A 41 anni l'attaccante svedese più performante di sempre ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Dal tappeto rosso di San Siro, Ibra è riuscito a stupire ancora una volta, in maniera diversa.
Il Milan batte il Verona per 3-1 a San Siro. La curva srotola un cartellone: «Società, vogliamo il salto di qualità. Un altro anno è passato, è ora di mercato». Così che il rinnovo di Leão è un ammazza caffè dopo bocconi difficili da digerire ed emozioni invece a cui brindare. Ma è la serata di Zlatan.
Ibrahimovic, una stella, che merita una passerella hollywoodiana, pensano tutti. Perché è l'ultima sera con la maglia del Milan, perché è stato più di un giocatore. Ma nessuno si aspetta quel che sarebbe andato a dire, da lì a poco. Il tappeto rosso che si srotola sino al centro del campo, i fari dello stadio che si spengono e i led dei cellulari che si accendono per immortalare lui.
Ibra, che all'inizio della partita era stato accolto da un «GodBye», dal sapore dell'arrivederci a un dio del calcio. La commozione alla coreografia della Sud, a inizio gara, si trasforma in lacrime quando lui dice: «La prima volta che sono venuto al Milan, mi avete dato la felicità. La seconda volta mi avete dato l'amore. Voglio ringraziare la mia famiglia, i giocatori, il mister e voi tifosi», dice Ibramimovic, con le lacrime agli occhi.
«Quando mi sono svegliato, pioveva. E ho detto "pure Dio è triste". Anche la mia famiglia non sapeva». Queste le parole di Zlatan Ibrahimovic in sala stampa del Meazza. «Una giornata molto speciale, questa, per me. Questa cosa l'ho tenuta dentro di me: lascerò il calcio, ma quando parlavo con la società dicevo "facciamo un'ultima partita", ma in realtà neanche loro sapevano la mia decisione sul futuro».
Ibra prosegue: «Da domani sono un uomo libero da questo mondo: è stata una carriera lunga, sono orgoglioso e felice. Oggi è l'ultima giornata come professionista e voglio ringraziare il Milan, ma anche le mie precedenti squadre. Chi è stato importante per me, nella mia carriera, lo sa. Ora arriva il prossimo capitolo della mia vita. Sono un po' triste, è ovvio, ma lo accetto».
Pillole di Ibra
Dopo i discorsi seri, da uomo, Ibra torna a calarsi nel suo personaggio.
«Ora voglio godermi l'estate per capire cosa fare. Essere allenatore o direttore sei più limitato: non posso andare al campo in Ferrari a fare l'allenatore. Ma forse Ibra può, può cambiare le regole», dice Zlatan di sé, scherzando su quel che potrà essere il suo futuro.
Lo svedese parla anche di Mino Raiola, senza il quale ha dovuto prendere la decisione più difficile: «Quella di Mino è stata una tragedia. Se ci fosse stato lui, mi avrebbe detto di continuare per avere la commissione», ci ride su Ibra. «Scusa Mino», dice poi guardando verso l'alto. «Però è vero».
«Cosa temo di perdere? Ogni giorno abbiamo lo stesso programma come giocatori. Ora non avrò un programma da seguire. Mi mancherà lo spogliatoio, lì condividevo tutto, ora dovrò farlo con mia moglie. Ma sono pronto e accetto», ha concluso il 41enne nato a Malmoe.
Pioli: «Il più grande che ho allenato»
Stefano Pioli commenta con dispiacere l'addio al calcio di Ibrahimovic: «Ho allenato un campione, il più grande che ho allenato, sono molto triste. Capisco che non è stato facile, spiace tanto e sicuramente Zlatan è stato punto di riferimento per me e per la squadra».
«Sapevo di confrontarmi con una persona di alto livello che dice sempre quello che pensa, a volte ho parlato poco e ascoltato tanto, a volte abbiamo anche discusso - ha proseguito l'allenatore del Milan - ma Zlatan ha grande personalità, ci sono state situazioni importanti, ma è stato tutto molto bello. Sul campo eravamo molto commossi. Tempo fa non si vedeva allenatore, ma quel che deciderà di fare lo farà bene, perché ha troppe qualità».
Numeri straordinari
511 reti in carriera, 62 reti con la maglia della Svezia - nessuno come lui. Il 41enne ha vinto il massimo campionato in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Olanda, è stato insignito di numerosi premi individuali ed è l'unico giocatore nella storia del calcio ad aver segnato in Champions League con sei maglie diverse - un record che non si prevede possa essere superato nel prossimo futuro: Ajax, Juventus, Milan, Inter, Barcellona e PSG.
Ibra, non solo numeri
I numeri, lì da vedere e snocciolare, parlano di uno degli attaccanti più forti e micidiali della storia del calcio. Il personaggio Ibra è però andato ben oltre il calcio, brandizzando sé stesso al punto tale che molti storcevano il naso quando non aveva il pallone tra i piedi. Ma l'Ibra attore, come il calciatore, ha saputo cavalcare l'onda, polarizzando l'attenzione ovunque andasse. Forse l'unico calciatore, dopo il leggendario Pelé, a essere riuscito a conquistare davvero il pubblico statunitense.
Detto ciò, rimangono le immagini di uno spilungone di 195 cm, capace di trattare la palla con la delicatezza dei grandi numeri 10, mettendo in scena acrobazie che trascendono la sua mole, e forse anche la fisica. Grazie Ibra!