero di ventilatori sommerso di richieste
Gil Bieler
15.4.2020
Nella lotta contro il coronavirus, i ventilatori polmonari sono una merce ricercata. Un’azienda svizzera gioca un ruolo di primo piano in questo settore: Hamilton Medical AG sta letteralmente crollando sotto le richieste.
Nei casi più gravi, il coronavirus si attacca ai polmoni e diventa allora necessaria un’assistenza respiratoria. Gli ospedali svizzeri sono tuttavia ben equipaggiati in questo ambito: secondo le autorità, non c’è minaccia di penuria.
Hamilton Medical AG, un’azienda con sede nella valle del Reno, nel canton Grigioni, si occupa di qualcosa di molto particolare. La Confederazione ha ordinato 900 ventilatori polmonari al gruppo produttore di tecnologie mediche, di cui più di 300 macchine sono state già consegnate, spiega Jens Hallek, CEO di Hamilton, intervistato da «Bluewin». «Il resto seguirà nelle prossime settimane.»
La Confederazione coordina la distribuzione agli ospedali; una parte degli apparecchi già consegnati è stata portata direttamente in elicottero nel Canton Ticino, particolarmente colpito dal coronavirus.
In fatto di respiratori, «le capacità produttive sono lontane dall’essere esaurite», ha dichiarato Daniel Koch dell’Ufficio federale della salute pubblica (UFSP) ai media una decina di giorni fa, quando quasi 300 pazienti erano dipendenti da queste macchine. Inoltre, secondo le sue informazioni, restano ancora dei posti liberi.
Picco forse raggiunto, ma i ventilatori rimangono importanti
Anche se il picco dell'epidemia sembra essere stato raggiunto, i reparti di cure intense dei vari ospedali dove vengono usati i respiratori rimangono sotto pressione. Infatti un malato può dover usufruire di questi apparecchi per diversi giorni consecutivamente, anche per più di due settimane.
In Ticino, cantone assieme a Ginevra tra i più colpiti di tutta la Svizzera, per esempio, il numero di persone intubate è molto importante e non diminuisce in maniera veloce. Da lunedì ad oggi, infatti, i pazienti che necessitano di assistenza respiratoria sono passati da 56 a 50. In tempi «normali» in Ticino c'è una sola decina di postazioni con questo tipo di apparecchiature.
Capacità notevolmente aumentate
Hamilton Medical AG è il primo produttore svizzero di ventilatori – «e uno dei tre più grandi del mondo», precisa Jens Hallek. In risposta alla pandemia, il gruppo ha considerevolmente aumentato le sue capacità produttive dall’inizio dell’anno, quando il coronavirus si è rapidamente propagato in Cina. Tuttavia, le richieste hanno superato «di molto» le possibilità di consegna.
La produzione a Domat/Ems prosegue anche durante i fine settimana. Inoltre, come indica Jens Hallek, nuovi impiegati sono stati assunti e collocati alla produzione, mentre alcuni collaboratori sono stati riconvertiti all’interno. In totale, 85 persone sono oggi incaricate della produzione di respiratori.
Diverse centinaia di ventilatori polmonari sarebbero già stati consegnati nei paesi più colpiti. La Confederazione ha ordinato degli apparecchi T1 Military ad Hamilton Medical AG. Ad oggi, si tratta del modello più frequentemente prodotto, spiega Jens Hallek.
«L’HAMILTON-T1 ha il vantaggio di essere un piccolo ventilatore polmonare molto flessibile che può essere utilizzato bene sia nelle ambulanze che nelle terapie intensive», spiega l'esperto riguardo le caratteristiche di questo modello.
Inoltre, prosegue, questo ventilatore che gode di un’alimentazione ad aria compressa autonoma, grazie alla sua turbina, e vanta una lunga autonomia, può essere utilizzato da tutti i tipi di pazienti e per diverse forme di terapia.
Hamilton Medical AG non è più in grado di pronunciarsi sulle capacità produttive «considerato che la situazione è estremamente in evoluzione e imprevedibile». Tuttavia, l’obiettivo dichiarato è di raddoppiare la produzione da qui a fine aprile rispetto all’anno scorso.
Coronavirus: i luoghi più famosi del mondo sono deserti
Coronavirus: i più famosi luoghi del turismo sono deserti
Il coronavirus ha invaso il mondo intero: la gente è chiusa in casa, in alcuni luoghi è decretato il coprifuoco. Risultato: tutto è vuoto, come nel caso del famoso Ponte Carlo a Praga, sul quale un passante cammina tutto solo.
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Vicino al famoso incrocio di Times Square a New York, un solitario rivenditore di snack mostra che il coronavirus si è impossessato anche degli Stati Uniti. Laddove normalmente i turisti si accalcano gli uni sugli altri e le auto creano ingorghi, si osserva un vuoto desolante.
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Anche la famosa Reeperbahn ad Amburgo, conosciuta per i suoi luoghi di divertimento, è deserta. La città ha proibito tutti gli assembramenti e gli eventi pubblici, mentre i club e i bar hanno chiuso.
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Abitualmente, i turisti fanno la coda per vedere il Colosseo. Ma anche a Roma, la gente non può uscire da casa.
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Anche a Berna, le vie sono ormai vuote e deserte.
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Normalmente, per poter gettare una monetina nella fontana di Trevi a Roma, occorre incunearsi tra la gente. Oggi, non incontriamo anima viva in questo luogo turistico.
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Anche se in Baviera non c’è ancora il coprifuoco ufficiale, la Marienplatz di Monaco non è mai apparsa così vuota.
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Sulla Rambla, famoso viale di Barcellona, i turisti si accalcano per tutto l’anno. Ora invece i piccioni possono ormai godersi da soli la totalità di quest’arteria commerciale.
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Non restano più ciclisti in questa via a Vienna. Anche in Austria, sono entrate in vigore restrizioni massicce della vita pubblica.
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Ulica Piotrkowska, a Łódź (Polonia), è una delle più lunghe vie commerciali d’Europa. Ma qui, non c'è più nessuno che pensi allo shopping.
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Anche in Francia, le persone restano a casa, come si vede in questa via sovrastata dalla grande cattedrale di Notre-Dame, a Parigi.
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