«Vivere con il virus»«Per me, le opportunità sprecate sono peggiori della mancanza di guadagno»
Anna Kappeler
24.4.2020
Il coronavirus impone a tutti una diversa quotidianità. Ma come adattarsi a questa nuova vita? «Bluewin» vi propone una serie di articoli nei quali, per una settimana, darà la parola, ogni giorno, ad un personaggio diverso. Oggi, incontriamo la designer Andrea Anner.
«Sono stata colpita molto presto dal coronavirus. Sono una designer indipendente e ho uno studio in proprio con il mio compagno. Alla metà di marzo eravamo invitati a un salone di design nelle città cinesi di Shanghai e Shenzhen. Ma a gennaio l'evento è stato rinviato a giugno, ed è poi è stato annullato.
In Cina avremmo presentato una lampada: sarebbe stata una grossa opportunità per noi. Ovviamente, ciò non ci impedisce di lanciare ugualmente sul mercato il prodotto, ma non potremo beneficiare dei numerosi visitatori che sarebbero stati interessati durante il salone in Cina. È una seccatura.
Avremmo avuto ugualmente due grandi esposizioni alla Milan Design Week, ma anche questa è stata rinviata da aprile a giugno. E ormai è stata annullata.
Un altro esempio? La stessa cosa per WantedDesign, un salone del design a New York al quale eravamo invitati a maggio. Anche quello è stato annullato. È davvero un peccato, sarebbe stata una grande opportunità. Sta di fatto che poi la rete svizzera swissnex ci ha chiesto se potevamo lavorare da casa ad un progetto accessibile virtualmente. Ci stiamo lavorando in questo periodo.
Non c’è gas per cucinare, né connessione internet, e l'acqua è solo nella vasca da bagno
In tempi normali, ci muoviamo costantemente per il mondo. Ora, siamo sempre a casa. Di recente ci siamo trasferiti nel cuore di Marsiglia. Il progetto: con il mio compagno, ristrutturiamo da soli fin dove riusciamo ed affidiamo il resto a degli operai. Un progetto solido. Ma nel frattempo è arrivato il coronavirus. Risultato? I manovali non possono più venire. E i negozi di bricolage sono chiusi.
A proposito di Andrea Anner
zVg
Andrea Anner è una designer. Questa zurighese di 35 anni vive da due anni a Marsiglia con il suo compagno e il figlio. La coppia ha fondato lo studio di design AATB, una piattaforma dedicata alla robotica nelle applicazioni creative.
Per questo, in cucina, non abbiamo gas per cucinare, abbiamo solo due piccole placche elettriche. Similmente, il cavo per Internet non è ancora presente. E abbiamo acqua corrente solo in bagno, nella vasca.
Ma questo non è un dramma, siamo abituati. Anche con il nostro bambino di nove mesi, ce la caviamo molto bene così. Fortunatamente, lui non comprende ancora che ci troviamo in una situazione eccezionale. Avrebbe dovuto andare all’asilo per la prima volta durante la settimana in cui è stato introdotto l'isolamento. Per il momento, va bene. Se il bambino sente la mancanza di interazioni sociali? Non penso.
A me, invece, mancano i miei amici. E quanto! Detto questo, organizziamo regolarmente dei «tele-aperitivi» con loro, ovvero mangiamo e beviamo insieme online. Ma non è assolutamente la stessa cosa che dal vivo. Telefono tutti i giorni ai miei genitori.
Nessuno può uscire, salvo in caso di «assoluta necessità»
Abbiamo il tempo per farlo in questo momento. Perché, contrariamente alla Svizzera, la Francia ha decretato un isolamento totale. E questo, dal 17 marzo. Non siamo autorizzati a uscire da casa se non in caso di «assoluta necessità». Ciò comprende le attività professionali che non possono essere organizzate sotto forma di telelavoro, le visite mediche, la spesa o un’ora di sport al giorno. Per per queste ultime due bisogna essere soli, e non si può correre a più di un chilometro dal proprio domicilio.
Se esco da casa, non lo faccio mai senza un’autocertificazione richiesta dal governo che contiene i miei dati. Il non rispetto delle regole è punito con un’ammenda di 135 euro [circa 142 franchi] e in caso di recidiva, l’ammenda è portata a 200 euro [circa 210 franchi].
Comunque, trovo queste misure ragionevoli. Visto da qui, sono sorpresa che in Svizzera siano ancora in vigore misure così blande.
Non possiamo più lavorare 24 ore su 24
Sul fronte economico, l’emergenza coronavirus ci colpisce direttamente. Ma per me, tutte le opportunità sprecate sono peggio della mancanza di guadagno attuale. Avremmo potuto farci conoscere meglio durante le esposizioni e stringere contatti preziosi.
Ovviamente, c’è ancora una possibilità che alcune esposizioni vengano recuperate. Ma se tutti questi eventi dovessero aver luogo in autunno a brevi intervalli tra loro, avremmo lo stesso un problema. Non avremo infatti abbastanza tempo per realizzare tutti i progetti. Non possiamo lavorare più di 24 ore su 24.
Fortunatamente, abbiamo ancora alcuni ordini dalla Svizzera, cosa che ci mantiene a galla. Parallelamente, il mio compagno programma dei siti web e oggi ci sono più richieste di prima della crisi.
Svolgiamo entrambi anche dei lavoretti come insegnanti in diverse scuole d’arte. La settimana scorsa, ho fatto sette ore di corso alla Schule für Innenarchitektur in videoconferenza su Zoom Graphics. Era strano: sono potuta restare seduta a casa sul mio divano per tutto questo tempo. Il che è stato un bene, poiché non mi sono dovuta spostare. Ma ovviamente, il mio compagno non ha potuto lavorare nel frattempo, visto che doveva occuparsi del bambino. Non possiamo fare due lavori contemporaneamente.
A lungo andare, le cose potrebbero diventare più difficili. Se l’economia mondiale dovesse sprofondare o abbattersi fortemente, i primi tagli toccheranno le spese nel settore della creazione. Ovviamente, ciò ci colpirà molto. L’anno prossimo potrebbero essere annullati numerosi progetti...»
La Serie «Vivere con il virus»
Come vive la Svizzera in tempo di coronavirus? Per una settimana, «Bluewin» dà ogni giorno la parola ad una persona diversa, in una serie di articoli dedicati alla loro nuova vita quotidiana. Queste persone svolgono professioni completamente diverse, per fornire una vasta panoramica su vite differenti.
Così il Coronavirus influisce sulla vita di tutti i giorni
Così il virus influisce sulla vita di tutti i giorni
Nella metropoli di Shenzhen, nel Sud della Cina, nessuno esce più senza mascherina protettiva...
Immagine: Keystone
... il che, ovviamente, vale anche per i doganieri alla frontiera con Hong Kong. La causa: il coronavirus.
Immagine: Keystone
Un migliaio di chilometri separano Shenzhen, città natale di Crystal situata nel Sud, da Wuhan, centro nel quale è apparso per la prima volta il virus.
Immagine: Google Maps
Per ora, come spiega a «Bluewin» una giovane cittadina cinese, le autorità hanno diramato soltanto delle raccomandazioni per la popolazione di Shenzhen. Tra queste, la necessità di restare il più possibile a casa. È per questo che si vede sempre meno gente nelle strade.
Immagine: Keystone
La 31enne è in ogni caso convinta del fatto che le autorità saranno in grado di gestire l'epidemia. In questa foto, una ricercatrice lavora su un principio attivo a Tianjin.
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