Digitale & LifestylePiù alto lo stipendio, maggiore il consumo d’alcol
CoverMedia
11.5.2018 - 16:11
Secondo una nuova ricerca, 4 professionisti su 5 bevono alcolici durante la settimana lavorativa.
Per i motivi più ovvi, guadagnare bene è il sogno di tutti noi, ma secondo gli specialisti nel campo delle dipendenze da alcol, uno stipendio elevato può avere anche i suoi contro.
Pare infatti che, secondo i risultati di uno studio condotto su un campione generale della popolazione della Gran Bretagna, il consumo d’alcol incrementi con l’aumentare del salario: i professionisti che guadagnano tra i 34mila 45mila euro all’anno sono stati classificati come «bevitori abituali», e il 78.9% di coloro che guadagnano più di 26mila ammette di aver consumato bevande alcoliche durante il corso della settimana. Solo il 46.5% delle persone con un reddito inferiore agli 11mila euro avevano consumato alcolici negli ultimi 7 giorni dall’intervista.
«Spesso vediamo come l’elevato consumo d’alcol da parte dei professionisti sia un tentativo di “auto-medicarsi” per curare lo stress del lavoro», ha spiegato lo specialista Steve Clarke al Mail Online. «I professionisti bevono regolarmente abbondanti bicchieri di vino – che contengono 3 unità di alcol o più in uno – senza nemmeno battere ciglio. E poi se ne versano un altro. I bevitori che appartengono al ceto medio, con molta probabilità non prestano attenzione agli avvertimenti da parte delle autorità governative relative al consumo di alcolici, perché tendono generalmente a non credere di bere eccessivamente, e in più, possono sostenere la spesa dal punto di vista economico».
Secondo i risultati, il consumo d’alcol è strettamente legato anche all’età. Il 35% degli individui dai 55 ai 64 anni consumano più di 14 unità alla settimana (la quantità-limite raccomandata), mentre le persone dai 16 ai 24 anni hanno più probabilità di non bere alcolici o di essere astemie.
«Non siamo ancora preparati a far fronte al problema dell’elevato consumo di alcol tra le persone di una certa età», ha ammesso il dottor Tony Rao, specialista del Royal College of Psychiatrists. «Questo problema continuerà a sfuggirci di mano fin quando non concentriamo l’attenzione sull’accessibilità e sulla disponibilità dell’alcol».
Al momento, in Italia i consumatori giornalieri di bevande alcoliche costituiscono il 21,4% della popolazione dagli 11 anni in su; il 43% consuma alcol occasionalmente, mentre quasi il 30% beve alcolici fuori dai pasti.
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